UNA SINISTRA CHE ANTEPONE LA LIBERTA’ CIVILE ALL’EGUAGLIANZA ECONOMICA E AI DIRITTI COLLETTIVI

UNA SINISTRA CHE ANTEPONE LA LIBERTA’ CIVILE ALL’EGUAGLIANZA ECONOMICA E AI DIRITTI COLLETTIVI

Trump è così arrogante che nelle sue farneticazioni insulta spesso la sua base politica; per esempio quando definisce gli avversari dei “terroni” (dumb southerners) o quando si vanta che i suoi ammiratori siano milionari, apertamente disprezzando la classe media impoverita che lo vota. Può permetterselo perché continueranno a votarlo e il loro consenso potrebbe tenerlo al potere per altri sei anni, sommandosi a quello dei ceti beneficiati dalla globalizzazione (come nella Milano berlusconiana i ristoranti di lusso non sono mai stati così pieni, mai sono circolate tante Mercedes e BMW e le case di manager e avvocati non sono mai state così sontuose).Perché lo fanno? I ricchi e gli aspiranti tali si capisce, ma gente sommersa dai debiti, costretta ad avere un secondo lavoro serale per pagarli, senza assicurazione medica, vacanze, pensione? Perché gli sfruttati, in America e in Europa, si stanno spostando a destra? La risposta è complessa ma una componente a mio parere fondamentale è che è stufa di essere chiamata razzista solo perché intende preservare i propri ritmi e abitudini, il proprio provincialismo, e magari non ha l’imprenditorialità, la furbizia e la flessibilità necessarie per adeguarsi alle esigenze del Dio Mercato. Razzismo è sentirsi superiori ai propri concittadini di diversa provenienza etnica; non essere timorosi delle novità e rifiutare la concorrenza degli stranieri.Un articolo di pochi giorni fa del New York Times (copio i link nei commenti) mostrava come un’alta percentuale di immigrati arrivi negli Stati Uniti con diplomi universitari e specifiche competenze professionali; tutt’altro che disperati, insomma, piuttosto ambiziosi, attratti dalla prospettiva di far soldi e disposti a sacrificare le proprie radici al successo materiale. Oggi invece un altro articolo rivela che molti americani stanno precipitato nella povertà pur avendo un lavoro – ma un lavoro “non qualificato”, soggetto al crudo rapporto fra domanda e offerta. Spesso i nuovi arrivati hanno più determinazione, capacità e intelligenza dei locali. E allora? Perché chi è più lento ad adattarsi (secondo il falso darwinismo sociale usato dal neocapitalismo per imporre come una necessità storica il suo consumismo compulsivo di prodotti e di idee) dovrebbe accettare di essere spazzato via da lavoratori più efficienti ma importati dall’estero? Perché i mediocri e i deboli dovrebbero rassegnarsi alla miseria in nome della meritocrazia? E soprattutto: perché dovrebbero continuare a guardare a una sinistra che non li capisce, infatuata di un’ideologia ormai interamente liberal, che antepone la libertà civile all’eguaglianza economica e i diritti personali a quelli collettivi? Una sinistra che non si proponga l’emancipazione dei popoli e la sacrifichi al mito di una concordia universale degli individui, non è che un diversivo utile al peggior totalitarismo della Storia, quello della finanza liberista.