L’ITALIA DELL’ESPERIMENTO MILGRAM

Nel 1961 lo psicologo statunitense Stanley Milgram realizzò un esperimento con 40 comunissimi soggetti – persone dai 20 ai 50anni – presi a caso con un annuncio sul giornale. I partecipanti venivano portati in una camera con leve e bottoni. Dall’altra parte del vetro, seduto su una specie di sedia elettrica, c’era legato un altro soggetto (in realtà un attore), fintosi anche lui ignaro partecipante all’esperimento. Ai soggetti reali dell’esperimento veniva affidato il compito di porre delle domande al tizio seduto sulla “sedia elettrica”, e infliggergli delle scosse elettriche in caso di risposta sbagliata. E più il soggetto (l’attore) sbagliava, più intensa doveva essere la scossa: dai 15 volt (solletico), fino a 450 volt (convulsioni e svenimento). Ovviamente l’attore non riceveva alcuna scossa, fingeva reazioni via via più dolorose: ma questo i partecipanti non lo sapevano. Infine c’era un terzo soggetto: lo “sperimentatore”, una specie di autorità che, alle spalle del partecipante all’esperimento, lo autorizzava e pungolava a infliggere la scossa con frasi come: “è necessario che lei continui”, “è indispensabile”, “deve proseguire”. Il risultato fu agghiacciante: nonostante le atroci urla (dell’attore), le sue suppliche, le preghiere di smetterla, ben il 65% dei partecipanti arrivò a infliggergli tutte le scosse, fino all’ultima, quella da 450 volt. Il restante 35%, salvo pochissimi, arrivò comunque alla penultima e terzultima scossa: anche loro nonostante suppliche e urla. Perché dei comunissimi cittadini arrivarono a infliggere liberamente, senza alcuna costrizione (erano liberi di fermarsi), atroci torture a persone che non avevano mai visto e che non avevano fatto loro alcun male? Solo perché davano risposte sbagliate a stupide domande? E questo pur sapendo che su quella sedia potevano esserci loro, visto che prima dell’esperimento veniva svolto un (finto) sorteggio tra chi avrebbe dovuto dare le scosse e chi riceverle? Perché in breve, secondo Milgram, si sentivano legittimate dall’autorità, dal capo che diceva loro che in quel momento essere crudeli era necessario. Anche se necessario non lo era affatto (era solo un quiz). Mezzo secolo più tardi vediamo, in un colossale Esperimento Milgram, milioni di normalissimi cittadini tifare con frasi atroci e sconvolgenti per l’abbandono in mare di persone che non hanno fatto loro niente di male, che hanno subito indicibili torture, che se tornassero in Libia morirebbero tra quelle torture, perché un’autorità dice loro che “è necessario”, che “è indispensabile”, che non c’è scelta, che è un’invasione, che tolgono soldi agli italiani, che ce li prendiamo tutti noi. Balle smontate da qualunque numero, statistica, fatto. Qualunque. Ma che bastano a legittimare milioni di persone a fare, dire, pensare atrocità che mai avrebbero mai fatto, detto, pensato. A dare le atroci scariche nonostante le urla e le suppliche. A premere il pulsante. A tirare fuori il peggio. Perché sì. Perché hanno sbagliato. La risposta.