DI ANNA FALCONE
Chiunque abbia studiato scienze sociali sa che economia, statistica ecc. non sono scienze esatte, né neutre, men che meno “neutrali”. In particolare il modo in cui i dati sono raccolti, trattati, tradotti in cifre a supporto di diverse teorie economiche può essere diverso e orientabile a monte. Chi studia lo sa. Per questo la citazione di cifre e numeri a supporto di una tesi economica dovrebbe sempre essere aperta alla critica e alla valutazione alternativa dei dati proposti, o di altri elementi non analizzati o presi in considerazione. Chi si trincera dietro titoli accademici per imporre le proprie teorie, sottraendosi a ogni argomentazione o diversa valutazione critica, dimostra di non aver compreso a monte il senso e il fine di ogni attività di ricerca. Peggio, di essere al servizio di una strategia ormai nota del neoliberismo che presenta come immodificabili e ineluttabili soluzioni che altrimenti nessun governo responsabile prenderebbe in considerazione. Chi cerca soluzioni concrete alla crisi economica e sociale, di fronte all’evidente fallimento delle politiche di austerity, dovrebbe favorire, invece che impedire, il necessario confronto fra diversi saperi e competenze. Che non sono monopolio di nessuno. Questo atteggiamento arrogante è un danno per tutti. Non riconosco alcuna autorevolezza a chi usa in tal modo le sue conoscenze. Questa arroganza è sempre più frequente e dimostra tutta la fragilità di certi accademici. Poi non lamentiamoci della delegittimazione del ruolo degli intellettuali nel nostro Paese. Peccato, perché di donne e uomini liberi e sinceramente impegnati nell’analisi e nello studio di soluzioni percorribili e innovative per i mali della nostra società c’è un disperato bisogno. #ogniriferimentononècasuale