L’ULTIMA PERLA DI TONINELLI. IL PONTE MODELLO ISTANBUL

L’ULTIMA PERLA DI TONINELLI. IL PONTE MODELLO ISTANBUL

Sono trascorsi 45 giorni dal disastro avvenuto a Genova con il crollo di una parte del Ponte Morandi, molte le parole spese a riguardo, alto il senso di disorientamento che pervade i cittadini, oltre che per le 43 vittime“colpevoli”solo di essersi trovate al posto sbagliato nel momento sbagliato, anche per la mancanza di progettualità e di controlli di cui spesso siamo vittime.Alle numerose polemiche  che accompagnano il laborioso decreto che sta minacciando la interna pace tra i 5stelle, si aggiungono quelle suscitate dall’idea del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, che sta pensando a una struttura capace di contenere ristoranti e negozi, “un luogo di mero transito può così diventare un luogo di vita. Animato e funzionale. Solo chi è rimasto fermo a 50 anni fa non lo capisce”Il  paragone ribadito su Facebook, è con il ponte Galata di Istanbul, in Turchia, sottovalutando che Il Ponte Galata collega la città vecchia con la nuova e non è un ponte autostradale, inoltre con  una struttura vicino alla capitale svedese Stoccolma.Genova è una città che è stata ferita duramente e che necessita soltanto di un ponte, nulla di più.I cittadini, passati per ignoranti e non in grado di capire, non hanno preso molto bene questo suggerimento del Ministro. Inoltre con quanto appena subito, con la perdita di persone care di tutto si può sentire il bisogno tranne che di andare a mangiare in un nuovo ristorante. Magari una briciola di sensibilità in più non avrebbe guastato.Anche chi ha competenze tecniche sulle infrastrutture non ha visto di buon occhio questa proposta.E’ così scontro scritto a cui il Ministro non si sottrae, anzi rilancia sempre dalla sua pagina Facebook. «Qualche ignorante ancora discute la mia affermazione circa la possibilità di costruire un ponte multilivello e multifunzione si tratta di gente che non capisce come una grande opera possa condurre a riqualificare, a ridisegnare, a ripensare la vocazione di un’intera area, trasformando magari in luoghi da vivere e da fruire anche quei ‘non luoghi’ che oggi spesso vediamo essere le aree sotto i ponti, ricettacolo per lo più di degrado».Insomma a non capire sono i cittadini, quelli che contribuiscono pagando le tasse, quelli che votano, quelli che andrebbero tutelati e difesi ma soprattutto non usati come cavie per compiere discutibili esperimenti sulla resistenza di un ponte che forse andava monitorato e controllato, invece di essere dimenticato.Ora non si può chiedere loro di dimenticare ore di angoscia che non avranno fine, ma solo cercare di rendere la loro viabilità efficiente e sicura.Sognare in grande non serve, soprattutto quando non si è in grado di garantire sicurezza e questo i cittadini lo hanno già tristemente verificato.