CHIUSA, DALLA VERGOGNA, PERCHÉ ABBIAMO RESPINTO LA SACRA FAMIGLIA

CHIUSA, DALLA VERGOGNA, PERCHÉ ABBIAMO RESPINTO LA SACRA FAMIGLIA

È dalla Chiesa che arrivano i segnali più forti di protesta e condanna al decreto sicurezza. Segnali pur in contraddizione fra di loro perché alla parola ferma e decisa di Francesco che chiede al Popolo ma soprattutto alle gerarchie di alzare la testa e di mettersi in cammino si contrappone una certa apatia ma anche una buona dose di conservatorismo che frenano e minano il significato non solo del suo messaggio ma spesso del senso stesso dell’essere cristiani.La Festa così diventa tutt’altro del giorno dedicato ai valori umani e comunitari. Alla frenesia del consumismo, ai “pellegrinaggi”nei centri commerciali, adesso si aggiungono le pericolose personalizzazioni di una società che pare sempre rinchiudersi nel proprio io.Di fronte a tutte ciò in tanti luoghi, in tante realtà si porta avanti fra mille difficoltà quella parola di speranza.Lo si fa ben oltre l’Omelia domenicale ma con le azioni ed i gesti concreti di aiuto, di sostegno, di protezione.In pieno spirito del Vangelo si compiono azioni di accoglienza che oggi certa politica interpreta come una vera e propria intrusione nella sfera sociale ma che in realtà racchiudono il dovere del senso religioso oltreché il compimento dei valori civili che fanno rifermento alla Costituzione.Lo si fa con forme che appaiono eclatanti ma che racchiudono bene il senso della scossa alla distrazione di cui larga parte del Popolo della Chiesa pare caduto.Fra queste quella di un parroco genovese che ha deciso di non celebrare la Santa Messa nella sua Chiesa ‘per fallimento’ proprio nel giorno di Natale per protestare contro il decreto sicurezza.Don Paolo, non cerca protagonismo anche come sappiamo bene l’accusa sarà quella, lo fa per lanciare un messaggio a quei cattolici che “inneggiando Salvini, uomo incolto, senza alcun senso dello stato e del diritto, sono complici di lesa umanità e di ‘deicidio’”. Una decisione di grande fragore quella di don Paolo Farinella, parroco di San Torpete, parrocchia nel cuore del centro storico di Genova, e, come la definisce lui stesso, “luogo di spiritualità, di poesia, di cultura, di musica e di politica con il suo fulcro nell’eucaristica domenicale”. “Natale” denuncia senza timore il sacerdote il prete nella sua newsletter, “non è più natale cristiano: non più ‘memoria’ della nascita di Gesù, ma cinico fatto commerciale, mescolato a ripetuti riti e liturgie”. I cattolici “si accontentano colpevolmente della favoletta innocua del presepe che, tra oche, animali, mestieri, pupazzi e meccanismi d’ingegneria idraulica, fa del ‘mistero fondamentale della fede cristiana’, uno “strumento di alienazione a beneficio di bambini e adulti infantili che, pur battezzati, solo in quell’occasione entrano in una chiesa. Turisti del religioso flocloristico”.E questo Natale più di altri viene distrutto anche da una nuova legge che va ad accrescere la disumanità.Don Farinella, si trova così nel dovere di non celebrare il Natale, anche per “obiezione di coscienza” al decreto “spudoratamente conosciuto come decreto sicurezza, sebbene sia un decreto di massima insicurezza e sfregio dei valori e dei sentimenti più profondi della democrazia e del diritto. Dietro parole roboanti, confuse e immorali, si nasconde la volontà determinata di colpire ‘i migranti’, proprio alla vigilia di quel natale che celebra la nascita di Gesù, emigrante perseguitato dalla polizia di Erode, fuggito alla persecuzione, accolto in Egitto e ritornato a stabilirsi a Nazaret, dopo un viaggio allucinante e pericoloso attraverso il deserto del Neghev”.Un affronto alla Sacra Famiglia stessa che “avviene nel silenzio complice di un mondo cattolico che inneggia a un ministro che dondola un presepe di plastica, sventola un vangelo finto e illude con il rosario in mano, senza suscitare un rigurgito di vomito dei cosiddetti cattolici da salotto”. In questo anno 2018, “se Gesù, con Maria e Giuseppe, si presentasse da noi per celebrare la sua nascita, col decreto immondo di Salvini, sarebbe fermato alla frontiera e rimandato indietro perchè migrante economico, perchè senza permesso di soggiorno e perchè in Palestina non c’è una guerra ‘vecchia’ dal 1948”. Don Farinella, non si nasconde dietro il dito e senza reticenze evidenzia le colpe: “inneggiando Salvini, uomo incolto, senza alcun senso dello Stato e del diritto, i cattolici sono complici di lesa umanità e di ‘deicidio’ perchè ogni volta che si fa un torto sul piano del diritto alla persona del povero, lo si fa direttamente a Gesù nella carne viva dei migranti. Con quale diritto i cristiani possono pretendere di celebrare il Natale di quel Gesù che il loro paese, senza alcuna loro resistenza o protesta, espelle l’uomo nel figlio di Dio?”.