SALVINI NON MANGERA’ IL PANETTONE AL CENONE DELLA LEGA

SALVINI NON MANGERA’ IL PANETTONE AL CENONE DELLA LEGA

Ladestra, ancora diretta daMatteo Salvini, appare inaffanno. Privati dell’aura del potere, soprattutto della irresistibile ascesa verso il potere assoluto, gli uomini e le donne della destra sono tornati al naturale, cioèpasticcioni,confusi,agitatori. Sono nella stessa situazione in cui si trovò ilPdpoco prima e soprattutto poco dopo lasconfitta elettoraleo, se preferite, dopo tutte le sconfitte elettorali, comprese quelle subite nel confronto conSilvio Berlusconi. Molte chiacchiere e molte tabacchiere di legno. Si avverte che una parte diopinione pubblicanon aspetta con ansia l’ultima dichiarazione di Salvini e tende a non prenderlo sul serio. Ovviamente questo atteggiamento non riguarda ifan, che sono ancora numerosissimi e resteranno numerosi per lungo tempo, ma si può dire che anche per ilsalvinismoè finita lafase propulsiva. La lettura deiquotidiani di destraè illuminante: si va daltortellino di polloalla costruzione dell’immagine diRoberto Gualtiericome nuovoVincenzo Visco(che ho sempre ammirato), cioè tartassatore di quellaborghesiache i leghisti hanno umiliato in questi anni. La ragione diquesta crisinon sta solo nella insipienza di Salvini, neibuchi neridella suavita politica, nella singolare e comica vicenda che lo ha portato a far cadere ilgovernoche dominava. È ovvio che Salvini c’entra. Ma anche i suoi sapevano che era un pischello, un ragazzaccio fortunato che aveva approfittato della doppia crisi del “forzismo” per l’appassimento di Berlusconi e della sconfitta diGianfranco Fini(in verità auto-sconfitta).Quello che la destra, così come la sinistra, non aveva e non ha capito è lasocietà italiana. E fino a che in questo Paese ci saranno commentatori di prima fila comeErnesto Galli Della Loggiache cita l’esempio dei tortellini di pollo per sostenere che laChiesa di Francescosi sta annullando nell’indistinto mondo, c’è poco da sperare nel matrimonio frapolitica e intellettuali. La sinistra ha a lungo creduto che la suamissionfosse solo governare, tanto il popolonaturaliteravrebbe seguito i suoi capi. Solo che il popolo si è rotto le scatole dei suoi capi. Soprattutto nelle generazioni di mezzo e in quelle affacciatesi allaterza etàpiene diex comunistirimasti socialmente al palo che osservavano i loro coetanei a cui davano del tu – Massimo, Walter, Piero e così via – ancora al vertice della politica. La sinistra haperso il suo popoloquando ha dimenticato l’insegnamento diNorberto Bobbioche, dopo l’89, disse che non bisognava confondere il carattere sbagliato della risposta (il comunismo, appunto) con la fondatezza e l’attualità della domanda (giustizia e uguaglianza). La destra invece ha lasciato per strada ilsenso dello Statoche, nelle sue diverse interpretazioni, era il pilastro delmoderatismo italianoe si è messa a inseguire e addirittura promuove l’urlo di folle indistintein unridicolo sogno mussoliniano. Inutile dire che ogniantifascistache si rispetti sa quanto siano diversi la tragedia dell’ascesa del fascismo e i contenuti del regime con questoamalgama malriuscitoe impazzito, fatto di urla e diubriachezza da spiaggia. È ovvio che non è la sinistra che deve dire alla destra come deve diventare. Fu questo uno dei sogni un po’ coglioni della vecchia sinistra che cercava di avere una propria destra normale ed europea. La destra è quello che lastoria, iprocessi politici, imovimenti sociali, isuoi leaderpropongono. E oggi propongono solo casino. Soprattutto non c’è unprogetto socialené è credibile che si riformi unpartito anti-tasseperché nella destra c’è il più vecchio partito italiano, laLegache, al di là delle suefuture disavventure giudiziarie, ha alle spalle tutti i fallimenti dei governi a cui ha partecipato. Il fatto che la destra sia ridotta in questo stato non vuol dire che i giochi sono fatti. SeGiuseppe Contenon azzecca sulpiano socialealcune mosse e se non passa un’idea di società insofferente deipromotori di guerra civilericomincia il balletto degli agitatori. Tuttavia si deve sempre partire dalla realtà. E se Gualtieri e qualche altro ministro fanne le cose per bene, il povero Salvini non mangerà il panettone alcenone di Natale della Lega.