C’È UN BUON PAESE STANCO DI CATTIVERIA

C’È UN BUON PAESE STANCO DI CATTIVERIA

Non solo folklore ma un rosario di episodi di razzismo, xenofobia, paura verso gli altri, stranieri in testa. Ma anche tanti segnali di solidarietà e umanità espressione di un forte sentimento teso a sconfiggere un insopportabile clima di odio e violenzedi Silvia Garambois18/09/2019C’è un termine che non ha a che fare con la politica: la cattiveria. La politica può essere cinica, non cattiva. Com’è allora che noi, “italiani brava gente”, un giorno ci siamo svegliati pieni di odio e rancore, buttando via come orpelli inutili tutti quegli insegnamenti ricevuti da bambini, che ci sembravano così ovvii, così naturali, “dai da mangiare, dai da bere, ospita…”.Una ubriacatura. Panchine divelte per non dare sollievo ai “barboni”; gradinate vietate, sbarrate con i cancelli, perché nessuno ci si riposasse un po’; mense di scuola chiuse in faccia a bimbetti di pochi anni; persino case rifiutate a chi poteva regolarmente pagare, perché “terrone”.Si è detto e scritto che avevamo paura. Di tutto. Dell’uomo nero prima di tutti.… e poi. Le chiamano “good news”, perché in inglese pare sia meglio: piccole vaganti buone notizie, di gente che non ha più paura. Che si è stufata. La bambina a cui tutta una spiaggia del trapanese fa da baby sitter, perché la mamma possa andare di ombrellone in ombrellone a vendere la sua merce. I blitz organizzati contro i venditori ambulanti a Castellaneta Marina bloccati dai bagnanti al grido di “fascisti, razzisti, via di qui”. O ancora – di questi giorni – la proprietaria di un B&B di Palermo che caccia un cliente perché insulta una dipendente di colore (“Non sei una vera italiana”). O il commentatore di calcio cacciato in diretta tv dal direttore di TeleLombardia perché usa espressioni razziste nei confronti di un calciatore nero. O i tanti che sui social rispondono alle invettive razziste, non lasciano più correre, non accettano più che facebook o twitter siano diventati palestra per linguaggi d’odio, per incitamento alla cattiveria.Qualcuna fa notizia, molte no. È il Paese che c’è sempre stato, stanco di odio?L’odio sembrava folklore. Ci stavamo abituando a conviverci. Contro i migranti, poi contro gli zingari, poi contro gli ebrei, poi contro i “terroni”… C’è quel sermone di Martin Niemöller (“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento…” – poi gli ebrei, gli omosessuali, i comunisti – “Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”), che insegna ancora tanto.Ma adesso, forse, abbiamo ricominciato a protestare. Good news.