NEGARE IL DIRITTO ALLA MORTE SENZA SOFFERENZA.UNA CRUDELTÀ DISUMANA

NEGARE IL DIRITTO ALLA MORTE SENZA SOFFERENZA.UNA CRUDELTÀ DISUMANA

Io stamattina sentivo il direttore dell’Avvenire alla radio, sulla storia del fine vita. Davvero, non per modo di dire: ho rispetto per chi ha una visione religiosa del tutto, anzi ho perfino un po’ di invidia per chi ha la fede ed è sicuro che dopo la morte “si apriranno le porte del Dio padre”, come ha detto stamattina Tarquinio. All’università ho fatto anche Storia del Cristianesimo, tre esami di filosofia medievale, la tesi su un incazzoso monaco papista alsaziano, insomma non credo di essere un mangiapreti. Eppure questa pervicacia nel negare il diritto alla morte senza sofferenza – o con la minor sofferenza possibile – a me sembra solo crudeltà disumana, insomma il contrario esatto dell’Ama il prossimo tuo. Bisogna viverla la morte per malattia e vecchiaia, bisogna assaggiarla, quando capita a chi ci è vicino, per capire fino in fondo la crudeltà superstiziosa insita nel negare questo diritto. Per ideologia, per fedeltà a un dogma che sembra davvero l’uomo per il sabato e non il sabato per l’uomo. Mi sembra che ci siano poche cose anticristiane come questa battaglia per imporre la sofferenza sulle persone.