‘NDRANGHETA AL NORD. TREDICI ARRESTI TRA CALABRIA E AOSTA

Sono tre gli arresti effettuati dai carabinieri in Valle d’Aosta nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ‘Altanum’ riguardante le cosche della ‘ndrangheta di San Giorgio Morgeto e Cittanova, con diramazioni nel Nord Italia. Clan di Cittanova e San Giorgio Morgeto, paesi ricadenti nell’area geografica della Piana di Gioia Tauro. I militari del Gruppo Aosta hanno arrestato Roberto Raffa e Vincenzo Raso, entrambi residenti ad Aosta, e Vincenzo Raffa residente a San Giorgio Morgeto (RC). Si sarebbe appurato nel corso dell’inchiesta che vi era un penetrante controllo del territorio da parte delle due cosche Armi, traffico di stupefacenti, estorsioni erano funzionali all’imposizione della volontà mafiosa. Tredici persone sono state arrestate tra la piana di Gioia Tauro, Aosta e Bologna, accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa L’inchiesta avrebbe fatto emergere anche le contrapposizioni tra le due cosche nell’ambito delle quali sarebbe maturato l’omicidio di Salvatore Raso, esponente della famiglia di ‘ndrina di San Giorgio, ucciso il 16 settembre 2011 a di San Giorgio Morgeto. Quest’ultimo sarebbe stato assassinato, secondo gli inquirenti, per ordine del clan rivale dei Facchinetti di Cittanova. Secondo l’accusa, il delitto del 2011 sarebbe maturato nell’ambito degli equilibri valdostani per le estorsioni. Un imprenditore si sarebbe rivolto ai fratelli Raso dell’omonima cosca, chiedendo aiuto per evitare l’estorsione messa in atto dai Facchinetti, cosca avversaria. L’intervento dei Raso li aveva posti in contrasto con Giuseppe Facchineri gettando le premesse per l’omicidio punitivo. Una vera e propria guerra tra “famiglie di ‘ndrangheta” per il controllo del malaffare su un asse inconsueto Aosta-San Giorgio Morgeto . Ancora una volta i Facchineri e i Raso, che negli anni ’80 ingaggiarono una sanguinosa faida. In quegli anni non furono risparmiati dalla follia omicida e dai rancori né donne né bambini. E la Storia si ripete pur cambiando il palcoscenico in cui recitano i protagonisti . La sceneggiatura è sempre la stessa, però: controllo del territorio, acquisizione degli appalti pubblici, compravendita fittizia dei terreni, assunzioni di lavoratori nelle aziende locali. E il modus operandi identico: infiltrazioni nella pubblica amministrazione, danneggiamenti, estorsioni. Parrebbe interessato a quest’ultima operazione l’ex assessore alle politche sociali del comune di Aosta ed ex consigliere regionale Marco Sorbara, parente di due degli arrestati, già agli arresti per un’altra operazione di ‘ndrangheta del gennaio scorso. “La ‘ndrangheta è arrivata al nord, ma sicuramente qualcuno, in questi anni, gli ha aperto la porta!” ( Nicola Gratteri) Dichiarazione chiara, esaustiva del Procuratore Capo di Catanzaro rilasciata in una intervista al Fatto Quotidiano di qualche anno fa. Era la disamina attenta di un fenomeno che, ritenuto erroneamente circoscritto alle latitutidini calabresi, era stato sottovalutato e lo stesso subdolamente, aveva attecchito profondamente in un terreno fertile, con un humus non avvezzo alle tecniche di invasione tipiche delle famiglie di ‘ndrina. Cosi’ l’apparato criminale piu’ potente in Italia, si era propagato, inquinando con la logica del potere e le lusinghe del denaro, non piu’ con la coppola o la lupara, un tessuto sociale impreparato ad affrontarlo. E lo aveva fagocitato, facendo divenire organici all’esercito di ‘ndranghitisti, nella qualita’ di nuovi adepti, insospettabili colletti bianchi, professionisti, imprenditori, uomini dello Stato, oltre alla manovalanza spicciola ricattabile con denaro facile o con la droga. E gli anni recenti sono stati spettatori di importanti processi di mafia o ‘ndrangheta celebrati in luoghi di commissione del reato che non erano piu’ le impervie montagne dell’Aspromonte o le vallate nere di lava siciliana. Non era Corleone. Non era San Luca. Era Milano. Era Reggio Emilia. Era Bologna, ora Aosta. Davvero i tentacoli, mossi da vita propria, seguivano l’odore del denaro. Un olezzo che portava lontano dalla Calabria e faceva radicare genti e tradizioni a oltre mille km di distanza dal luogo in cui usanze, legami, segreti erano nati. Cosi’ l’eterno gioco delle guardie e dei ladri sposto’ il suo palcoscenico oltre il Tevere. Alea iacta est, sussurro’, probabilmente, il primo ‘ndranghitista che passo’ il Rubicone ideale spostando a Nord il suo centro di affari. ” Altanum” è stata denominata l’operazione.Un nome che indica un suggestivo ed antico insediamento del popolo degli Enotri in un’area compresa fra Cittanova e San Giorgio Morgeto. A ricordare le vestigia di un popolo rimangono oggi possenti mura e torri ricoperti da una fitta vegetazione, in un paesaggio di grande fascino. E questa operazione antimafia. Che accostamenti balordi propina beffarda la Storia quando l’uomo abdica al ruolo di creatore di civiltà. Quando a dettare le regole è il denaro e i suoi seguaci non c’è autonomia differenziata che tenga, l’Italia torna a essere una nella perversa uguaglianza Nord/Sud