L’ITALIA BENE VISTA DA FUORI? BUFFA. ANCHE SE DI DIVERTENTE NON C’È POI MOLTO

Che buffo, da fuori, vedere l’Italia bene, l’Italia da bere, l’Italia arrivata e vincente, quella che alcuni chiamano la casta e altri la classe dirigente e un tempo veniva definita la borghesia, dare i numeri invocando quotidianamente il 24/7 all’americana (negozi aperti giorno e notte tutto l’anno, Natale e altre feste comandate incluse) e il 996 cinese (12 ore di lavoro al giorno, dalle nove alle nove, sei giorni la settimana), ma poi scomparire per via del lunghissimo ponte di primavera. Quest’anno metà dei miei interlocutori sono diventati introvabili o inaffidabili dal giovedì santo, 18 aprile, e ormai mi aspetto che tornino a pieno regime lunedì 6 maggio, o forse il giorno dopo perché un po’ di rodaggio sarà a quel punto necessario. Anche quelli che sono restati a presidiare il fortino si aspettano che non succeda niente, come nella seconda metà di agosto, e sono un po’ risentiti che la loro quiete venga disturbata.Vivo in un paese dichiaratamente stacanovista come gli Stati Uniti, patria del liberismo pienamente realizzato e infatti l’unico al mondo in cui la legge non imponga neanche un giorno di ferie pagate per i dipendenti. Per cui ci mancherebbe, non credo nei miti dell’efficienza e della produttività e sono assolutamente favorevole a lunghe vacanze e obbligatorie, alla santificazione delle feste e a giornate e settimane lavorative corte anzi cortissime. Ma per tutti, non solo per i benestanti o per i furbi, e tanto meno per chi vuole godersele sfruttando il lavoro degli altri.