DI GIULIETTO CHIESA
Se c’è un aspetto che dimostra ampiamente come il governo giallo-verde non è il “governo del cambiamento” (almeno su alcune questioni di assoluta importanza primaria), questo è nella gestione del cosiddetto “passaggio alla tecnologie di seconda generazione del digitale terrestre”.
Lasciamo da parte i termini astrusi: si tratta di decisioni strategiche di enorme valenza economica, politica, democratica, costituzionale.
Non c’è la minima traccia di un ripensamento su questo punto. Ma almeno dovrebbe sorgere un’altra domanda: quale vantaggio ne ricava lo Stato, cioè la collettività? Nei due sensi possibili: quello di vantaggio economico e quello di interesse pubblico, democratico, affinché questi canali, una volta “concessi”, producano cose utili per l’istruzione, la cultura, la formazione, l’informazione collettiva dei cittadini, il loro senso civico e morale.
Vi risulta che di queste cose si stia discutendo? A me no. L’opinione pubblica non ne sa nulla. A quanto pare nemmeno i legislatori ne sanno nulla. O, forse, ne sanno qualcosa, ma preferiscono non parlarne. Ma lasciamo stare, per il momento, e fermiamoci sul vantaggio economico dello Stato. Quanto pagheranno (anzi hanno già pagato) i concessionari per ricevere queste “concessioni”?
Dalle cose fin qui dette si capisce subito che il prezzo di partenza sarà tranquillizzante, cioè basso. Si tratta di “garantire la continuità del servizio”; di valorizzare le esperienze maturate”; “tenere conto dei contenuti diffusi”. Tutto detto nella neo-lingua, “molto responsabile”, per “difendere l’occupazione. In sostanza queste fughe di notizie servino per far capire che chi già occupa le frequenze se le potrà tenere.
Sul terzo aspetto, quello dei “contenuti diffusi “chi oserà dire che fanno schifo, in gran parte? E che, giudicando la qualità dei contenuti diffusi, quei 20 multiplex dovrebbero essere tutti negati agli attuali concessionari, Rai inclusa? invece tutti “zitti e mosca”, come si diceva una volta. Il governo teme una ulteriore alzata di scudi. E non si accorge che è già il bersaglio unanime di tutto il mainstream, per cui, in realtà, non avrebbe nulla da perdere. Così, invece di attaccare, usando le leggi, nicchia e tace.
Così si continuerà come prima, con questa pattumiera di indecenze, di falsità e di manipolazioni. Per quanto riguarda le offerte sarà sufficiente un certo numero di telefonate tra gli attuali occupati di quello che una volta si chiamava “etere”, pubblici e privati (tutti appassionatamente avvinghiati tra loro a scapito dell’interesse pubblico). Per i piccoli non ci saranno nemmeno le briciole.
È già chiaro che le regole le fisserà quel campione di trasparenza che si chiama Agcom (l’autorità, si fa per dire, di garanzia, ultra-lottizzata tra i partiti e i giganti televisivi). I due multiplex di nuovo tipo — che saranno a disposizione per una concessione ventennale, varranno più del doppio, in termini di frequenze, di quelli attuali. E verranno suddivisi in quattro lotti. Già si indicano i criteri di “lottizzazione” in modo tale che i tre non si pestino i piedi l’un con l’altro. In modo che la torta venga suddivisa in parti uguali.
Tutto questo era scandaloso fino a ieri, con i governi di destra, di centro-destra, di centro-sinistra. Adesso scopriamo che il governo giallo-verde riproduce in fotocopia, per altri venti anni, lo stesso trucco. Qui i ponti non crollano, ma le macerie dell’ignoranza, della manipolazione di massa, dell’abbrutimento altrettanto di massa, che cadranno sui cervelli degli italiani, saranno perfino più micidiali. Mettere sotto processo per inadempienza contrattuale le imprese cui oggi regaliamo i cervelli degli italiani non sarà neppure possibile, per la semplice ragioni che noi non gli chiederemo nessuna garanzia. Faranno quello che hanno sempre fatto, impunemente. E il suicidio intellettuale e morale dell’Italia sarà firmato giallo-verde.
[1] Fino ad oggi c’erano 20 multiplex, di cui 5 dati a Mediaset, 5 a Persìdera, 5 alla RAI, uno a testa alla “7” di Urbano Cairo, a Europea7, a Rete Capri, a Wind 3, a Dfree di Tarak Ben Ammar. Ora ce ne saranno solo due, di multiplex, ma che varranno molto più canali dei multiplex precedenti.
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