LA MALAPIANTA DELLA REPRESSIONE

LA MALAPIANTA DELLA REPRESSIONE

Mentre la neoministra dell’Interno Lamorgese accerta i fatti che hanno spedito all’ospedale il deputato Stefano Fassina e visto malmenati un numero imprecisato di sindacalisti, giornalisti e lavoratori in sciopero, assistiamo con motivato disgusto ad un eccesso dell’uso della forza da parte della Polizia. Si trattava di un “presidio”, nulla a che vedere con i picchetti quasi paramilitari di sessantottesca memoria, niente che lasciasse presagire un attacco fisico e a freddo delle forze dell’ordine. Una testimonianza, un modo pacifico di ottenere l’attenzione dell’opinione pubblica sulla prospettiva di un’ennesima carneficina di posti di lavoro. La preoccupazione è legittima. Che nei corpi militarizzati la filosofia dominante sia quella sinistramente sintetizzata sulla bandiera brasiliana “ordine e progresso” è un fatto accertato, e basta dare un’occhiata ai siti dei sindacati di polizia per rendersi conto di come nelle posizioni di comando serpeggi una voglia, anzi una pretesa di immunità per i troppo frequenti abusi a cui i 14 mesi di buia gestione salviniana hanno cercato di abituarci. Non ci sono riusciti, ma se le velleità autoritarie e repressive dell’estrema destra sono politicamente fallite hanno però avuto il tempo di concimare la malapianta endemica in ogni forma di militarismo. Vigilare tutti, ed auguriamoci che il nuovo ministro sappia spargere generose dosi di diserbante su quel terreno tanto insidioso e vulnerabile alle contaminazioni.