CONSIGLI PER LA SINISTRA

Trovato un interessantissimo, (come ormai mi capita spesso, negli editoriali di Claudio Cerasa, Direttore deIl Foglio), incipit rivolto alla Sinistra italiana, suun progetto che parla di una Sinistra che voglia essere alternativa non al proprio passato, ma al presente del sovranismo imperante in vaste, ( forse maggioritarie) aree del Mondo, e nascente in molti paesi del Vecchio Continente: per tornare ad esser competitiva, alla Sinistra italiana, ma vale per tutte le Sinistre, “rimarcare le sue distanze da un sovranismo assistenzialista, anti europeo, ostile alle imprese, nemico della crescita, incompatibile con la creazione di lavoro.”Non è che mancasse nel panorama politico italiano una critica ben motivata e precisa dei gravi impedimenti dell’Italia, chi legge qua, li può quasi elencare a memoria:mancanza di una politica attiva del lavoro, il Jobs Act era, a mio avviso, un primo passo nella direzione giusta, ma con la fine degli incentivi per l’assunzione a tempo indeterminato si à fermato il treno, una vera rivoluzione copernicana a dirigere gli investimenti pubblici nel settore della Ricerca e dello Sviluppo, ripristinando gli sgravi fiscali e investendo massicciamente nelle conoscenza, università, ricerca di base e applicata, come sono la Fraunhofer Gesellschaft in Germania che su questo settore non sarebbe da detestare, ma semplicemente da copiare.Il fatto che la Sinistra abbia aderito tardivamente e molto cautamente al Rei è stato un grave errore: ma non per buttare più soldi in assistenza, ma perché il sistema di affidarsi a Enti locali, Associazioni, Caritas ha funzionato nei limiti bene: sono loro che conoscono di nome e cognome i veri poveri – e pure i finti poveri, gli approfittatori.Così la sinistra ha lasciato al M5S il cavallo di battaglia politico.Perchè il RdC è di per se, ripeto, una cosa buona e giusta.Non perché esistono forme di sostegno simili in tutta l’Unione, ma perché è giusto non lasciare nessuno in assoluta povertà. E’ indegno della nostra ricchezza come nazioni.Il problema italiano è però un altro: se mancano i posti di lavoro da offrire il RdC si trasforma in assistenzialismo puro. E poi: ascoltate l ‘ “Alleanza contro la povertà”: due terzi dei veri poveri non possono lavorare, per condizioni familiari e personali. Sono percentuali che si riscontrano anche in Germania, in altri paesi, pure con un mercato florido del lavoro, 80% di occupazione a confronto dei 60% dell’Italia (quante persone disilluse.. che non cercano più) con una delle più basse quote di lavoro femminile (penultima in Europa), in Italia.Tutte le formazioni politiche dovrebbero aver uno solo obiettivo:Creare lavoro, lavoro, lavoro. Questo dovrebbe essere lo slogan, ma NON l’autarchia dei sovranisti con la chiusura doganale, con dazi: un forte abbassamento della tassazione sul lavoro e fortissimi investimenti nell’intelligenza del Paese, che pure non manca. Come avete potuto leggere qua ed altrove, la strada di questa destra al potere a Roma e altrove porta direttamente alla fuga dei giovani più istruiti, che, anzichè produrre Pil in Italia, lo faranno altrove. Ora si dirà, tutto a vantaggio dei paesi riceventi (Germania et al), ma questa fuga ha anche un effetto collaterale, indebolisce si l’Italia, e l’Italia è un grande partner e anche cliente dell’industria tedesca, che fornisce non solo alimentari (sempre di grande qualità…) ma soprattutto i pezzi delle auto di primissima qualità, elettronica, meccanica fine, e se mancano gli specialisti in Italia, ne soffre anche il grande compratore, la Germania. Se uno nell’Unione sta male, non è che sia un giorno di festa per l’altro. Il ritorno all’autarchia, alle frontiere chiuse, alla chiusura anti-europea fa male soprattutto all’Italia. L’ignoranza della demografia che ha portato a quota 100, fa deflagrare i conti dello Stato, come le clausole di salvaguardia di una manovra pro-ciclica: a breve.E allora, che i partiti si preparino. Una destra -desalvinizzata, una sinistra de-corbyn-melenchonizzata. Tornate alla centralità della fabbrica (moderna), chiedete a chi lavora, che cosa si vuole, chiedete agli industriali italiani, ai miglior ricercatori italiani.Chiedete a chi produce la ricchezza del Paese.