CHI ERA, E CHI È, IL NEMICO PRINCIPALE?

CHI ERA, E CHI È, IL NEMICO PRINCIPALE?

(Risposta a Daniela Marini)Buongiorno Giulietto, stavo guardando il video di un’intervista che hai rilasciato a “crescere informandosi”, solo l’ultimo di tutta una serie di tuoi video, scritti, pubblicazioni, post che seguo da parecchi anni, crescendo vieppiu’ di consapevolezza, di conoscenze, di lucidità di lettura dei fatti del mondo (almeno così penso). Ho visto con quanta attenzione, direi favore, tu abbia seguito l’evolversi del precedente governo, considerato di rottura soprattutto nei rapporti con l’Europa, e con quale, posso dire?, disappunto, in questa e in altre interviste, tu abbia commentato la sciocchezza e la perdita di testa causa successo di Salvini. Capisco anche le tue critiche al cambio che c’è stato e condivido la tua convinzione che ci sarà un appecoronamento da PD forse maggiore ai dettami di un’Europa che non vuole certo il bene dei popoli. Tutto ciò detto, non riesco a comprendere il silenzio tuo e di alcuni altri, tipo Fusaro, Mazzucco etc., sulla propaganda dell’odio prodotta e sviluppata da Salvini in prima persona, senza opposizioni nel governo, che ha alimentato energie orribili negli italiani , parole e fatti molto concreti contro l’umanità, mentre non si faceva parola, né tantomeno propaganda, sui temi di fondo del degrado sociale qui da noi. Mi viene un parallelo con l’era Berlusconi che ha sdoganato “nani mignotte e cantanti”, da cui non ci siamo mai più ripresi, e temo che per lunghissimo tempo non ci riprenderemo da questa atmosfera di odio aggressivo che vomita violenza e la protegge.E la seconda cosa che non condivido, anzi non capisco, è l’interpretazione del fenomeno migratorio: se siamo contro totalmente le migrazioni, che come tu stesso dici sono inarrestabili, allora bene ha fatto un Minniti a pagare i libici per diventare carnefici assassini e stupratori, no? Se non siamo contro, allora lasciamo che arrivino ma non capiamo che facciamo gli interessi di Rothschild e affini, e che tra poco 400 milioni di europei staranno malissimo. Dunque, nell’utopica attesa che il mondo smetta di rubare in Africa e gli permetta di seguire il suo corso, che dovremmo fare per essere in quello che tu potresti considerare il giusto?Spero mi scuserai per non avere il dono della sintesi.Daniela Cara Daniela, intanto mi fa piacere di essere letto con tanta attenzione e analizzato con tanto vigore critico. La sintesi, per altro, è molto efficace e direi anche precisa. Ti rispondo. In effetti non mi sono unito al coro di esecrazione del “Salvini fascista”. Ammetterai che era difficile (ed è tuttora difficile) collocarsi bene tra la evidente volgarità di Salvini e la furibonda canea di scemenze vomitata in questo anno verde-giallo dai sinistri-liberali- neo-anti-fascisti. Questo mi ha frenato, lo ammetto, perché ho valutato che era, tutto compreso, politicamente più importante stare lontano e contro questi ultimi cialtroni, sostenuti all’unanimità da tutto il mainstream, che non dare addosso a Salvini.Di regola io cerco di valutare i rapporti di forza. E scelgo di porre l’attenzione sul nemico principale. Avevo ragione. Il nemico principale era il neoliberismo globalista, schifato del popolo e dal popolo. Cioè tutto il ciarpame americanista-Nato-diritti universali, appunto neo-anti-fascista (di chi usa l’antifascismo per coprire il suo cinismo, composto in gran parte di “bombardieri umanitari” della Jugoslavia, dell’Afghanistan, della Libia, della Siria, ovvero di ebeti indifferenti, ora trasformatici in indignati sostenitori dei diritti umani).Il nemico principale erano e sono quelli rappresentati dai 535 deputati del Parlamento europeo che hanno votato una risoluzione infame che mette il comunismo sullo stesso piano del nazismo, che cancella la storia e la riscrive come pare ai nuovi nazisti del globalismo (con il voto compatto dei deputati PD, e l’astensione dei 5 Stelle).Quanto a Salvini, non ho mai pensato che fosse così pericoloso come i cialtroni, e gl’ingenui, e i politicamente analfabeti, di cui sopra ce lo dipingevano. E che non fosse così pericoloso lo dimostra la facilità con cui l’hanno tolto di mezzo (complice la sua pochezza tattica). Ebbi la plastica raffigurazione dei reali rapporti di forza quando vidi con quanta virulenza, sarcasmo, iattanza, la giornalista Gruber Bilderberg si permise di trattarlo – il Salvini che faceva tremare la “sinistra” – davanti al pubblico fremente della Sette. Solo chi era certo (certa) di trovarsi di fronte a un perdente prossimo venturo poteva permettersi – pensai – di “intervistarlo” con quella saccenza, scorrettezza deontologica, con un atteggiamento così minaccioso e guerriero. Mi dissi (e il governo verde e giallo era ancora in piedi, apparentemente solido): questo ha le settimane contate.E pensai anche: peccato. Perché era riuscito a impaurire mezza Bruxelles. Essendo convinto che questa Europa dev’essere smantellata (e resto di questa opinione), guardavo con favore, perfino con un certo divertimento, l’unico personaggio esistente sulla piazza capace di dare qualche spallata nella direzione giusta.Sapevo benissimo che Salvini non poteva essere una alternativa di sistema. Figuriamoci! Politicamente parlando siamo di fronte a un reazionario nel senso classico del termine. Basta pensare alla Flat tax, alle felpe, alla demagogia con cui parla alla sua folla plebea, solleticandola là dove la sua ignoranza la incatena, toccandone le sue corde razziste, provinciali, lodando la sua incultura. E tuttavia riconoscendogli di avere avuto il coraggio di toccare un nodo centrale: la necessità di dare un segnale forte per fermare le “partenze”. Una volta centrato il problema (e cioè che l’emigrazione di massa verso il mondo del Bengodi è un fenomeno di enorme ampiezza e che si prolungherà nel tempo per più di una generazione) fece, con il blocco dei porti, la cosa più logica e, tutto compreso, umana, oltre che strategicamente giusta. Che noi si sia di fronte a un fenomeno complesso, l’emigrazione di massa, non c’è dubbio. Che sia difficile affrontarlo, in Europa, a causa della lunghezza del pelo sui nostri stomaci, è altrettanto evidente. Che sia una matassa ingarbugliata di questioni nostre e loro, è chiaro. Che vi siano forze potenti che lavorano per destabilizzare l’Europa è scontato. Che ci si trovi di fronte a una vera e propria tratta degli schiavi, in versione consumistica e moderna, è più difficile da vedere, ma chi ha occhi la vede. So bene che la sinistra fucsia non vede più nulla. Che non capisce che esistono interessi giganteschi che cercano di destabilizzare l’Europa per tenerla legata ad altri carri, e per scagliarla contro la Russia e la Cina al momento opportuno. La sinistra fucsia (e anche la destra) non ha capito che il terrorismo, che ha insanguinato Parigi, Bruxelles, Berlino, era un primo tentativo di destabilizzazione. E proveniva non dall’Islam ma da alcune capitali del mondo globalista e dai loro servizi segreti. E, come non capì allora, altrettanto non capisce oggi. Perché ha scelto di stare con i rapinatori, e dunque ne condivide interamente gli scopi. Non per fermarla (cosa impossibile), l’immigrazione, ma per frenarla, non c’era e non c’è misura più forte che quella di far giungere a milioni di giovani africani e asiatici, armati dei loro cellulari, l’amara verità che i popoli europei (corresponsabili in massa per ignavia, ignoranza ed egoismo) non sono attrezzati né mentalmente, né organizzativamente, per accogliere estranei. E non porsi il problema del loro livello intellettuale e morale, quello dato, non quello che dovrebbe essere astrattamente, significa creare, volenti o nolenti, le premesse per molte rivolte, per un incattivimento collettivo, infine per una esplosione sociale. Quando critico chi ci governa cerco di non dimenticare di pormi la domanda: che cosa faresti tu?Io, evidentemente, avrei fatto anche molte altre cose: per esempio avrei messo in piedi una task-force diplomatica per andare a parlare, uno ad uno, con tutti i capi di Stato africani. Avrei aperto un drammatico e reale contenzioso con l’Unione Europea, avrei squadernato a Bruxelles il dossier del “franco francese” che circola in mezza Africa violando tutte le regole europee, incluse quelle monetarie. Avrei cercato alleati giusti in Libia, non quello scelto da Bruxelles e dalla Nato, che si è rivelato tutto fuorché giusto. Sarei andato all’ONU per avere l’autorizzazione a mettere piede sul territorio libico per prendere il controllo, anche militare, dei campi profughi, anzi dei lager dei profughi. E avrei usato un linguaggio molto diverso parlando agli italiani.Ma non sono affatto sicuro che avrei avuto il successo che Salvini ha avuto, raddoppiandolo in un anno. “Qui si parrà la tua nobilitate” avrebbe detto il poeta. E lui ha dimostrato di averne poca, perché ha scelto, con successo, di carezzare il pubblico nel senso del suo pelo. Se gli avesse detto la verità e avesse parlato il linguaggio del saggio-che-deve-prendere-decisioni-dolorose, e che le prende soffrendo, sarebbe stato meno repellente. Ma, probabilmente, avrebbe ricevuto meno consensi dalla sua parte. E lui non ha avuto nessuna difficoltà a spararne sempre di più triviali, perché sapeva con che popolo aveva a che fare. E questo popolo (non mi riferisco solo a quello della Lega) non è il risultato dell’azione di Salvini. È un dato della realtà che ha radici molto più profonde e che richiama responsabilità che hanno preceduto Salvini di qualche generazione. Le responsabilità del sistema dei media, in primo luogo. E chi vorrà governare il popolo italiano, quali che siano i suoi intendimenti, dovrà tenerne conto. Dovrà affrontare il tema della sua rieducazione all’onestà e alla responsabilità civile. Cosa che richiederà durezza, inflessibilità, anche una qualche dose di ferocia. Come si fa quando si deve educare un bambino divenuto violento e bugiardo. Ovviamente non per colpa sua.Dunque penso che la mia eventuale buona educazione e sincerità non avrebbe avuto il successo che ha avuto la sua cinica spregiudicatezza. Se voleva vincere doveva essere impietoso. Lui è stato anche volgare, perché gli procurava voti. Credo con questo di avere già risposto, in parte, alle tue due domande finali.Il resto te lo dico adesso. Ma deve essere riformulato completamente. Non si può essere “contro le migrazioni” perché è come essere contro la forza di gravità. Al punto in cui siamo non dipendono più da noi e, quindi, non ha senso “essere contro”. È l’Occidente che le ha create nel tempo. Ed è la tecnologia dell’Occidente che le ha accelerate violentemente. Sono figlie della globalizzazione e solo la fine della globalizzazione potrà cambiare la situazione. E poiché la fine della globalizzazione – che è già in atto – produrrà altre convulsioni, disordine, e guerre, sarà molto difficile “stare nel giusto”. Bisogna dunque agire su molti piani contemporaneamente: su quello interno, e su quello internazionale. Internamente si tratta di affrontare la rieducazione civica degli italiani, a cominciare dai giovani. Compito immane, che implica una “grande riforma intellettuale e morale” dell’Italia. Cioè l’avvento di una forza politica composta dei migliori uomini e donne di cui disponiamo, per competenza, coraggio, onestà. So che è difficile, ma non c’è altra via che cominciare a costruirla, sapendo che scorciatoie non ci sono. Sul piano internazionale credo che si debba fissare un punto preciso. L’accoglienza indiscriminata è impossibile da praticare nelle presenti condizioni. Chiunque la sostenga è un fomentatore (magari involontario) di disordine. Peggio se si trincera dietro l’affermazione – tanto perentoria quanto ipocrita – che “non possiamo lasciarli affogare”. Ipocrita in primo luogo perché, se passasse l’idea dell’accoglienza indiscriminata, ne annegherebbero cento volte di più. E, essendo “accoglienti”, come propongono i nani e le ballerine che vanno nei talk-show, saremmo nemici della maggioranza dei 450 milioni di europei, che non possono capire senza che qualcuno gli spieghi che il loro attuale benessere deriva dalla rapina che noi europei abbiano compiuto ai danni di coloro che adesso diciamo di voler salvare dall’annegamento. Ciò detto io penso che un governo responsabile di questo paese dovrebbe darsi, il più presto possibile, una struttura di comando, un Ministero dell’Immigrazione, capace di affrontare la complessità della situazione da tutti i punti di vista essenziali, per ciascuno di essi scegliendo la via (comunque difficilissima da definire e da realizzare) che corrisponda a una visione strategica dell’interesse nazionale. Che non significa “prima gli italiani”. È con queste formulette che l’Italia fascista divenne sterminatrice dei libici e degli etiopi, e infine ci portò in guerra. E infine ci mise nella condizione di “colonizzati” e servi, che dura dal 1948. L’interesse nazionale è quello del popolo concreto che siamo, non del popolo ideale che non potremo mai essere, come nessun popolo può essere. L’interesse nazionale consiste nel rimuovere le cause della disuguaglianza immotivata e imposta. Lo dice la nostra Costituzione. Abbiamo bisogno di milioni di persone che comincino a crederci. Allora diverremo accoglienti.Dunque, invece che farci invadere da Soros, o di restare, come scrivi, “nell’utopica attesa che il mondo smetta di rubare in Africa”, potremmo cominciare a difenderci da Soros e smettere di rubare in Africa anche noi, impedendo, per quanto possibile, ai nostri amici e alleati di continuare a farlo. Questo significherebbe avere una politica estera decente. Di più e di meglio, al momento, non possiamo sperare.