QUALE FUTURO PER L’EUROPA

Il quadro che emerge per il futuro dell’Europa, qui alla riunione delle regioni marittime a Palermo, è assai preoccupante.I capi di stato e di governo dell’Europa riuniti a Bruxelles stanno discutendo il bilancio europeo.C’è chi vorrebbe ridurre ulteriormente dall’1,16 all’1 per cento del Pil europeo le risorse dell’Unione.Se passa questa linea i progetti ambiziosi di una svolta ambientale e sociale rimarranno solo chiacchiere. I capi di governo nazionali continueranno ascaricare le colpe delle cose che non vanno all’Europa e i processi unitari si fermeranno.Si crea in questo modo una spirale perversa che fa sembrare l’Europa la nemica dei cittadini e apre le porte ai nazionalismi e ai populismi.Se non si cambia, nessuna risposta verrà data ai giovani che vogliono tutelare l’ambiente e salvare il pianeta, né ai bisogni di lavoro e protezione dei ceti popolari.In questa riunione ho chiesto che gli investimenti regionali e nazionali per cofinanziare i fondi europei siano tenuti fuori dal conto del patto di stabilità.Ma questo non basta. Non è più tempo per andare avanti a piccoli passi o addirittura tornare indietro.Occorre un movimento europeo che veda la sinistra, i verdi, i liberali e tutti gli europeisti battersi per un’Europa diversa, davvero forte, unita e dotata di fondi adeguati.Altrimenti ci sarà solo un’Europa dei mercati e della concorrenza, del capitale e delle multinazionali e mai un’Europa sociale, per il lavoro e lo sviluppo sostenibile.Io penso che questo è un tema cruciale anche per il nostro Paese.La sinistra non può limitarsi a rivendicare più flessibilità nei conti per governare meglio, deve dare battaglia per un’Europa diversa e davvero unita e forte.