DIRE CHE RENZI È IL FRATELLO MAGGIORE DI DI MAIO E SALVINI È TAFAZZIANO

DIRE CHE RENZI È IL FRATELLO MAGGIORE DI DI MAIO E SALVINI È TAFAZZIANO

l nuovolibrodiMatteo Renziè, con anticipazioni diverse, su tutti i giornali. Dal punto di vista mediatico, si tratta di un’operazione riuscita a cui si aggiungeranno gli incontri nei teatri e lepresenze tivù. Dal punto di vista dell’editorenon so se si tratti di una genialata perché chi, come me, ha letto tutte le anticipazioni non comprerà il libro e può tacere di fronte all’eventuale domanda se l’avrebbe fatto senza questa pioggia di testi sui quotidiani. Ipolitici, sarebbe meglio dire gli uomini politici, sono abbastanza deludenti quando scrivono libri. Non ci sono mai racconti su incontri, su decisioni sofferte, sulla difficoltà di governare. Sono scritti esclusivamente per sistemare i conti con i propriavversari(meglio se del proprio stesso partito) o per rilanciare la propria immagine. Storicamente non servono. Ho l’impressione che anche il libro di Renzi entri in questa categoria di testimonianze sostanzialmente inutili. Ho per questo apprezzato lo sforzo che il vice-direttore (exRiformista) delFatto quotidiano,Stefano Feltri, ha fatto cercando nelle parole di Renzi “siluri” controMarco MinnitiePaolo Gentilonitutte costruite attorno alle vicende, ormai noiose, delcapitano Ultimo.Feltri si è indaffarato a mettere insieme indizi, ma io, che pure ho bazzicato laCommissione parlamentare di controllo sui Servizi, non ho capito dove vuole andare a parare. C’è una sola anticipazione che mi ha politicamente interessato, ed è quella apparsa suRepubblicain cui l’ex premier nega che vi sia una linea di continuità fra il suogovernoe quello di oggi e fra “rottamazione” epopulismo. Avrei apprezzato se Renzi avesse detto due parole in più sulla “rottamazione”, termine con cui lui pose sotto accusa una generazione di anziani purché fosse statacomunista, non pentita, e tantomenodemocristiana. Pulizia etnica in tempo di pace. Lasinistra, alla quale con molti mal di pancia si è aggregato Matteo Renzi, ha conosciuto tanteguerre civilie anche definizioni dell’avversariointerno di altrettanta e persino peggiore infamità. Quello che mi ha sempre colpito nella parola “rottamazione” è il suo profondogrillismo. Detto questo, e ilettoridi queste note sono testimoni, sono in polemica contro quel mondo di sinistra, disgraziatamente a me vicino, che usa paragonarerenzismoe grillismo stabilendo una continuità e giungendo (veri idioti) persino a preferireLuigi Di MaioeAlessandro Di Battistaal giovanotto di Firenze. Non mi stupisceil primitivismo della polemicama l’assenza dell’abc dellacultura politicae mi sorprendo quando vedo questa assimilazione fra due fenomeni così diversa fatta chi ha studiatoPalmiro Togliatti. L’Italiadi Renzi non è una Italia cattiva (dico solo questo), non è l’Italia che mette gli uni contro gli altricittadinidi diverso colore, di diversa fede, di diversa inclinazione sessuale. Il mondo di riferimento di Renzi non sono i manipolatori di vecchie idee usate prese dalle cantine dell’estremismo fascistané i suoi alleati internazionali elogiano lediscriminazioni razzialio sono indifferenti, se non ostili, allademocrazia. Anche il capitolo delleleggi socialiandrebbe affrontato con più cautela, pur avendo io la convinzione che i governi di Renzi e ispirati da Renzi non abbiano avuto questo tema al centro e soprattutto che la polemica con isindacati(che da sinistra fecero anche segretari deiDs) sia stata danno e devastante. Ma scrivere che Renzi è il fratello maggiore di Di Maio e Salvini è da Tafazzi. Non si fa male a Renzi ma a quelle altre cose lì.