E CONVERSIONE SIA

E CONVERSIONE SIA

E conversione verde sia e priorità diventi, è questo il sunto delle parole proclamate del presidente del Consiglio da Assisi, dalla basilica del Patrono d’Italia.Giuseppe Conte non ha usato mezze misure:“Serve uno sviluppo che rispetti la creazione, che rispetti l’ambiente, che sia realmente umano. Sento questo impegno come cittadino, come padre. La tutela dell’ambiente è prioritario della nostra esperienza di governo”. Ma aldilà degli annunci occorre andare ben oltre le infatuazioni dei nostri giorni.L’innamoramento per la natura, per i beni comuni, per la tutela del creato però non possono essere la litania di un mondo che corre appresso al movimento dei giovani.Il presidente del Consiglio è sembrato esserne consapevole. Lo stato dell’Italia sul versante dei temi ambientali è arretrato, le nostre “bellezze” naturali quel che rimane di loro è attaccato di continuo dagli egoismi, da quanti propugnano colate di cemento su ogni lembo di terra ancora libero.Conte si é spinto a chiedere una vera “conversione” del Paese ai temi legati alla cultura del recupero ambientale, del riutilizzo, del vero sostegno ad una economia circolare che da sola può rappresentare la salvezza dalle utopie di una crescita senza fine.Conversione che necessariamente deve riconsiderare quelle politiche che vedevano esclusivamente le grandi opere come soluzione ai mali, alle crisi del Paese. E l’indicazione sulle strade da percorrere arrivano proprio da Assisi:“Oggi urge ricostruire una cultura politica”: è quanto ha detto padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi, nel salutare autorità, con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e i pellegrini nella Basilica superiore nel corso della messa per le celebrazioni di San Francesco patrono d’Italia. “Occorre farlo per i nostri figli, ancor più che per noi”, ha rafforzato chiedendo di cercare “nelle altre politiche ciò che può unire e non ciò che può dividere”. Temi che vedono ritornare prepotente il tema della coesistenza, delle interazioni fra i popoli, le nazioni e che rimettano al centro la lotta contro la globalizzazione delle indifferenze. Temi che ci chiedono di “operare per la pace nel mondo, per il disarmo, per l’incontro tra le genti : unire le città per unire le nazioni”. Un richiamo che non è indirizzato solo ai grandi ma ad ognuno di noi “In Italia e in Europa – ha ribadito – abbiamo nostalgia della cultura politica. Ma oggi non si può delegare il compito politico solo a qualcuno, per quanto possa essere illuminato; né lo si può consegnare a qualche arrogante faccendiere arrivista (troppi!)”.