ANTONIO CALO’, CITTADINO EUROPEO DELL’ANNO. QUANDO L’ UMANITA’ NON FA AUDIENCE

ANTONIO CALO’, CITTADINO EUROPEO DELL’ANNO. QUANDO L’ UMANITA’ NON FA AUDIENCE

Da tre anni Antonio Calò, professore di liceo, sua moglie Nicoletta e i suoi figli condividono la loro casa, a Treviso con sei richiedenti asilo di origini africana. Era il 18 Aprile 2015, ennesimo naufragio nel Mediterraneo: furono in 800 a non farcela. Fu proprio in quel momento così tragico che Antonio capì che non era il più il tempo di restare a guardare: era il tempo di restare umani. “Dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo ospitarli”, disse a sua moglie Nicoletta. E da allora la loro casa divenne anche “casa loro”: di Siaka, Saeed, Mohamed, Saihou, Tidjani e Braima.Nel corso di questi tre anni nessuno dei rappresentanti politici e istituzionali da loro invitati si è fatto vivo: non i progressisti Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, ma nemmeno i politici allaMatteo Salviniche amano urlare “prendeteli a casa vostra”. Malgrado ciò, Antonio ha ricevuto proprio oggi un riconoscimento ben più grande: è stato ufficialmente proclamato “Cittadino europeo dell’anno” dal Parlamento Europeo. Una storia da raccontare, una storia da far conoscere, perché l’umanità spesso esiste, ma non fa audience.