REGIONALISMO DIFFERENZIATO. MA SI PUÒ SAPERE COSA NE PENSANO I 5 STELLE?

Regionalismo rafforzato, autonomia differenziata, federalismo effettivo. Quanti eufemismi per chiamare una questione vecchia almeno da venti anni: prima il Nord. Non occorre girare intorno al problema. Ormai poche ore e il dilemma sarà sciolto. In realtà nessun dilemma, è tutto amaramente chiaro a chi sa leggere i segni dei tempi. La proposta dell’autonomia rafforzata è in essere. La bozza di intesa stando al ministro “leghista” degli affari regionali ( o meglio ministro delle regioni del nord) sarebbe stata già elaborata. Il Ministro dell’interno, tanto per non fare mancare la sua autorevole voce in materia, fosse anche in arte culinaria o in enologia, avrebbe precisato che con il Movimento 5 Stelle “sarebbero d’accordo”. Così Matteo Salvini ieri avrebbe risposto a chi gli chiedeva se fosse tutto a posto sul fronte delle autonomie in vista del Consiglio dei ministri odierno. Intanto sempre ieri il ministro per gli Affari Regionali, Erika Stefani, aveva fatto sapere: “Non c’è nessuno slittamento. I testi sono pronti e li porto in Consiglio dei Ministri. Restano dei nodi politici sui quali discutere”. Quindi la Secessione è davvero in atto. Se ben 23 materie quali Cultura, Sanità, rapporti internazionali, programmazione e gestione delle autorizzazioni per le fonti energetiche che rappresentano il cuore il cuore di uno Stato vengono devolute integralmente alle regioni si comprende bene che non può parlarsi esclusivamente di autonomia. Rumoreggiano alcuni governatori meridionali, in testa De Luca e si sentono altri cinguettii che non impensieriscono il progetto, anzi il sogno mai sconfessato della Lega. Verrebbe spontaneo osservare che la iattura non ha matrice leghista. Quindi chi oggi si batte il petto, chi dagli scranni parlamentari dell’opposizione lancia strali e anatemi, dovrebbe fare un mea culpa enorme avendo dato origine allo scempio con la modifica nel 2001 del titolo V della Costituzione. Dovrebbe pentirsi di avere dato nel 2018, governo Gentiloni, il via libera alle intese Stato/ Regioni foriere del grande misfatto tutto italiano delle ” autonomie rafforzate” Suonano, pertanto, tardive, quasi ingiuriose le osservazioni di una opposizione che quando era stata al governo aveva avallato questa richiesta di autonomia. Ma suona strano il silenzio del Movimento 5 Stelle. Non era al governo. I vaffa li aveva mandati anche per questo a chi all’epoca sedeva a Palazzo Chigi. Forse si dovrebbe spiegare a Di Maio a Di Battista e company che questo regionalismo differenziato coinvolge il Sapere nazionale, la Salute dei cittadini, e tanti altri nevralgici aspetti che fanno di uno Stato una nazione. Che i ragazzi a scuola, secondo la latitudine in cui vivono, potrebbero essere costretti a studiare chi solo Cavour e storia sabauda e chi solo Borboni o Pitagora. Che i medici o i professori o i vigili o i poliziotti dovrebbero avere atto di nascita e certificato di residenza nelle regioni virtuose che, al momento, sarebbero solo tre. Stando alle dichiarazioni di Salvini dell’ultima ora il Movimento, coeso, sarebbe d ‘accordo. La bozza di disegno di legge da sottoporre al voto e non al vaglio del Parlamento, trattandosi di una procedura rafforzata di approvazione delle intese, viene recepito dalla Commissione legiferante, trasformato in disegno di legge che poi le Camere dovranno approvare a maggioranza assoluta senza discussione. In gergo tecnico/popolare: la politica del prendere o lasciare! Il PD annuncia bagarre e proteste. Verrebbe spontaneo osservare che la presa di posizione pare ipocrita dato che ben diciotto anni fa era stato proprio il governo di centro sinistra il promoter della modifica costituzionale. Forza Italia con il suo Leader, pare al momento ancora Berlusconi, sostiene che l’autonomia è necessaria ma che occorre un ampio dibattito parlamentare. Così Fratelli d’Italia il cui sussurro non sempre è comprensibile e non sempre coerente. Trattasi di sostenitori “cauti” altra immagine eufemistica per definire di fatto coloro che amano, in periodo pre elettorale, dare un colpo alla botte e uno al cerchio. Il Presidente della Camera, Fico, illuminato improvvisamente sulla via di Damasco, grida il suo urlo nel deserto: importante è che il Parlamento abbia un ruolo centrale. Forse a costoro e a Fico, in primis, sfugge qualche passaggio essenziale, nulla che un bravo costituzionalista o un attento lettore della Costituzione non possa comprendere: nel caso di legge con procedimento di approvazione rinforzata quale questa, il ruolo del Parlamento è solo in funzione notarile, deve solo ratificare quanto di fatto già formalizzato dal governo e poi dalla Commissione. Pertanto il Movimento 5 Stelle non ha alibi, oggi, per il suo protratto silenzio. Anche Pilato condannò Cristo lavandosi semplicemente le mani. Un silenzio che pare un bavaglio e, ai più maligni, appare come il corrispettivo per gli innumerevoli emendamenti che la Lega ha posto sul reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia dei pentastellati. Do ut des?Quoque tu, Movimento del Cambiamento? E se le regioni del sud decidessero di tornare al regno delle due Sicilie? Se improvvisamente la mafia,la camorra,la ‘ndrangheta si ricordassero delle ragioni per le quali sono nate, taciute e mistificate dai libri di storia nazionale, e investissero risorse nei paesi di origine, accrescendo esclusivamente il loro pil? Una provocazione ovviamente, una estrema visione tesa a evidenziare che la credibilità si merita sul campo con scelte coerenti, chiare e coraggiose che ad oggi latitano. Poi il pensiero va a quella Carta Sovrana, custode non solo di principi fondamentali ma anche di una storia vestita del sangue indistinto di uomini del nord e del sud, e si torna a sperare in un rigurgito di dignità di chi fino a ora si è professato diverso e non aveva avuto ruolo nella ideazione della secessione mascherata. E si crede ancora in un tricolore non candeggiato , protetto se non dai partiti almeno dagli uomini.