UNO, NESSUNO, CENTOMILA MATTEO

UNO, NESSUNO, CENTOMILA MATTEO

Dai 16 ai 19 anni Matteo Salvini è un assiduo frequentatore di un Centro Sociale, quello di Leoncavallo a Milano: “Là stavo bene– dirà – mi ritrovavo in quelle idee, in quei bisogni”. E’ di sinistra-sinistra. E nella Lega Nord fonda la corrente dei “Comunisti Padani”. Ma non è un ragazzino confuso. Nel 1997 Salvini non ha più 16 anni, ne ha già 24, è già consigliere comunale di Milano, il suo primo discorso pubblico lo fa per difendere il centro sociale dallo sgombero, ed è ancora comunista convinto: tanto che in quell’anno, per la lista “Comunisti Padani,” viene eletto nel Parlamento Padano. L’Europa gli fa schifo. Ma nel 2004 si fa eleggere nel Parlamento europeo. Gli fanno schifo i raccomandati, ma prende come assistente Franco, il fratello del suo capo Umberto Bossi. Roma è ladrona, ma nel 2008 si fa eleggere alla Camera. Quindi, dopo nemmeno un mese, manda a farsi benedire chi lo ha eletto al Parlamento italiano, e se ne torna al Parlamento europeo. Il cui bonifico a fine mese, evidentemente, gli fa un po’ meno schifo. Nel 2013 si fa eleggere di nuovo nel Parlamento italiano. Ma è un’altra finta. Perché dopo un solo giorno, manda di nuovo a cagare i suoi elettori e torna all’amato bonifico di fine mese dell’odiata Europa. Dove non spicca per la costante presenza. Lui che predica l’odio contro i meridionali parassiti che non lavorano e rubano i soldi al Nord. Nel frattempo però si scopre che la sua Lega Nord, con i soldi dei contribuenti, ci compra diamanti, lingotti d’oro, la laurea in Albania al figlio del capo, e così via. La Lega sprofonda a percentuali insignificanti. Rischia di scomparire. E Matteo rischia seriamente di dover andare a lavorare. Capisce che o si cambia aria o si muore, che la gente li abbandona e che per rimanere a galla i voti dei Padani non bastano più. Serve carne fresca. E guarda caso, ma è solo una coincidenza, proprio in quel momento ha un’illuminazione, si accorge che quegli schifosi terroni, i parassiti meridionali, quegli italiani del Sud contro cui il suo partito è nato, e per cui lui ha fatto politica tutta la vita, in fondo, non sono poi tanto male. I maligni penseranno che lo ha fatto perché gli conviene, ma no: si è sinceramente pentito. Si è sbagliato. Per un quarto di secolo, ma si è sbagliato. Ovviamente sembra una mossa patetica e disperata. Ai limiti della fantapolitica. Non funzionerà mai, pensano tutti. Ma Matteo ha imparato a conoscere gli italiani. Anche quelli del Sud, che tutti immaginano pieni di senso dell’onore e di orgoglio. Lui invece ha capito che esistono meridionali che all’onore ci rinunciano su due piedi, se gli dai ciò che desiderano veramente: un capro espiatorio, qualcun altro a cui addossare le proprie colpe. Vogliono sentirsi come i padani che scaricavano tutto su Roma ladrona e sui terroni. Vogliono anche loro la loro Roma ladrona e i loro terroni. E Salvini glieli da: Bruxelles e gli immigrati. Meglio se dalle tinte epidermiche forti. In pochi anni Matteo Salvini passa dal vivere i centri social a scrivere “Ora le ruspe anche per i centri sociali”. Passa dall’essere il leader dei Comunisti Padani a essere uno dei leader dell’estrema destra europea. Passa dal cantare, ancora nel 2013, “senti che puzza, scappano i cani, stanno arrivando i napoletani” a gridare “Prima gli italiani”; passa dall’additare i meridionali come causa di ogni male, ad assolverli da ogni male. La sua carriera politica si rivela completamente fondata sull’incoerenza, su una contraddizione clamorosa, continua e patologica. Quasi comica ed assurda. Da romanzo. Prima delle elezioni promette che non governerà mai con i 5 Stelle ma con Berlusconi. Pochi mesi dopo tradisce Berlusconi ed è al governo con i 5 stelle. Rastrella voti e applausi in tv promettendo che nel suo primo Consiglio dei Ministri abolirà le accise sulla benzina. Non lo farà mai: né al primo, né al cinquantesimo Consiglio. Nel frattempo, nel 2017, scrive in un post che il Qatar fiancheggia i terroristi islamici. Un anno dopo si fa una foto in auto con il premier del Qatar, che definisce “un Paese rispettoso, tollerante, che ha allontanato l’estremismo (in un anno?), che ha voglia di investire in Italia e che apre le porte ai nostri imprenditori”. Sembra il teatro dell’assurdo ma è la realtà. Tutto ciò per cui è stato votato nei decenni lui lo ha sempre, tranquillamente e beatamente disatteso e rinnegato. In maniera sistematica. Come se niente fosse. E non su questioni di lana caprina, ma su questioni ideologiche e politiche inconciliabili. Da comunista a fascista, da Padania Libera a Prima gli italiani, da abbasso i meridionali a viva i meridionali, da mai con i 5 Stelle a governare con i 5 stelle, da Qatar terrorista a Qatar paese amico e tollerante. Salvini è un politico che o sbaglia sempre e clamorosamente, il che sarebbe grave; o è talmente disonesto da non cambiare idea per convinzione, ma per convenienza, che è perfino peggio. Ma a milioni di italiani non importa. Non vogliono coerenza o onestà. Vogliono solo un padrone che dica loro chi è oggi il cattivo di turno. Sanno che mente, che lo fa per convenienza e che cambierà ancora radicalmente idea. Ma che importa? Potrebbe andare peggio. Potrebbe piovere.