LEU AL CAPOLINEA

LEU AL CAPOLINEA

E così, a meno di un anno dalla fondazione, Liberi e Uguali pare avere finito la sua avventura: Mdp (Bersani, D’Alema ecc) lascia gli “amici” di Sinistra Italiana (Fratoianni) e se ne va per la sua strada. Non bisognava essere dei genii della politica per sapere che sarebbe finita così. Se la storia insegnasse qualcosa, lo avrebbero saputo anche i fondatori di LeU. Tutti i partiti o coalizioni nati a sinistra dell’ex Pci non sono mai andati oltre il 3% (con l’eccezione di Rifondazione Comunista, che poi è finita come sappiamo: allo zero virgola).Non c’era alcuna possibilità che il “partito” dei rottamati (uso le virgolette perché partito vero non lo è mai diventato), nato con l’unico scopo – o perlomeno così è stato percepito – di vendicarsi del rottamatore Renzi, facesse di meglio.Un “partito” fatto di leader narcisi, che pensavano bastasse mettere le loro facce in tv o sui manifesti per attirare le moltitudini deluse dal Pd.Così hanno messo in piedi una coalizione elettorale raccogliticcia, senza un vero progetto politico comune che andasse al di là di conquistare e spartirsi qualche seggio “e poi si vedrà”. Si è visto: dopo la delusione elettorale (il quorum del 3% è stato raggiunto per il rotto della cuffia) sono subito iniziate le miniscissioni, i distinguo e i nuovi “movimenti politici”: prima se ne va Possibile di Pippo Civati; poi si smarca Laura Boldrini, diventata presidente onoraria del semisconosciuto movimento Futura; infine Fassina, che ha fondato “Patria e Costituzione”, strano mix di sovranismo e sinistra.Una capacità di scissione dell’atomo da fare invidia al Cern di Ginevra.Era inevitabile, visto che si trattava di una coalizione senza una linea vera e senza uno straccio di iniziativa capace di incidere nella società, nelle piazze.Un cartello elettorale gravato sin dall’origine da una dirigenza incapace di capire che le moltitudini deluse dal Pd renziano erano altrettanto deluse e stanche per il rancore dei rottamati, per la continua polemica da loro scatenata prima dentro e poi fuori dal Pd, nella migliore (pardon, peggiore) tradizione della sinistra italiana.E infatti gran parte di questi delusi si sono rifugiati nell’astensione. Su questo l’analisi dei flussi elettorali di Ipsos, la maggiore società demoscopica italiana, è chiarissima: nel 2018 il 22 % degli elettori che nel 2013 aveva votato Pd ha scelto l’astensione, il 14% i 5 Stelle e solo il 7% Liberi e Uguali.Complimenti a D’Alema, Bersani, Speranza e soci: l’unico risultato tangibile che hanno ottenuto è stato indebolire la sinistra nel suo complesso.