C’E RIACE NEL CUORE DEI CENTOMILA DI ASSISI

Ci sono gambe malferme e volti che sembrano stanchi, all’arrivo della Marcia per la Pace davanti alla Basilica di Assisi, ancora di più, lo sono per quanti si sono azzardati, fin sù alla Rocca dov’è allestito il grande palco. Ma ventisette chilometri che pure hanno pesato sono stati leggeri.E poi c’è stato il tempo che ha voluto rappresentarsi in tutti modi di fronte a quanti hanno percorso il cammino: freddo, foschia, pioggerella, diluvio ed infine i raggi di sole disturbati da qualche nube, nel pomeriggio.Segno, anche questo, che di fronte a tante persone così forti di motivazioni, anche la forza della natura, alla fine non ha potuto che cedere.Hanno vinto gli occhi, i sorrisi, i cuori di quei centomila che non si sono affatto preoccupati delle avversità del cammino ma piuttosto da quanto sta perdendo il Paese.E tutti loro erano lì per questo, con gioia.Da tutta Italia, intasando superperstrada e parcheggi si sono messi in cammino chi da Perugia e chi sceso dagli autobus, scavalcando le reti di protezione da Ponte San Giovanni, tutti verso la Basilica di San Francesco che custodisce il corpo del poverello di Assisi e capolavori dei maggiori artisti di tutti i tempi, da Cimabue, Giotto, Pietro Lorenzetti e Simone Martini. C’era chi non aveva dormito, c’era chi era partito alle due di notte, tutti in cammino verso quel santuario di Bellezza e valori umani rappresentati da quella città.Alla loro vista, alla vista nel cammino della vastità di questo serpentone multicolore, un vecchio militante ha fatto risuonare la sua voce: “Altro che divani, altro che poltrone. Qui c’è l’Italia del bene, solidale che crede nei valori”.Una marcia della pace con tantissimi giovani e ben pochi politici quella partita da Perugia per raggiungere Assisi. Migliaia gli studenti provenienti da ogni parte d’Italia. Hanno portato striscioni inneggianti alla pace, al rispetto dei diritti umani e contro ogni forma di discriminazione. I giovani che hanno rappresentato le realtà più lontane: quelle dell’istituto comprensivo De Amicis Maresca di Locri e i ragazzi dell’Isis Brignoli, Einaudi, Marconi di Gradisca d’Isonzo-Staranzano, solo per citarne alcune.Ci sono stati gli applausi per loro, un vero tributo per ringraziarli delle fatiche, ma soprattutto per incoraggiarli nelle sfide del domani.Ci sono state per loro pure lacrime di gioia quando hanno alzato i canti ed i cartelli.Una vera ovazione quando all’arrivo di Santa Maria degli Angeli hanno composto la scritta che riporta la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo:“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.Più che di tante dichiarazioni è stato questo il messaggio di questa XXIII Marcia per la Pace edizione 2018.Una Marcia che ha visto accorrere sulla strada che conduce da Perugia ad Assisi, una marea di persone che nessuno poteva prevedere.Per colpa delle previsioni meteorologiche si parlava di una aspettativa di 25mila partecipanti invece sembra che ne siano arrivati anche oltre 100mila superando così l’affluenza dell’edizione passata.Ad accompagnarli in molti passaggi “E’ tempo”, l’inno scritto dagli studenti di cinque scuole del Friuli Venezia Giulia, nessuno slogan se non “Bella ciao” intonata a più riprese da un gruppo del comasco.Da Flavio Lotti, anima della Marcia, è poi arrivato l’invito raccolto da tutti a candidare al Nobel per la pace il “modello Riace”. Un “modello d’accoglienza e solidarietà che risponde ai valori cui la marcia si ispira”.Poco prima della partenza il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio a organizzatori e partecipanti, aveva sottolineato:“La pace coinvolge e sfida la cultura, l’economia, la politica, l’educazione, interpella ciascuno. L’apporto creativo dei giovani è indispensabile per dare sostanza alla pace” Un saluto forte anche dal Santo Padre, da Papa Francesco che rivolgendosi ai partecipanti ha auspicato il successo della manifestazione. Con il suo contributo ha voluto suscitare la più viva la consapevolezza che la guerra distrugge sempre e con essa si perde tutto.Il Papa si è unito alla preghiera di quanti hanno a cuore le sorti dell’umanità; invocando la pace che è dono di Dio e, al tempo stesso, responsabilità e impegno degli uomini: attraverso il dialogo e il negoziato possano trovare la loro composizione le controversie e le divergenze che stanno causando terribili sofferenze specialmente ai più deboli. Con tali sentimenti, Sua Santità, ha poi inviato ai presenti la sua benedizione.Poi sono arrivate le parole dal palco con Renato Sacco di Pax Christi:“Più armi e meno siamo sicuri”“Più armi più morte” Ma anche quelli di Carla Nespolo dell’Anpi:“I nostri cuori le nostre menti dimostrano che un altro futuro è possibile”“Solidarietà a RiaceEd insieme chiediamo il Nobel per la Pace a quella comunità” Tra le associazioni che hanno aderito, Tavola della pace, Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e Diritti Umani, Rete della Pace, Coordinamento Nazionale delle scuole di Pace, Francescani del Sacro Convento di San Francesco d’Assisi, CIPSI, Banca Popolare Etica, Libera, Lettera 22, Gruppo Abele, Emmaus Italia, CGIL, CISL, UIL, Opera Nazionale Montessori, Articolo 21, Federazione Nazionale della Stampa, UsigRai.La risposta delle forze conservatrici alla marcia possono essere riassunte in pochi slogan: Erano solo centomila, erano tutti lì, sono solo dei sognatori, degli eretici, dei passeggiatori della domenica.Parole al vento, ma segno di una preoccupazione di fondo che risuona come una nuova condanna che pesa molto più di un voto contrario.Che pesa soprattutto sulle loro fredde coscienze.La conclusione è venuta dalle parole di una delle persone più impegnate nell’organizzazione della Marcia, da Piéro Pieraccini, da lui l’invito, la raccomandazione pressante a fare propri i significati della giornata: “La vera Marcia comincia da domani!”