MIGRANTI, L’INCHIESTA INFINITA SULLA GESTIONE VENETA

MIGRANTI, L’INCHIESTA INFINITA SULLA GESTIONE VENETA

Sembra non avere fine lo scandalo che ha coinvolto la Prefettura della città del Santo nell’ambito della gestione da parte della coop padovana Edeco, già Ecofficina, di alcuni centri per migranti della zona. A inizio settembre i media nazionali parlarono della inchiesta a carico dell’ex viceprefetto patavino Pasquale Aversa: poi finito a Gioia Tauro su incarico del governo come commissario straordinario in quel comune sciolto per mafia. In quella vicendafecero scalpore le frasi choc del diretto superiore di Aversa, il prefetto Patrizia impresa, non indagata, che nel frattempo è finita a Bologna. In questi giorni però i media regionali veneti spiegano che lo scandalo è tutt’altro che terminato, anzi si aggrava. LO SPACCATOUn spaccato lo hanno fornito in questo senso Il Corriere veneto ed il Corriere di Bologna i qualiil 28 settembre in lungo approfondimento firmato da Andrea Prianteraccontavano che «le presunte connivenze di Ecofficina, la coop che gestisce alcuni dei più importanti hub per l’accoglienza in Veneto, trascinano nell’inchiesta un altro vice prefetto, all’epoca in servizio alla Prefettura di Padova e dal 2016 trasferito a Palazzo Caprara: nei confronti di Alessandro Sallusto si ipotizza il reato di rivelazione di segreto d’ufficio e in queste ore sarebbe stato raggiunto da un avviso di garanzia. A Bologna, come noto, è indagata anche la funzionaria Tiziana Quintario, pure lei spedita sotto le Due Torri quando finì indagata in una costola dell’inchiesta. La stessa indagine nella quale è stata intercettata (ma non indagata) l’attuale prefetto di Bologna Patrizia Impresa, anche lei proveniente da Padova. Frasi che hanno scatenato polemiche a non finire». Quelle frasi hanno fatto il giro delle agenzie nazionali: «Anche se dobbiamo fare schifezze Pasqua’… noi ci dobbiamo salvare», diceva Impresa rivolgendosi all’allora suo braccio destro, l’ex viceprefetto Pasquale Aversa». Ora, sempre secondo il Corveneto i carabinieri di Padova hanno acquisito documenti nelle prefetture di Venezia e della città del Santo: «Bocche cucite da parte degli inquirenti ma, stando alle indiscrezioni, gli investigatori avrebbero chiesto le relazioni e il materiale relativo agli appalti tra il 2015 e il 2016. Nei registri degli indagati delle due procure sono finiti altri nomi di primo piano: un, attuale, prefetto e, appunto, due viceprefetti. Il pm Sergio Dini ha aperto un nuovo filone investigativo scaturito dalla maxi-inchiesta chiusa il mese scorso e che avanzava ipotesi di reato che vanno dalla frode nelle pubbliche forniture alla truffa. Ma se in quella prima fase erano finiti sotto accusa i vertici di Ecofficina, oggi Edeco, Aversa e Quintario,la nuova indagine punta dritto sul viceprefetto Sallusto, che a Bologna ha le deleghe su Ordine e Sicurezza Pubblica e Protezione civile». LA SOFFIATAÈ invece Il Gazzettino dei primi di settembrea raccontare il dettaglio della cosiddetta soffiatache sarebbe partita proprio dagli uffici della prefettura patavina. La ricostruzione non lascia spazio a molte interpretazioni. L’ex prefetto di Padova e ora prefetto di Bologna, Patrizia Impresa, e il suo vice Pasquale Aversa si sarebbero preoccupati di avvertire Simone Borile, responsabile della Edeco (ex Ecofficina), la cooperativa che gestisce l’accoglienza dei migranti in Veneto, di una perquisizione nel centro di Bagnoli da parte dei Carabinieri su ordine del pm Federica Baccaglini. Lo si leggein alcuni stralci delle intercettazioni dei Carabinierinell’ambito dell’inchiesta sulla gestione degli arrivi. Impresa, che non risulta indagata, parlando con il suo vicario, avrebbe detto: «Vuoi avvisare….». Aversa, indagato insieme ad un’altra funzionaria della Prefettura che ora si trova a Bologna, le avrebbe risposto: «Ecofficina…Lo devo avvisare» riferendosi a Borile. «Eh..io direi di sì! – la replica di Impresa – Questi stanno arrivando…se non è già arrivata una squadra di …di agenti speciali… quelli del lavoro». Sempre secondo quanto riportato da Il Gazzettino «la conversazione tra i due, avvenuta nel dicembre 2016 nel pieno dell’inchiesta con sette indagati, si fa via via più preoccupata». E Aversa commenta così: «proprio oggi che arrivano 40 migranti… alle 13». L’ex prefetto gli risponde senza giri di parole: «c…. di Buddha ma non no… Oh Gesù Cristo… Speriamo che per le 13 sia finita…però io avviserei…quelli della cooperativa…eh…». Aversa rassicura il suo capo: «E ora lo chiamo – replica alludendo a Borile – …ora lo chiamo e glielo dico…». Il Borile oggetto della conversazione è Simone Borile, dominus della Edeco,uno dei big nella gestione dell’accoglienza dei migrati del Veneto. Una coop la cui condotta era finita nel mirino dell’opinione pubblica anche per quanto riguarda la gestione del campo di Cona nel Veneziano. Il più grande hub regionale. E non è un caso che il Corriere del Veneto descrivendo l’indagine condotta dalla procura patavina ne descriva anche una parallela da parte delle toghe veneziane che starebbero passando ai raggi X proprio la gestione da parte di Edeco dell’hub di Cona. IL CASO DI CONAQuest’ultimo, che è situato nella frazione di Conetta, una località dispersa nel nulla della campagna tra padovano e veneziano in una base militare dismessa, è stato peraltro oggetto di mille polemicheproprio in relazione alla condizione dei migranti, definita da più parti disumana e inaccettabile, soprattutto quando nel campo gli stranieri ospitati avevano sfondato quota mille. A chiedere lumi sulla gestione di quell’hub erano stati in tanti. Tra i più tenaci figurano il sindaco di Cona Alberto Panfilio, il consigliere regionale del M5S Patrizia Bartelle, ma soprattutto i parlamentari di Sinistra Italiana, poi confluiti in Leu, che più di una volta si sono presentati in loco, a sorpresa, per verificare le condizioni del campo. E l’ultima di queste visite a sorpresaè stata quella del deputato Erasmo Palazzotto il quale il 7 settembre, facendo leva sulle prerogative parlamentari e dopo una accesa discussione con i gestori della struttura, entrò nella ex base constatando che «i migranti pur non dovendo patire la situazione di sovraffollamento e di privazione di ogni spazio di dignità cui erano stati costretti in passato» patendo la condizione di un luogo che in molti avevano definito una discarica di essere umani «sono comunque costretti a vivere in modo nemmeno lontanamente decoroso». In quella occasione Palazzotto aveva indirizzato una stilettata anche al ministro degli Interni nonché leader leghista Matteo Salvini: «In campagna elettorale il Carroccio promise a più ripresa la chiusura dell’hub di Cona. Ora che al Viminale c’è Salvini in persona ci aspettiamo che siano di parola perché il centro è tuttora aperto. La coop che pareva fosse sollevata dalla gestione è ancora lì. E per questo noi rimaniamo vigili». In quella circostanza Palazzottoparlò anche delle storture che hanno coinvolto la gestione dei flussi«non solo nel Veneto». Anche se per quanto riguarda quest’ultima, almeno a livello politico (sul piano penale nulla si può dire perché assoluto è il riserbo investigativo) rimane sul tappeto la vicinanza di Borile all’ex consigliere Regionale Leo Padrin, a sua volta in buoni rapporti con l’ex ministro degli Interni Angiolino Alfano, il cui dicastero ebbe a gestire proprio l’emergenza degli arrivi nei centri di Cona, nel Veneziano e Bagnoli, nel Padovano. IL J’ACCUSE DI SINISTRA ITALIANAE a parlare di «situazione più volte denunciata»è invece Sebastian Kohlscheenuno dei volti di punta di Sinistra Italiana a Padova: «Le ricadute di questo sistema di accoglienza basato sui grandi numeri e su bandi di gestione milionari sono state pessime sotto tutti i punti di vista: umano, sociale e politico, gli unici che ne hanno beneficiato sono stati le cooperative che con ogni mezzo, come dimostrano le inchieste della magistratura, hanno cercato di lucrare e i professionisti della paura che giocando con le contraddizioni che questo sistema ha creato nei territori hanno creato una vera e propria campagna non solo di opinione volta a negare un diritto fondamentale di ogni essere umano: la ricerca di una vita migliore lontana da guerre, fame e carestie, Il decreto Minniti-Orlando prima e le politiche di contrasto all’immigrazione dell’attuale Ministro degli Interni Salvini, che troppo impegnato a twittare fake news e difendere funzionari razzisti, non si è accorto di nulla». Lo stesso Kohlscheenteme che così facendo possano diminuire i finanziamenti al sistema di accoglienza diffuso, mettendo in crisi, in nome della lotta al business, «quelle buone pratiche di accoglienza diffusa ed inclusiva che nonostante le difficoltà in questi anni sono cresciute». Sempre secondo il referente di Si, anche alla luce di alcune novità introdotte dal decreto sicurezza,c’è il rischio concretoche «comuni grandi e piccoli che in questi anni hanno aderito ai bandi Sprar ovvero al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, creando strutture in grado di sviluppare percorsi formativi e di inserimento lavorativo volti ad una effettiva inclusione sociale dei richiedenti», possano vedere depotenziati seriamente i loro margini di intervento. (in foto da sinistra a destra: Kohlscheen e Palazzotto)