IL GIOCO CRUDELE CHE RUBA L’ANIMA E DEVASTA LA SOCIETÀ

Contro il proliferare incontrollato di sale slot in Toscana, a Prato, il Codacons lo scorso dicembre aveva inviato una diffida alle Questure di Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa Carrara, Pisa, Pistoia, Prato e Siena, chiedendo di adottare provvedimenti urgenti a tutela dell’ordine pubblico e della salute dei cittadini Sono passati poco più di due mesi ed ecco che si rinnovano le preoccupazioni grazie alla diffusione da parte del Sole24 ore di un rapporto che evidenzia la drammaticità della situazione nella regione Toscana. In particolare il quotidiano incorona Prato come capitale italiana del gioco. Il capoluogo toscano porta alle casse dello Stato un gettito di 74,2 milioni di euro, per una spesa pro capite di 672 euro. Seguono Sassari (516 euro), Como ( 494,4 euro), Teramo (463,4 euro) e Sondrio (460,7 euro). Nelle prime 15 aree per gioco d’azzardo, dieci sono del centro nord. Milano è all’undicesimo posto, prima città metropolitana della graduatoria, con una spesa media pro capite di 414,6 euro e un gettito per l’Erario di 592,6 milioni. Valore superato solo da Roma. Gli abitanti della Capitale versano nelle casse dello Stato per il gioco d’azzardo oltre 700 milioni di euro. Le quattro città metropolitane, includendo anche Torino e Napoli, in totale portano all’Erario un gettito del 22%.Numeri impressionati, devastanti per le ripercussioni sociali oltre che economiche. Dati che colpiscono una città come Prato letteralmente assediata da sale gioco, Vlt, slot ma anche bische clandestine che nascono e improvvisamente spariscono.Dati che per altro non tengono conto del mondo delle scommesse clandestine, dell’usura collegata a quel mondo, del dramma spesso nascosto che cova nelle famiglie vittime del gioco online dove i giovani consumano i soldi delle proprie famiglie avvelenando l’esistenza in scommesse fatte sullo schermo del computer. Secondo i dati emersi gli italiani continuano a prediligere le slot machine, che da sole intercettano quasi il 60% dell’intero mercato dei giochi pubblici. Secondo i dati de Il Sole 24 ore, oltre 10,3 miliardi sono finiti in new slot e video lottery. In totale la spesa “fisica” per i giochi, al netto delle vincite, è di 19 miliardi di euro. Lo Stato si finge interessato ai drammi generati dalle ludopatie ma gli incassi, il denaro contante che arriva quotidianamente fa dimenticare il ruolo di biscazziere e le ricadute sulla popolazione. Lo Stato che da una mano prende, mentre perde di vista quanto deve impegnarsi per quelle spese che ogni anno crescono per curare le vittime delle trappole crudeli.Uno Stato che consuma energie per costruire e tenere in vita un sistema di protezione sanitario che cerchi di dare un minimo sollievo a quanti sono caduti nella trappola mortale del gioco. Per combattere la ludopatia il governo avrebbe pronti altri due decreti attuativi, già inviati alla Commissione europea, che permetteranno di far funzionare le slot-machine solo con la tessera sanitaria. Limitandone così l’accesso solo ai maggiorenni come del resto dovrebbe accadere oggi Secondo le aspettative dell’esecutivo, questo meccanismo permetterebbe di tracciare i giocatori, avendo così la possibilità di individuare anche i futuri percettori del reddito di cittadinanza. Le spese in giochi d’azzardo, portate alla luce del sole, indirizzerebbero così la perdita dei sussidio anche se poi alimenterebbero il mondo delle scommesse clandestine. Il provvedimento, la cui attuazione sarebbe prevista per il 1° gennaio 2020 corre così il rischio di esser solo l’ennesima benda che vuol curare, coprire una piaga ormai putrida. Ben più consistenti sembrerebbero le normative a livello regionale. Esiste infatti una legge regionale Toscana del 18 ottobre 2013, la n. 57 “Disposizioni per il gioco consapevole e per la prevenzione della ludopatia che può darsi avanzata” che se pienamente applicata ed integrata potrebbe dirsi davvero “avanzata”.La normativa prescrive all’art. 4 il divieto di esercizio delle sale da gioco ubicate in un raggio inferiore ai 500 metri dai siti sensibili – spiegano dal Codacons– Con una recente circolare il Ministero dell’Interno ha impartito a tutte le Questure d’Italia di tener conto, in sede di rilascio delle licenze ex art. 88 TULPS, anche della disciplina regionale e locale in tema di distanze minime dai luoghi qualificati come sensibili nonché, in caso di licenze già rilasciate, di valutare di revocarle ex art. 21 nonies della L. n. 241/90. A fronte di tali disposizioni, tuttavia, si assiste in regione al proliferare di sale slot che aprono anche in violazione delle distanze minime previste dalla normativa, rappresentando un pericolo sia per l’ordine pubblico, sia per la salute dei cittadini, che rischiano di sviluppare forme di dipendenza da gioco. Pertanto il Codacons ha inviato oggi una formale diffida alle Questure chiedendo di “avviare le dovute indagini e conseguentemente a voler provvedere a inibire gli atti e i comportamenti lesivi degli interessi dei consumatori e degli utenti nei termini sopra esposti, adottare le misure idonee a correggere o eliminare gli effetti dannosi delle violazioni accertate, il tutto dandone notizia alla scrivente, e pertanto segnatamente: a) a non rilasciare, le autorizzazioni ex art. 88 TULPS per tutti quei locali che risultano ubicati in zona non consentita dalla normativa regionale e/o comunale di competenza; b) revocare ex art. 21 nonies della L. n. 241/90, se già rilasciate, le autorizzazioni ex art. 88 TULPS per tutti quei locali che risultano ubicati in zona non consentita dalla normativa regionale e/o comunale di competenza”. Ma il gioco è anche fenomeno culturale, figlio di una società che imbarbarendosi lascia cadere i suoi figli più fragili in un mondo che promettendo la soluzione dei problemi in realtà ne cattura l’anima per metterla al servizio di una droga che una volta assunta non lascia spazio a niente. Una droga che alimenta un comparto che vive in piena legalità ma che viene di continuo infiltrato da organizzazioni mafiose che come spesso denunciato, forniscono un servizio “completo”. Vere e proprie piovre che individuano luoghi dove poter piazzare sale gioco e macchinette e poi avvolgono con i loro tentacoli i malcapitati che rovinano loro stessi e loro famiglie fornendo poi anche i mezzi, con l’usura, per proseguire a dissanguare le loro vittime fino all’estreme conseguenze. Per parte sua la Toscana destinerebbe 3 milioni e 154mila euro dalla quota del fondo sanitario indistinto spettante per la realizzazione di interventi di contrasto al gioco d’azzardo patologico. Una somma che, in chiusura del 2018, è stata ripartita fra le tre Aziende sanitarie toscane, con una delibera presentata dall’assessore regionale al diritto alla salute e al sociale Stefania Saccardi e approvata dalla giunta regionale nell’ultima seduta. Malgrado il tema sia di proporzioni impressionate sarebbero stati fatti molti passi avanti sul versante del contrasto alla ludopatia. La regione Toscana aveva approvato una legge regionale già nel 2013, aveva avviato numerose azioni di informazione, prevenzione, formazione, ricerca e monitoraggio, indirizzate soprattutto ai giovani, e dato vita ad un Piano regionale di contrasto. A settembre dello scorso anno era stato presentato un logo ‘No Slot’ destinato agli esercizi pubblici e ai circoli. L’importo assegnato alla Toscana sarebbe stato distribuito fra le tre Aziende sanitarie sulla base della popolazione residente nella fascia di età 15-74 anni: alla Toscana Centro (dove ricade il Valdarno fiorentino) è andato 1 mlilione 370mila euro; alla Toscana Nord-Ovest 1 milione e 80mila euro, alla Toscana Sud-Est (con il Valdarno aretino) 700mila euro. Come stabilito in base all’intesa sancita in sede di Conferenza Stato-Regioni dello scorso agosto, questo budget dovrà essere destinato ad azioni di assistenza socio-sanitaria, residenziale e semi residenziale nei confronti di persone con dipendenza patologica. Le Aziende inoltre si impegnano, entro la fine del 2019, a presentare una relazione in cui vengono indicate le attività di prevenzione, cura e riabilitazione del disturbo da gioco d’azzardo patologico, realizzate nel 2018, evidenziando, tra le altre cose, le azioni di potenziamento dei servizi pubblici di prevenzione, cura e riabilitazione delle persone affette dal disturbo; il numero di pazienti in carico ai servizi territoriali; quelli inviati in strutture residenziali o semi-residenziali per svolgere un programma terapeutico; il numero di operatori formati tramite corsi attivati direttamente dall’Azienda o di livello regionale e nazionale. Le stesse Aziende sanitarie dovranno infine presentare anche una rendicontazione contabile riepilogativa dei costi sostenuti per le attività svolte. Di seguito le parti salienti del testo della legge in vigore in Toscana la n. 4 del 23/01/2018 “Prevenzione e contrasto delle dipendenze da gioco d’azzardo patologico”, che modifica in alcuni aspetti la precedente disciplina di cui alla legge n. 57 del 2013 (già modificata nel 2014) aveva ricevuto il via libera da parte del Consiglio dei ministri del 21 marzo 2018, richiama espressamente nel suo preambolo le sentenze della Corte costituzionale del 2011 e 2017 e l’Intesa del 7 settembre 2017 in sede di Conferenza unificata Stato autonomie locali, che legittimano le misure regionali di contrasto al disturbo da gioco d’azzardo anche attraverso l’imposizione di distanze minime dai luoghi sensibili. Qui di seguito sono sintetizzati gli aspetti principali: Osservatorio regionale sul fenomeno della dipendenza da gioco(art. 3, istituito dalla legge del 2013). per monitorare il fenomeno della dipendenza da gioco, formulare proposte per il Consiglio e la Giunta regionale e promuovere le campagne di informazione e sensibilizzazione di cui all’art. 8. Distanziometro (nuovo art. 4) Viene precisata la normativa riguardante il divieto di apertura di centri di scommesse e di spazi per il gioco con vincita in denaro situati ad una distanza inferiore a 500 metri, misurata in base al percorso pedonale più breve, da istituti scolastici di qualsiasi grado (comprese le scuole dell’infanzia e i nidi d’infanzia), luoghi di culto, sedi operative dei centri socio-ricreativi e sportivi, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o socio-assistenziale;, istituti di credito e sportelli bancomat, esercizi di compravendita di oggetti preziosi ed oro usati. I comuni possono individuare altri luoghi sensibili soggetti alla disciplina del comma 1, tenuto conto dell’impatto degli stessi sul contesto urbano e sulla sicurezza urbana, nonché dei problemi connessi con la viabilità, l’inquinamento acustico e il disturbo della quiete pubblica. E’ vietata altresì la nuova installazione di apparecchi per il gioco lecito (se non nel caso di sostituzione di apparecchi guasti, nel rispetto della legislazione vigente) anche in caso di stipulazione di un nuovo contratto, anche con un differente concessionario, nel caso di rescissione o risoluzione del contratto in essere o di trasferimento della sede dell’attività. Divieto di pubblicità e promozione (nuovo art. 5). La legge regionale, nel vietare la pubblicità dei giochi con vincite in denaro nel caso di incitamento o esaltazione del gioco ovvero nei casi disciplinati dal decreto legge n, 158 del 2012, prevede altresì il divieto di qualsiasi attività pubblicitaria relativa all’apertura o all’esercizio di spazi per il gioco con vincita in denaro o centri di scommesse. Obblighi dei gestori e del personale (nuovi art. 6 e 7). La nuova legge dispone l’obbligo per i gestori di centri di scommesse e di spazi per il gioco con vincita in denaro di esporre, all’esterno e all’interno dei locali, materiale informativo finalizzato a evidenziare i rischi connessi alla dipendenza da gioco, a segnalare la presenza delle strutture dedicate alla cura e assistenza dei giocatori affetti da Gap; devono essere adottate misure per bloccare automaticamente l’accesso dei minori ai giochi ed avvertire automaticamente il giocatore dei rischi derivanti dalla dipendenza da gioco. I gestori ed il personale devono obbligatoriamente partecipare ai corsi di formazione e aggiornamento organizzati dalla regione ai sensi dell’art. 7. Campagne di prevenzione e sensibilizzazione (artt. 8 e 8bis). Sono previste iniziative, in particolare nelle scuole, sui rischi e sui danni derivanti dalla dipendenza dal gioco. Attività di recupero (art. 9). E’ previsto il finanziamento di progetti promossi dai soggetti del terzo settore per il reinserimento sociale di persone con problematiche e patologie legate al gioco e l’assistenza alle loro famiglie. Disposizioni in materia di IRAP (art. 11). Dal 2014 è prevista la maggiorazione dell’aliquota dell’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) per gli esercizi pubblici e commerciali e i circoli privati con gli apparecchi da gioco e la riduzione per quelli che li dismettono. Esercizi no slot (art. 12) Gli esercizi e i circoli che non istallano apparecchi per il gioco lecito possono richiedere alla Giunta regionale il rilascio in uso del logo identificativo “No Slot”. Controlli e sanzioni (artt. 13 e 14). La legge stabilisce i controlli a carico dei comuni e la destinazione delle sanzioni per le diverse violazioni della legge Una serie di norme abbastanza considerevoli che non hanno impedito però il proliferare del subdolo “gioco” delle scommesse La foto allegata è di Tiziana Luxardo per la recente campagna Codacons contro il dramma del gioco d’azzardo