DA TIRABOLU A DUZCE, POI DI NUOVO IN GRECIA. GULE GULE

DA TIRABOLU A DUZCE, POI DI NUOVO IN GRECIA. GULE GULE

Buono bambino, buono. Fermo un attimo e……strap!….ahia! Tutto passato, visto? Il cerotto é venuto via e non hai sentito niente. Io il cerotto l’ho strappato ieri quando mi sono svegliato sul mare di Tirobolu. Tutto grigio. Le strade erano bagnate senza pioggia. Era l’aria ad essere piena d’acqua. Il Mar Nero era una pentola a vapore. Le.montagne meridionali, a ridosso, erano una minaccia scura. Lì piove davvero, ho pensato io. A viaggiare si diventa un po’ esperti della Terra, come lo sono i contadini. Si annusa il vento, ci si orienta col sole, si capisce quando e dove il caldo, incontrando il freddo, può creare grattacapi. Comunque sia, dopo la colazione su una terrazza affacciata sulle brume, ho provato a forzare un poco le cose. Ho provato a più riprese a gettarmi verso l’altopiano anatolico seguendo una delle strade che sulla carta erano tutte pallinate, cioè belle da vedere, da Giresun, da Ordu, da Unye, ma non c’è stato nulla da fare. Queste strade, tradizionali e strette, strade naturali perché allineate al percorso di altrettanti fiumi, erano intasate dalle nubi che si infilavano nei canyon e intridevano tutto di pioggia. In più c’era il fango dei lavori di campagna, le cacche delle vacche, le vacche stesse… Troppo rischioso e troppa fatica, ormai, dopo tanto viaggio. Dunque sono andato sempre a bordo mare inseguendo verso ovest un cielo che mi sembrava un poco più sereno, fino a Samsun, e lì ho trovato anche un po’ di azzurro, oltre alla statale D10 che mi permetteva di virare con più sicurezza verso l’interno. È andata bene. Su quel tratto i cartelli stradali includono quello su cui c’è disegnato un ombrello, per dire quanto piove. E su quel tratto presi una delle più brutte tempeste della mia vita di motociclista. Invece ieri ho trovato il sole e il fresco. Una bellezza. La moto ha cominciato a andare su di giri, la media a salire, 110, 120…oltre non vado anche se ci sono state punte a 130. E allora strap! via il cerotto. Ritorno. Ho smesso di girarmi indietro a salutare, non ho più avvertito i dolorosi occhi che mi guardavano colpevole mentre andavo via di schiena, e ho puntato a ovest con decisione. Da Tirabolu sono arrivato a Duzce, meno di 200 km da Istanbul. Oggi sarò di nuovo in Grecia. Strap!Per fortuna vivo in campagna, a Zagarolo. Quando vivevo in città per me ogni ritorno era una pena. Dai grandi spazi a un appartamento, dalle corse a un affaccio murato di balcone. Come l’ora d’aria per un detenuto zingaro. Era davvero una mortificazione. Ma da quando sto in campagna…mi aspetta l’erba da tagliare, la legna da preparare per l’inverno, i mie dolci cani, la mia officina dove rimettere a posto la Poderosa, mi aspettano i fichi, i miei pomodori, qualcosa che sicuramente si è rotto ed è da aggiustare, la canna del camino da pulire….E i miei figli, i miei amici, gli amici del glorioso Motoclub Zagarolo? Ah no, sono io che aspetto loro. L’11 è il mio compleanno. Non so nemmeno che giorno sia ma….un po’ di chiacchiere insieme a una bottiglia potrebbero essere un bel modo per chiudere questa avventura e per pensarne un’altra. Gule gule