PRESENTATO IL DEF, LEGA E 5 STELLE ANCORA DISCUTONO SUI NUMERI

Tregua solo apparente nel Governo: anche dopo la tanto attesa presentazione del Def, rivisto in gran fretta dopo la toccata e fuga del Ministro tria all’ultimo EuroFin, non sono ben chiari i numeri indicati nel provvedimento economico, né pare esserci unità nella versione da comunicare alla stampa sulla suddivisione dei fondi sui provvedimenti da intestare alle due forze di maggioranza.Il premer Conte assicura che in finanziaria saranno presenti fondi sufficienti per garantire reddito di cittadinanza, superamento della Fornero e semplificazione fiscale, tutti “a pieno regime”. Il problema è che il povero Tria deve faticare non poco per far quadrare dei conti che, ad oggi non tornano. Sarà per questo che le dichiarazioni di queste ore degli esponenti di Lega e 5 Stelle sui saldi differiscono in maniera evidente: secondo Salvini, ad esempio, sul reddito di cittadinanza saranno destinati 7 o 8 miliardi e altri 8 saranno devoluti all’abolizione della legge Fornero. Intervengono quindi per confutare il dato gli esponenti del movimento, da prima il Sottosegretario agli affari regionali Buffagni, quindi direttamente Luigi di Maio secondo cui i miliardi per il provvedimento tanto caro ai pentastellati saranno sicuramente 10.Di fatto, rassicurazioni di Conte a parte, al momento numeri certi non sembrano essercene, non solo sui fondi destinati ai singoli provvedimenti, ma anche sui numeri in generale di una manovra che il premier descrive come equilibrata e ponderata, aggiungendo di non vedere l’ora di spiegarla in Europa. Speriamo che abbia la stessa bramosia di spiegarla in Patria. Per il momento la fotografia più chiara di quanto sta accadendo lo ha rappresentato un siparietto particolare al termine della conferenza stampa di presentazione del Def quando, dileguatesi Salvini e Di Maio, un isolato e un visibilmente in difficoltà Tria si è visto assediato da giornalisti che chiedevano le cifre non dette, il tutto fino ad essere “salvato” dalla portavoce di Salvini che, rientrata in sala, lo scorta lontano dai cronisti.Del resto, rimane anche da capire la reale portata di quel “a pieno regime” ripetuto più volte oggi da Conte. Ricordando le stime delle misure effettuate durante la campagna elettorale infatti la sola Flat Tax avrebbe dovuto necessitare di 50 miliardi di euro, a cui si sarebbero dovuti aggiungere i 17 miliardi del reddito e delle pensioni di cittadinanza, i 2 miliardi per il potenziamento dei centri per l’impiego, i 12,5 miliardi per la sterilizzazione dell’Iva, 6 miliardi per l’eliminazione delle accise sulla benzina. Insomma, tutta un’altra cosa rispetto agli screzi per il miliardo in più o in meno. A quanto pare, quindi, nonostante il conflitto aperto con l’Europa e gli effetti conseguenti sullo spread, il Governo si avvia a portare a casa una manovra fatta di provvedimenti dalla portata decisamente ridimensionata rispetto alle promesse.Da qui l’esigenza di portare quanta più acqua possibile al proprio mulino, nella consapevolezza che, se tutto dovesse saltare, l’elenco dei provvedimenti portati a casa potrebbe pesare molto sulla forza elettorale dei due partiti che, quasi certamente, tornerebbero ad essere su due lati differenti della barricata in caso di elezioni.Nei prossimi giorni ci attendono appuntamenti determinanti, soprattutto in campo internazionale: si giocherà il secondo tempo della partita con l’Europa che, secondo molti, ha già pronto un rigetto per la manovra che l’Italia si appresta a presentare ed è attesa una rivalutazione del rating italiano, entrambi eventi che potrebbero portare brusche variazioni dello spread, già messo sotto pressione nell’ultima settimana e passato da 260 a picchi oltre i 300 punti base. Tria cerca di gettare acqua sul possibile incendio dicendosi confidente in una crescita del PIL da attestare all’1.5% e confidando nella possibilità di mantenere aperto un aperto dialogo con Bruxelles. Decisamente meno diplomatici di due vice premier che, a sentire le dichiarazioni, tengono il punto sulla volontà di portare a casa il programma, prescindendo da spread e mercati.Per le opposizioni parlano Berlusconi e Martina. Il primo confida in una rapida caduta del Governo, tenta di richiamare il figliol prodigo Matteo nell’alveo di un centro destra unito e individua nella manovra di prossima applicazione un concreto rischio per i conti pubblici. Potremmo dire un po’ come nel 2011. Martina invece sottolinea come le misure annunciate inplichino ingenti tagli, con probabili ripercussioni sulla spesa per la sanità e per il sociale.Questione di giorni, i numeri, in un modo o nell’altro, dovranno presto entrare nelle caselle e rimanere scritte a penna indelebile. Allora si potrà capire meglio di cosa si stia realmente parlando, e lo capiranno anche i mercati.