TRA IL DIRE E IL FARE C’E’ DI MEZZO IL MARE

TRA IL DIRE E IL FARE C’E’ DI MEZZO IL MARE

In Italia abbiamo mafia, ndrangheta, camorra: siamo quindi un paese che ha poco da predicare in fatto di criminalità. Detto questo non si può non constatare che, in rapporto alla popolazione, gli immigrati sono di gran lunga all’ avanguardia in fatto di delinquenza. E che le carceri ospitano malviventi stranieri in rapporto da uno (33 per cento) a due rispetto agli italiani. A dirlo sono le statistiche, i numeri. A fronte dei quali si avrebbe il dovere di affrontare il problema con mente onesta. Purtroppo nella infinita faida politica la verità viene pericolosamente distorta. A cominciare dal refrain stantio che anche noi siamo stati e purtroppo siamo ancora, a causa della crisi, un popolo di emigranti. Un raffronto frutto di ipocrisia e di ignoranza per due fenomeni completamente diversi. I tempi erano differenti, morale, onestà, sacrificio erano ancora valori fondanti anche per la povera gente. Si andava verso paesi bisognosi di forza lavoro. Si cercava il lavoro in un’ aspirazione, che apparteneva al Dna di quelle generazioni. Oggi è tutta un’ altra storia. L’ Italia è una paese sovrapopolato, siamo il fanalino di coda dell’ Europa e tiriamo a campare in un’ economia malsana. Molti dei nostri giovani per trovare lavoro sono costretti ad e espatriare. L’ umanità non basta a fare fronte al flusso senza sosta delle carrette del mare. Non diciamo a questo punto che molti dei disperati vengono per delinquere, ma molti una volta sbarcati o superata da qualche parte la frontiera non hanno altra risorsa che quella di delinquere (droga, prostituzione, furti …). Senza contare quanti, a causa di leggi sfilacciate, che rendono la galera un optional a fronte del delitto, vengono da noi proprio per questo. Basterebbe ricordare la rampogna del ministro rumeno che ci accusò di essere incapaci di detenere i delinquenti. Non si comprende a questo punto la posizione di una minoranza della popolazione cosi detta buonista, stimolata dalla cecità della sinistra, che grida al fascista, al razzista, all’ untore eternamente “ista” non appena si cerca di fare aprire gli occhi su una situazione sempre più insostenibile. Non rendendosi conto così di foraggiare solo la Lega.Il guaio è che il nostro panorama politico è quanto mai sconfortante, come nelle parole di Laura Boldrini. Che tempo fa arrivò a dire: “I migranti oggi sono l’elemento umano, l’avanguardia di questa globalizzazione e ci offrono uno stile di vita che presto sarà molto diffuso per tutti noi”. Alla Boldrini recentemente si è aggiunta Alessandra Moretti. Ha suggerito agli anziani di aprire le porte delle loro case per ospitare i migranti. Per non parlare di chi ha giustificato l’ assassinio di Desirée attribuendolo alla malaccoglienza. E’ evidente che non si può andare avanti con una classe politica così proditoriamente alienata dalla realtà e per la quale, più che per i disperati, sarebbero necessarie le ruspe.L’ Italia ha salvato tante vite e continuerà a salvarle, esempio unico in un’ Europa tarata dall’ egoismo. Ma non potrà sfamarle. Perché mai come in questo caso vale il “fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Quello che i disperati con i loro bambini attraversano. Spesso a rischio della vita. Andando verso un “paradiso” che non esiste e che non è mai esistito. Trovando solo un inferno. Vengono dal nientesono meno di niente.Vengono dalla persecuzionevengono dall’Africavengono dal Mediorienteda quelle che furonole culle dell’uomo:sono stati i primiora sono gli ultimi.Vengono come pollistivati senza spaziosottocoperta senz’ariasulle carrette sbilenchelegni colmi di straccie di carne scurada offrire alla mattanza.Vengono dal buiovengono dalla polvere,attraversano il marecome la speranza,onda dopo onda,verso un futuro diversoverso un futuro migliore.Vengono dalla disperazione,vengono dalle guerre,fuggono dalla morte:non sanno che la morteha il sapore del saleanche quando è in vistala terra promessae stanno per sbarcare:perché si può morireanche vicino alla riva.Vengono dalla fame,vengono dalla miseria,avanzano sofferenti e mutigli eredi di Gorégli schiavi del Duemilacon le pupille nereche si perdono lontanoin cerca di orizzontidi un approdo negato:uomini, ragazzidonne incinte e bambini.Ma basta un nullaun refolo di ventouna coperta bruciataun equilibrio perdutoe il terrore sbandatoper finire nel gorgodi un’acqua assassina:sono unti di gasolioscivolano come anguilleinghiottite dai flutti,gli occhi negli occhi,terrorizzati, impotenti.Un ultimo sguardo allucinatoprima di inabissarsi,teste salgono e scendonoin una tragica altalenabraccia annaspano,urlano come gabbianicon la voce strozzatadall’acqua nella gola.Famiglie interea testa in giù galleggianti.come meduse fluttuanticorpi nudi ondeggiantiriversi verso il fondo,creature innocenticon le scarpette nuove,madre e neonata unitedal cordone ombelicalela vita e la mortein un unico abbraccionel liquido amnioticodi un abisso spettrale.Pagano per morireviaggiano per morire.Cadaveri che pesanosulla coscienza del mondo.Li raccolgono nel piantoli compongono sul molonella conta delle barein un filare di manichinisul cemento dell’indifferenza.E ancora, ancoraieri come oggie certamente domani.Noi non guardiamonoi non sappiamonoi non sentiamonoi ci voltiamo:siamo la civiltà.