SALVINI HA FATTO I CONTI SENZA L’OSTE

SALVINI HA FATTO I CONTI SENZA L’OSTE

Salvini sputa fuoco e fiamme, ma ha fatto i conti senza l’oste. Pensava che sarebbe stato facile imporre la sua volontà e trascinare il Paese alle elezioni. Pensava addirittura di riuscirci da solo senza compagni di viaggio. Invece è stato un azzardo: non ha calcolato bene i tempi e non ha considerato Mattarella e i presidenti di Camera e Senato, che sono preposti a gestire le crisi di governi dalla Costituzione, come la conosciamo, ancora in vigore seppure a lui così invisa. Già è corso ai ripari, cercando di coinvolgere al suo fianco FI e FdI. Ma forse si sta accorgendo per la prima volta di non avere lui il boccino in mano. E cioè che la sua volontà, avendo in questo momento i numeri nel Paese (forse, secondo i poll) ma non in Parlamento, conta fino a un certo punto ed è costretto a subire scelte e tempi altrui. Con il timore di perdere il tocco magico e di vedere addensarsi sempre più nubi relative ai suoi pasticci con la Russia, alle misteriose presenze su 18 voli per Mosca di Savoini, registrati sui fogli di imbarco ma ancor più misteriosamente non all’ingresso nel Paese. Un’altra fonte di preoccupazione riguarda un eventuale processo per sequestro di migranti e richiedenti asilo sulle navi di salvataggio, durante il quale non potrebbe contare sull’ombrello complice di M5S. Anche l’affare Siri (ipotesi di autoriciclaggio, vicinanza alle cosche che gestiscono l’eolico) per il momento in stand by per la crisi – i PM di Milano non hanno potuto sequestrargli i PC perché manca l’autorizzazione del Senato –  potrebbe riprendere il suo cammino con un altro governo qualunque nome abbia (costituzionale, di scopo, del presidente ecce cc) e anche qui gli verrebbe a mancare il supporto di M5S che in Parlamento ha quasi il doppio dei rappresentanti della Lega. Quindi elezioni sì o no? Salvini non può essere che uno spettatore interessato al fronteggiarsi di due schieramenti, trasversali anche attraverso i singoli partiti (M5S, Pd), con motivazioni contrapposte, entrambe con punti forti e criticità: chi è per confermare la fiducia a Conte vede un depotenziamento e un logoramento di Salvini nel tempo e soprattutto disinnesca la mina di una possibile uscita dalla UE. Il rischio è però che Salvini utilizzi questo periodo per fare campagna elettorale contro l’Europa, l’inciucio, i migranti l’attaccamento alle poltrone … tutti argomenti semplici e qualunquisti, ma in grado di portargli altri voti. Chi è per il No parte dal presupposto che un governo Salvini sarebbe tenuto a mantenere le promesse elettorali fatte e, non potendo, perderebbe voti e fiducia. Il lato negativo è che per cercare di mantenerle porterebbe il rapporto debito/Pil a livelli intollerabili per la UE, quindi sanzioni, rifiuto delle stesse per finire con Italexit. Per evitare questo sfascio i partiti responsabili si dovrebbero immolare facendosi carico di togliere le castagne dal fuoco a Salvini per poi essere puniti alle elezioni successive. Forse la soluzione potrebbe essere un governo di tutti quelli che ci stanno e condividono pochi punti essenziali: taglio dei parlamentari, sterilizzazione dell’aumento IVA, revisione dei numeri della manovra, con l’abolizione della flat tax e la correzione del reddito di cittadinanza, affidato a una persona capace (Cottarelli, Cantone) poco connotata politicamente con l’impegno di raggiungere la naturale fine della legislatura. E per allora la bolla-Salvini potrebbe essersi parecchio sgonfiata