LEONE D’ORO ALLA CARRIERA PER DAVID CRONENBERG

LEONE D’ORO ALLA CARRIERA  PER DAVID CRONENBERG

DI GIOVANNI BOGANIOggi, per una strana coincidenza astrale, mi sono trovato in prima fila davanti a questo signore qui. Leone d’oro alla carriera per David Cronenberg, e affollatissima masterclass, per lui, ieri a Venezia. Sono giovani quelli che, a centinaia, hanno fatto la fila fin da tre ore prima, per ascoltare questo signore dai capelli bianchi, che ha diretto film come “La mosca”, “Inseparabili”, “Crash”, “Il pasto nudo”, “M. Butterfly”, o “Cosmopolis” con Robert Pattinson. Chissà che cosa piace veramente a questi ragazzi, del cinema geniale, filosofico e carnale di questo regista: regista di corpi mutanti, smembrati, disumanizzati. Di macchine da scrivere carnivore e di corpi umani che si mutilano, volontariamente, in incidenti stradali. Di umani che si trasformano in mosche, di vertigini fantascientifiche e metafisiche. Regista dallo stile gelido, dalla progressione inesorabile. “Il futuro? È su Netflix”, dice, in mille modi diversi, durante l’incontro. “Netflix consente di distribuire un film in tutto il mondo contemporaneamente; e se vedi un film su uno schermo buono, al plasma, a volte può essere meglio che in una sala cinematografica. La fruizione dei film diventerà sempre più simile a quella dei libri: ognuno vedrà i film da solo, e non mi sembra un male così grande. Del resto, io sognavo di fare il romanziere”. “Ho letto su Variety”, prosegue Cronenberg, “che starei preparando una serie tv. Non è vero, ma mi sembrerebbe una buona idea! Le serie tv non sono il demonio, permettono di approfondire molto di più i personaggi, di vivere insieme a loro per più tempo. A me non dispiacerebbe affatto dirigerne una: i primi due episodi, per esempio. Per poi formare una squadra di registi di fiducia ai quali affidare gli altri”. Ovviamente, gli chiedono se è dal suo romanzo, “Divorati”, in italia edito da Bompiani, che vorrebbe trarre una serie tv. “No, non dal mio romanzo”, dice. Poi, Cronenberg vola verso il futuro, abbracciando non solo Netflix ma tutta la nuova tecnologia: “Non capisco la nostalgia per il cinema su pellicola, ci sono molte più sfumature nell’immagine digitale. E il montaggio è diventato un milione di volte più veloce”. “Allo stesso modo”, prosegue Cronenberg, con gli occhi dritti verso il futuro, “si può avere nostalgia della macchina da scrivere, ma col computer si lavora molto meglio. E anche le auto Tesla sono molto migliori di quelle tradizionali. Tra poco, il cinema su pellicola e le auto a benzina saranno obsolete come le macchine da scrivere”. Soltanto in una cosa Cronenberg si mostra nostalgico: quando parla del primo film che gli ha fatto capire che il cinema poteva essere un’arte, e non soltanto un gioco fra Indiani e cowboys. “Fu il giorno in cui vidi ‘La strada’ di Fellini, e capii perché la gente usciva dal cinema piangendo”.