TRA PD E M5S UN DIALOGO NON È PIÙ IMPOSSIBILE

TRA PD E M5S UN DIALOGO NON È PIÙ IMPOSSIBILE

Il Movimento 5 stelleè in grande difficoltà. Dopo mesi e mesi di atoniasi è accorto cheMatteo Salvininon solo gli sta portando via glielettorima vuole costringerlo a stare incatenato a ungovernocontrollato dalministro di polizia. Luigi Di Maioè ormai vittima delle proprie macchinazioni: si era convinto di aver stretto un patto con unalleatoaffidabile e si è trovato il proprio assassino in casa come nei classicicrimeamericani, aveva creduto che ilreddito di cittadinanzaavrebbe garantito unabase elettoralefra ipoveri, ma si è accorto che porta più voti laxenofobia, aveva puntato suValdimir Putine Salvini si è messo in fila per baciare la mano diDonald Trump. La situazione è ben oltre il livello di gravità istituzionale consentita da da una crisi politica. Dalla sera del 23 aprile abbiamo due governi e sarà un momento terribile quando vedremo gli effetti sugli apparati di forza di questo colpo di mano leghista che sta esautorando ilpremiere il partito che lo ha inventato. Di Maio pensa che con un po’ dipropagandapassa tutto. Va in tivù con lecapoliste donnecome fecero altri, nelPd, prima di lui e non le fa quasi parlare. Scopre ilprimato dell’antifascismo, inorridisce per le parole delconvegno suprematista di Verona. Cerca, in pratica, di dire al proprioelettorato di sinistra: «Restate con noi, la sinistra può stare con noi, lo vedete che citiamoEnrico Berlinguer?». Credo che molti elettori di sinistra siano già scapparti, pochi sono tornati alPartito democratico, molti sono rimasti a casa, delusi da un bolla elettorale che essi stessi avevano voluto creare. Di Maio, libero ormai daAlessandro Di Battistae senza l’assillo diBeppe Grillo, ma forse sotto il dominio ferreo e incontrollato diDavide Casaleggio, cerca spasmodicamente di stare a galla ma prende sempre più schiaffi in faccia con l’aria di quel personaggio di Totò che veniva chiamato «Pasquale» a ogni ceffone e a chi lo invitava a difendersi diceva: «E che sono io Pasquale?». C’è poco da stupirsi per questa conclusione deludente della parabola grillina. Tanto meno ci si può commuovere perVirginia Raggi,Danilo Toninellie altri esemplari della “bella politica”. Il tema per la sinistra è di avere unastrategiae unatattica. Come chiedevano i sacri testi. La strategia dovrebbe essere quella di ricostruire unaalleanza fra sinistre, le metto al plurale, emoderatidi varia provenienza, anche di destra purché difensori dellaCostituzionee soprattutto convinti che non bisogna dare il Paese in mano a chi lo consegnerà aSteve Bannon. IlMovimento 5 stelleè in grande difficoltà. Dopo mesi e mesi di atoniasi è accorto cheMatteo Salvininon solo gli sta portando via glielettorima vuole costringerlo a stare incatenato a ungovernocontrollato dalministro di polizia Luigi Di Maioè ormai vittima delle proprie macchinazioni: si era convinto di aver stretto un patto con unalleatoaffidabile e si è trovato il proprio assassino in casa come nei classicicrimeamericani, aveva creduto che ilreddito di cittadinanzaavrebbe garantito unabase elettoralefra ipoveri, ma si è accorto che porta più voti laxenofobia, aveva puntato suValdimir Putine Salvini si è messo in fila per baciare la mano diDonald Trump. La situazione è ben oltre il livello di gravità istituzionale consentita da da una crisi politica. Dalla sera del 23 aprile,come titola giustamenteRepubblica, abbiamo due governi e sarà un momento terribile quando vedremo gli effetti sugli apparati di forza di questo colpo di mano leghista che sta esautorando ilpremiere il partito che lo ha inventato. Di Maio pensa che con un po’ dipropagandapassa tutto. Va in tivù con lecapoliste donnecome fecero altri, nelPd, prima di lui e non le fa quasi parlare. Scopre ilprimato dell’antifascismo, inorridisce per le parole delconvegno suprematista di Verona. Cerca, in pratica, di dire al proprioelettorato di sinistra: «Restate con noi, la sinistra può stare con noi, lo vedete che citiamoEnrico Berlinguer?». Credo che molti elettori di sinistra siano già scapparti, pochi sono tornati alPartito democratico, molti sono rimasti a casa, delusi da un bolla elettorale che essi stessi avevano voluto creare. Di Maio, libero ormai daAlessandro Di Battistae senza l’assillo diBeppe Grillo, ma forse sotto il dominio ferreo e incontrollato diDavide Casaleggio, cerca spasmodicamente di stare a galla ma prende sempre più schiaffi in faccia con l’aria di quel personaggio di Totò che veniva chiamato «Pasquale» a ogni ceffone e a chi lo invitava a difendersi diceva: «E che sono io Pasquale?». C’è poco da stupirsi per questa conclusione deludente della parabola grillina. Tanto meno ci si può commuovere perVirginia Raggi,Danilo Toninellie altri esemplari della “bella politica”. Il tema per la sinistra è di avere unastrategiae unatattica. Come chiedevano i sacri testi. La strategia dovrebbe essere quella di ricostruire unaalleanza fra sinistre, le metto al plurale, emoderatidi varia provenienza, anche di destra purché difensori dellaCostituzionee soprattutto convinti che non bisogna dare il Paese in mano a chi lo consegnerà aSteve Bannon. La tattica comprende il tema che ossessiona la sinistra dopo la botta delle ultime Politiche. Si sa che molti pensano e sperano in un accordo con i 5 stelle. Alcuni pensano così di dominare questo gruppo di incapaci mettendogli addosso i “cagnacci”, altri pensando che sia l’unico rimedo per rientrare in contatto con il vecchio elettorato, altri ancora, e crescono giorno dopo giorno, perché solo un pattoPd-M5spuò fermare Salvini. Quest’ultimo è l’unico argomento interessante. Ma come si può davvero fermare il capo dellaLega? Se icinque stellefacessero cadere su una linea chiara il governo, sarebbe da stupidi non accettare un confronto parlamentare con loro. Servirebbero però punti fermi per non imbarcare col bambino tanta acqua sporca. Serve che la fase che precede l’eventuale incontro veda il Pd in campo ogni minuto per contrastare con forza l’assedio ideologico dei leghisti nei quartieri borderline e là dove si è persa ogni speranza e si guarda allasoluzione autoritaria. Mesi fa era azzardato dirlo, ma oggi possiamo affermare cheMatteo Salvini ha in testa un governo autoritarioe quel poveraccio diSilvio Berlusconi, con la proposta di unirepopolari e sovranisti, ancora una volta gli sta dando una mano. È una fortuna che questo Berlusconi perda e la sua gente si disperda ed è augurabile che molti vengano con la sinistra. Insisto nel dire aNicola Zingaretticose semplici. Lacomunicazione politicaè un mix di strumenti, di linguaggi, di contenuti, di facce. Nell’ultima puntata diDiMartedìconGiovanni Florisc’era una leghista antipatica ma preparata, due giornaliste che difendevano l’una Salvini, l’altra i pentastellati e il Pd aveva la solitaAlessandra Morettiappena uscita dal parrucchiere per la cena del Rotary della sua città. Zingare’, o mandi combattenti competenti , maschi o femmine, o desisti.