VERDI ITALIANI, UN SOLE ANCORA PALLIDO

E’ il momento di fare i conti con il clima, con i fenomeni atmosferici e tutto ciò che compone la galassia ambientale. Non si possono togliere i meriti quando sono evidenti, come nel caso della piccola grande Greta. Basta il nome per capire il riferimento e alzare l’asticella del rispetto verso questa piccola grande quanto giovane donna, senza stare a sottolineare chi sia o parlare di alcune sue “caratteristiche” che talvolta incuriosiscono i superficiali più di quello che porta in dote questa splendida ragazza dalla sensibilità straordinariamente sviluppata.Anche l’Italia (forse sarebbe meglio dire, gli italiani), hanno scoperto l’importanza della “green mind”. Eppure… c’è un “eppure” grande come una casa, che ci ricorda quanto incida l’ambiente nella nostra vita. Così come da molto tempo c’è una storia politica dietro a questo mondo che celebra l’ambiente più di altre tematiche o questioni. Prima o poi qualcuno c’avrebbe pensato, ed avrebbe notato come gli ambientalisti, i Verdi, intesi come organizzazione politica strutturata, in Italia non abbiano mai ricevuto la stessa considerazione che altri paesi Europei indirizzano a queste organizzazioni politiche. «Serve un soggetto ecologista autonomo, basta essere ospiti ingombranti di tutti i partiti». Sembra quasi un grido di rabbia, giustificato dalla critica aperta verso la timidezza espressa nel decreto clima da parte dal governo, del quale, Ella stessa è parte attiva quanto determinante. A dirlo ovviamente è l’ex segretaria di Lega Ambiente, Rossella Muroni.Quelle due parole echeggiano e fanno breccia nell’attenzione generale come fossero macigni, ed in effetti è vero: gli ambientalisti sono stati fino ad oggi “ospiti” dentro coalizioni di sinistra ma non protagonisti come avrebbero potuto e dovuto; così come accade in Germania,dove sono il secondo partito del paese, o come in Francia dove sono il terzo. Persino nel Regno Unito, dove non passa inosservato quel’11,10% di voti raccolti. Qualcuno ha provato a darsi una risposta, come Antonio Villafranca, responsabile Europa dell’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale),affermando che “In Italia i verdi non sfondano perché non è passato il messaggio per cui la sfida ambientalista è collegata allo sviluppo economico e all’innovazione tecnologica”. Sì, certo, è una riflessione giustissima e valida, ma affonda le radici in qualcosa di più “sociologico” che ha viziato il comportamento dell’italiano medio: l’individualismo esasperato che nasce con il Berlusconismo e rimane ancora oggi, incollato ai costumi nostrani.Nei paesi Europei, è stato visto che, laddove i Socialisti arretrano, gli ambientalisti guadagnano voti. Sono dati incontestabili che ci vengono riportati dallo stesso Villafranca. E’ così in Germania, dove i Verdi hanno saputo intercettare i voti in uscita dell’SPD, soprattutto da parte dei giovani tedeschi.Analogo il caso della Francia. Diverso quello italiano. I socialisti (più dell’acronimo va presa in considerazione l’area di sinistra facente capo al PD), tengono, e la scarsa incidenza dei Verdi si avverte quasi come una partecipazione, una sterile rappresentanza.E’ pur vero che nel Nostro paese si avverte, in tutta la sua gravità, la crisi del mondo del lavoro; le attenzioni sono rivolte come un riflesso condizionato, verso la necessità di avere risposte (che non sono peraltro ancora venute) immediate. Lo stato sociale ha conosciuto momenti difficili, talvolta gravi e questo non può non pesare sulle scelte della popolazione.A questo vanno aggiunte altre considerazioni che investono scarsa capacità organizzativa e progettuale dei Verdi nostrani, ed il gioco è fatto. Cosa si prevede e cosa può accadere nell’imminente futuro?Corre l’obbligo di essere sinceri; non è importante parlare di acronimi di partito quanto della necessità di dar vita ad una rappresentanza attiva e incisiva che non può essere soltanto relegata all’interno di un dipartimento partitico o confinata nell’angolo di una coalizione. Occorre strutturare il progetto dandogli una forma organizzativa che, all’interno di un soggetto progressista, possa godere di quell’autonomia e indipendenza necessaria per dar vita a qualcosa di veramente tangibile, incisivo e determinante.Il GREEN NEW DEAL, di cui si sta tanto parlando, deve essere strutturato e non improvvisato. Si tratta di una grossa opportunità che non va dispersa. Nelle ultime manifestazioni sul clima, è emersa ancora una volta, una riflessione incontestabile: nel disastro ambientale che il mondo intero sta vivendo, a pagarne le conseguenze maggiori sono ancora una volta le fasce più deboli, i meno abbienti. Logico quindi che il testimone passi alla sinistra; ma è altrettanto vero che la strutturazione di una forza ambientalista è più che mai un passo irrinunciabile che non può rimanere marginalizzato dentro contenitori dove potrebbe perdere importanza e spinta propulsiva. Il progetto “Verde” non può più essere una variante, quanto semmai diventare la VERA ALTERNATIVA per un cambiamento, non solo ecologico, climatico e ambientale, ma per la messa in pratica di un vero NEW DEAL; una vera opportunità innovativa dove l’ambiente possa rappresentare il NUOVO per eccellenza. Ambiente come occasione di nuove opportunità di lavoro, di crescita, di sviluppo e di nuove prospettive di vita. Un nuovo mondo è possibile, basta volerlo.