SFRUTTIAMO L’ ARMISTIZIO

SFRUTTIAMO L’ ARMISTIZIO

La politica del governo della “Lega a 5 stelle” ha provato a picconare le fondamenta costituzionali della democrazia: il riconoscimento dei diritti fondamentali di ogni essere umano, la solidarietà, l’accoglienza, la giustizia sociale, la libertà di stampa, la proporzionalità del fisco e persino il rispetto della legge sul finanziamento dei partiti. Osservazione:se consideriamo la Storia e gli accadimenti che vanno dal tentativo di golpe messo in scena con l’omicidio di Aldo Moro e degli uomini della scorta, sino a oggi si resta impressionati. Le parentesi dei governi Prodi, D’Alema, Letta e Gentiloni hanno solo evidenziato una cosa certa: l’ottusità di insistere con la formula senza idee e realtà sociale del cosiddetto dai tempi di Craxi, centro-sinistra. Ma la linea di tendenza risultante dall’intreccio tra destra vera e falsa sinistra in questi quarant’anni del dopo Partito comunista(di Gramsci, Togliatti, Longo, Natta e Berlinguer; mica di quelli giocherelloni di oggi che si esauriscono con il disegnino del simbolo e i parenti stretti) è la linea che congiunge:Andreotti, Craxi, Berlusconi (Fini e Bossi aiutanti), Renzi e Salvini (Di Maio aiutante). L’egemonia di fatto delle destre significa: rafforzamento dei gruppi di potere del capitalismo (vedi caso banca Carige); abolizione dei risultati delle lotte operaie, studentesche, ecologiste, femministe, pacifiste e che avevano innestato elementi di socialismo assai scomodo nelle pieghe del liberismo; la conferma di uno Stato debole con le mafie e violento con le masse movimentiste (dal G8 di Genova al decreto sicurezza di Salvini – Di Maio). E’urgente trovare il CORAGGIO di credere nella democrazia in Italia e di servirla, facendo tesoro delle tre indicazioni basilari che ci giungono da una lezione così lunga e così dolorosa che abbiamo subito e purtroppo seguito. 1. Ci sono indispensabili una visione della società e un progetto lungimirante, fondati sull’etica del bene comune, sulla necessaria universalità dei diritti (che spettano anche ai migranti, agli italiani figli di genitori stranieri, ai poveri, ai nomadi, agli esuberi) e sulla difesa e recupero veloce degli equilibri della natura.2. Anche se a qualcuno dispiace, bisogna riconoscere che, senza uno o più partiti adatti a democratizzare il Paese e le sue istituzioni, gli autentici movimenti alternativi restano dispersi e incerti nei contenuti democratici, perché manca loro una sintesi istituzionale. Anzi hanno indebolito usando martellate, le istituzioni. Le iniziative dal basso sono sicuramente un fattore vitale per la democrazia, ma non sostituiscono la sintesi politica che viene svolta dal Parlamento, dai partiti e dal governo.All’Italia serve un partito di sinistra avanzato, aperto, dotato di forza progettuale, un partito che oggi non c’è e che il Pd non ha certo voluto incarnare. Serve un sindacato autorevole, pronto a tutelare chi ha già il lavoro, chi non l’ha più e chi mai l’ha potuto avere. L’azione esemplare di città promotrici di democrazia come Riace, Palermo, Napoli e tante altre ha un valore cruciale. Ma appellarsi esclusivamente al municipalismo nel tempo delle sfide planetarie è riduttivo. Le molteplici forme di soggettività politica (enti locali, scuole, Parlamento, movimenti, reti, comunità, associazioni e ong, partiti e sindacati, governi e singole persone) sono tutte necessarie e lo sono contemporaneamente: preferire qualcuna di esse snobbando le altre è ingenuo. Solo la fiducia in un vero progetto può unire le loro forze.3. La nascita di un’alleanza alternativa alla quarantennale deriva antidemocratica che ci dispera richiede:a. che il Pd si svegli dall’incantamento neoliberista maturando finalmente una visione di trasformazione profonda dell’economia e della società;b. che alcuni partiti della sinistra radicale guariscano dal sortilegio del settarismo;c. che i molti senza-partito, attivi nel volontariato e nei movimenti, diano il loro contributo;d. che alle nuove generazioni sia riconosciuto lo spazio reale per portare la loro creatività nel processo di rinnovamento della vita pubblica. Utopia? Eccesso ideologico? Forse. Ma è vero che, senza coltivare con passione una svolta progettuale di questo tipo siamo condannati a subire ancora lo snaturamento e il saccheggio della democrazia italiana, in uno scenario dove molte destre si contendono il potere senza incontrare resistenza politica. Da dove partire? Dalla cosiddetta Sinistra radicale, cioè la Sinistra. Utilizzando questo insperato tempo di armistizio da qui al voto. Le leadership più generose e intelligenti si uniscano per costruire ponti verso la galassia Sinistra e si rafforzino per presentarsi come vera alternativa percorribile al mondo dell’astensione. Io non vedo altra strada. Qui possiamo lavorare. Il Pd deve convincersi ad abbandonare la via Renzi e avviarsi su un percorso ad esso ignoto, essendo una struttura nata da una fusione a freddo di tipo elettorale. Ma ancora al suo interno molti conoscono la parola sinistra e potrebbero unirsi per ricostruirla.