CERTI MILANESI, RAGIONIERI DELL’ANTICONFORMISMO

CERTI MILANESI, RAGIONIERI DELL’ANTICONFORMISMO

Mancio senza il Balo. Che cacchio vuol di’. E’ un titolo della Gazzetta della Sport riferito all’incontro della nazionale di calcio di ieri l’altro, il Mancio sarebbe l’allenatore Mancini, il Balo il calciatore Balotelli. Mo’, direte voi, che c’azzeccano ‘sti nomignoli da puffi? E’ che prevale il milanesismo, quella comune abitudine di apparire “fighi” o trendy a ogni costo, lanciando mode e modette buone o stupide che siano, tant’è che abitualmente diminuiscono i nomi, per cui un attimo,  di per sé elemento minimo e non riducibile come l’atomo, a meno di atomiche esplosioni, diventa un “attimino”, una fabbrica la fabbrichetta, un succo un succhino, un caffè un “caffettino” o “cafferino”, ma attenzione a ordinare un cappuccino al bar, vi guarderebbero male, la parola non si può diminuire in alcun modo e allora bisogna dire un “cappuccio”, l’importante è dare una vernice di anticonformismo, apparire alla moda, pur se noiosi, chiamando l’amico Giancarlo “Gianca”, Alessandro “Ale”, Valentino “Vale”, togliendo così ogni aura di sacralità ai nomi. Gliela cantava già il compianto Lucio Dalla in una sua famosa canzone.Milano è una città dove la vera originalità è esclusa, quella per esempio dei napoletani capaci di giocare con le parole ognuno a modo loro, sforzandosi di creare nuovi e divertenti calembour. I meneghini invece si adeguano a ogni moda di massa, sono i ragionieri dell’anticonformismo. Se nei partenopei prevale l’individualismo magnogreco, negli altri primeggia lo spirito gregario nordico.Mettiamoci pure le mode politiche, il fascismo, il terrorismo, il berlusconismo, il leghismo e quanto di peggio ha partorito l’Italia da un secolo in qua. E’ un modo per distinguersi, che volete, lo spirito chi non ce l’ha non se lo può inventare.Beati loro, non hanno di che sforzarsi, basta seguire la massa.