IL MATTEO RENZI CHE SE NE VA PER “UN’ALTRA STRADA”

IL MATTEO RENZI CHE SE NE VA PER “UN’ALTRA STRADA”

Personalmente, ma posso sbagliare, non credo che Renzi voglia fare un suo partito perché, una volta visti i possibili esiti (chi ha fatto i sondaggi prevede sia roba del 4% circa), cercherà di fare altre cose per restare a galla onde recitare, alla bisogna, la parte di “riserva della Repubblica”. Non sarebbe il primo, del resto, e ha anche mostrato di essere abbastanza individualista e politicamente presuntuoso e ambizioso da credere di poter recitare questa parte. “Dio ce ne scampi e liberi!” naturalmente. Ma forse è arrivato il momento che lo stesso dio (per chi ci crede) liberi anche i socialisti e ogni altro democratico veramente progressista  dallo scrupolo e/o dal pregiudizio che, in chiunque provenga dal Pci-Pds-Ds, sia individuabile il nemico comunista trinariciuto di antica memoria. Sono convinto, cioè, che chi ruota intorno a questa opinione provincializzi davvero oltre misura la politica italiana. Un grande problema esiste, ma non è molto diverso da quello di tutte le famiglie del socialismo democratico europeo e di coloro che si richiamano a una sinistra che c’è e ci sarà sempre. Tutti noi, voglio dire, dovremmo darci una mossa per riunirci, anziché dividerci, in una formazione europeista, democratica e progressista, combattiva nel nome del lavoro, dell’ambiente, della pace e della tolleranza (che non vuol dire laissez-faire). Inviterei – per esempio e tanto per cominciare – a leggere o rileggere il troppo dimenticato Domenico Settembrini in quel suo gioiello di piccolo ma colto libro ove pose, fin dal titolo, un interrogativo di carattere strategico: “C’è un futuro per il socialismo? E quale?” (Laterza editori, prima edizione 1996). Il libro uscì quando il muro di Berlino era già caduto da sette anni, tangentopoli stava uscendo dalle cronache quotidiane e Berlusconi era in campo. Ne sono passati altri ventitré, di anni, molte cose sono cambiate, ma di una risposta al quesito di cui sopra non vedo ancora l’ombra. Credo che questo sia il vero problema di chi, oggi, si colloca a sinistra in coscienza e in buona fede. Il libro di Renzi, invece, si intitola “Un’altra strada”. E allora noi che siamo di sinistra non possiamo che dirgli: «Vada… vada…». Ma si ricordi che, al bivio, se una strada volge a sinistra l’altra volge a destra. Tertium non datur.