A MALTA SI ROMPE IL DISEGNO SOVRANISTA MA È PRESTO PER PARLARE DI SVOLTA

A MALTA SI ROMPE IL DISEGNO SOVRANISTA MA È PRESTO PER PARLARE DI SVOLTA

I motivi della soddisfazione ci sono, sono evidenti anche se gli interrogativi restano evidenti. Di certo, di sicuro è stato vinto il teorema innescato dai sovranisti nostrani e da quelli oltre cortina che per troppo tempo avevano fomentano odio e paure a profusione.Lo avevano fatto senza raccogliere uno straccio di contributo alla condivisione della questione. Lo avevano fatto concentrando le attenzioni verso i soli sbarchi dall’Africa.Lo avevano fatto criminalizzando i salvataggi da parte non solo delle ong ma anche da parte delle navi militari, di quelle dei pescatori, dei cargo.Poi l’astro del sovranismo europeo è stato oscurato dalla sua stessa ambizione.Dalla tentazione di farsi padrone dei destini del Paese.Ed è stato travolto e messo ai margini. Il nuovo governo consapevole della necessità di affrontare strutturalmente quello che invece le destre presentavano come un fenomeno emergenziale si sono messe all’opera per coinvolgere il resto dell’Europa.Ecco il vertice di Malta. Un vertice che si è svolto sul campo, nei luoghi dove ogni giorno avvengono le sfide per la speranza, per la sopravvivenza.Quello svolto oggi a Malta ha porta così risultato concreti.Nei fatti, ha spiegato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese che da adesso, “l’Italia non è più sola”.Al termine del vertice a La Valletta, la nostra ministra ha confermato che da oggi si è innescato un percorso che porta al superamento del principio del primo approdo. Una visione confermata anche dal ministro tedesco Horst Seehofer, secondo cui l’accordo “aprirà la strada alla revisione della politica comune europea d’asilo” che “senza questo accordo, la revisione di Dublino non sarebbe mai possibile”. Lamorgese ha definito l’intesa “molto importante, un primo passo concreto per un approccio di vera azione comune europea”. Alla luce di quanto emerso si giungerà all’attuazione dei famosi ricollocamenti entro quattro settimane, alla valutazione delle richieste d’asilo che sarà a carico dei Paesi che accoglieranno i migranti e si occuperanno degli eventuali rimpatri.Un passo ulteriore potrebbe arrivare dalla possibilità che il porto sicuro sia a rotazione, e su base volontaria.Questi sarebbero i punti cardine del “documento comune” sul quale Malta, Italia, Francia, Finlandia e Germania, di fronte al commissario europeo Dimitris Avramopoulos, hanno trovato un accordo e ora discuteranno nel Consiglio affari interni che si terrà a Lussemburgo l’8 ottobre. Dell’accordo non fanno parte i migranti che arriveranno con sbarchi autonomi, al momento i più numerosi, ma solo coloro che vengono soccorsi da imbarcazioni di ong e navi militari. Tutto ciò farebbe tornare ad essere essenziale il ruolo della Guardia costiera italiana.Il nostro Paese riuscirebbe a questo punto la spunta sui due principi che dovrebbero dare finalmente sostanza al concetto che è alla base del nuovo patto di solidarietà europeo sui flussi migratori: chi sbarca in Italia o a Malta sbarca in Europa, l’accoglienza ma anche i rimpatri di chi arriva non saranno più solo sulle spalle dei paesi di approdo.Un risultato decisamente significativo raggiunto da Luciana Lamorgese considerato il fatto che il nostro Paese era letteralmente avvolto dalla nebbia del Conte 1.L’accordo raggiunto al vertice di Malta tra i ministri dell’Interno di Italia, Francia, Germania, Malta e Finlandia alla presenza del commissario europeo uscente all’immigrazione Avramopoulos lascia molto soddisfatta la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese: “Da oggi possiamo dire che l’Italia non è più sola nella gestione dei flussi migratori – ha detto la Lamorgese – sono molto soddisfatta della disponibilità mostrata dagli altri Stati a seguire una linea finalmente europea. E non era affatto scontato. Porteremo la bozza di accordo al Consiglio degli affari interni a lussemburgo il prossimo ottobre e speriamo che aderiscano molti altri paesi. Non è un pacchetto chiuso, siamo aperti ad eventuali emendamenti, ma è la base per il superamento dell’accordo di Dublino”. Una sorta di meccanismo di redistribuzione automatica dei migranti salvati nel Mediterraneo settentrionale da navi umanitarie, militari o commerciali riguarderà non solo chi ha diritto alla protezione umanitaria ma tutti i richiedenti asilo, cioè la quasi totalità di chi sbarca. La redistribuzione, fra Paesi che aderiranno, sarà obbligatoria e lo Stato che riceverà la sua quota di migranti dovrà farsi carico dell’accoglienza, della valutazione dell’istanza di asilo ma anche dei rimpatrio di chi non ha diritto.Il meccanismo di redistribuzione dunque non riguarderà gli sbarchi autonomi che, nel 2019 in Italia, hanno portato la maggior parte di migranti ma solo quelli salvati dalle navi e scatterà ad ogni arrivo di una nave e le quote verranno stabilite per ogni Paesi in relazione alla dimensione, alla popolazione e al reddito e che verranno definite successivamente a seconda del numero di Paesi che aderiranno.C’è però un punto per il quale sembra lontana ogni possibilità di revisione o mediazione.Si tratta degli accordi con la Libia, con quel che ne rimane di quel Paese.L’Europa non vuole recedere malgrado lo stato di guerra, le testimonianze, il devastante rapporto dell’Onu, le inchieste giudiziarie ed il recentissimo assassino a sangue freddo di un migrante riportato indietro dalla Guardia costiera libica. “Gli accordi con la Libia li teniamo in piedi – ha detto la nostra ministra Lamorgese – la guardia costiera libica sta facendo un buon lavoro e le daremo supporto per mettere in sicurezza i porti di approdo”.Ai giudizi positivi della politica europea che pare aver tirato un sospiro di sollievo si contrappongono le valutazioni da parte del mondo dell’Arci, tradizionalmente sensibile e partecipe al tema del salvataggio di vite umane e che si riassumono in una dichiarazione netta: “Tutto rimandato al Consiglio Giustizia e Affari Interni del prossimo 8 ottobre con grandi pacche sulle spalle e dichiarazioni di ottimismo. A cosa sia servito questo incontro resta però un mistero: Grecia e Spagna, Paesi col maggior numero di arrivi, non erano presenti; non è chiaro quali siano i migranti da ridistribuire (salvati in mare, richiedenti asilo, rifugiati?); se un migrante è di tipo economico verrà stabilito in base alla provenienza geografica escludendo alcuni Paesi di partenza dal processo di asilo, calpestando diritti e convenzioni internazionali? Continuerà la falsa retorica sui rimpatri (i numeri sono quelli che conosciamo e non aumenteranno) o ci sarà spazio per strumenti di ingresso programmato e programmi di regolarizzazione ad personam?”A Malta si è dunque rotto il disegno sovranista per una Europa egemonizzata delle indifferenze ma è ancora presto per dire che possa esser stata vinta ogni disumanità.