RAGGI BIS E IL SUICIDIO DEL PD

Virginia Raggi sogna il bis. Se prima era da sola a nutrire l’ambizione a ricandidarsi come sindaca di Roma, adesso a legittimarla ci sono non soltanto le parole del suo leader di riferimento Beppe Grillo, ma addirittura lo stop del segretario del Pd Nicola Zingaretti alla richiesta di dimissioni, che fino a poche ore fa il suo stesso partito aveva formulato più volte in Campidoglio. Una mossa, quella del dirigente dem, nata, dicono i bene informati, per contrastare la raccolta di firme per cacciarla organizzata dalla Lega. Adesso che è nato questo nuovo accordo tra Pd e M5S, che Zingaretti ha già proposto di trasformare in alleanza politica e Grillo ha sostanzialmente accettato, la sindaca Raggi diventa intoccabile, forse anche in vista di una maggioranza attualmente la giunta regionale del Lazio guidata dal leader Pd non ha alla Pisana . Non solo. Fanno notare i più raffinati che se la Raggi si dimettesse, la prospettiva per la capitale sarebbe quella di un breve commissariamento e subito dopo elezioni, che regalerebbero Roma alla guida di Lega e Fratelli d’Italia, la destra xenofoba, intollerante e trafficona. Probabilmente è vero. Quello che è tutto da dimostrare è che la nuova alleanza tra Pd e M5S vincerebbe la sfida per il Campidoglio se le elezioni comunali si svolgessero alla loro scadenza naturale, nel 2021. Chi si presta a questi giochini politicisti con tutta evidenza vive una situazione di privilegio, buon per lui, non prende autobus e metro, non fa lo slalom tutti i giorni tra i cumuli di mondezza, non gli cascano gli alberi davanti casa, non vede marciapiedi, parchi e piste ciclabili invasi da erbacce che impediscono di vedere persino i segnali stradali, non ha attività lavorative basate sul turismo che vedono calare i loro introiti, non ha familiari costretti a emigrare in altre città perché le aziende in cui lavorano si trasferiscono in qualsiasi altro territorio che non sia Roma, non ha lavori stradali permanenti davanti casa, non vive in periferie rimaste prive di collegamenti con il centro della città. Solo chi vive al di fuori di questa realtà può essere così superficiale o, peggio, cinico, da fare valutazioni di ordine politico rispetto a un’emergenza che rischia di diventare dramma. A tutti è chiaro un dato di fatto: La Raggi ha ereditato una situazione pesantissima e non ne è l’unica responsabile, questo era evidente e già prima ai romani che l’hanno votata in massa sapendo che le responsabilità del degrado sono cominciate con chi ha amministrato Roma prima di lei, a cominciare dal Pd che ha regnato, tranne per la parentesi Alemanno, dal 1993 al 2016. Quindi i romani che l’hanno eletta per disperazione verso le giunte precedenti sanno molto bene che la Raggi ha dato soltanto il colpo di grazia con la sua incapacità amministrativa a una situazione di cui il Pd romano ha costruito le premesse. E questo senza scomodare Mafia capitale e le clientele tessute nell’assegnazione dei servizi per anni dagli uomini del centrosinistra. Zingaretti chiede alla Raggi di dare una scossa alla città. Per fortuna, faccio mia la battuta di un assessore alla cultura di uno dei pochi municipi a guida centrosinistra, a Roma non c’è una centrale nucleare, altrimenti la scossa data dalla Raggi sarebbe assicurata, eccome. Racchiudere l’idea della politica in questi giochetti così lontani dai bisogni dei cittadini, questo sì regala la capitale al centrodestra o a qualsiasi cosa non sia chi ha causato il disastro della città prima e chi gli sta dando il colpo di grazia adesso. Il pensiero che i cittadini davanti alla scheda elettorale votino in base all’antifascismo militante è di una tale limitatezza culturale e stitichezza politica che lascia esterrefatti. Forse, quando c’era ancora qualcosa da rubare a Roma, quando c’era un bottino da spartire, la valutazione dell’elettore poteva riguardare la speranza di un lavoretto, di entrare in una cooperativa, di far approvare un progettino culturale per campare. Adesso che sono rimaste soltanto le macerie di quel sistema, anziché cercare personale politico con gli strumenti culturali in grado di progettare del tutto una nuova città, una nuova capitale al passo nemmeno con l’Europa ma almeno con Milano e Napoli, ci accontentiamo del minimo sindacale, ora che occorre il massimo dello sforzo per ridare vita a una città morente, dal cilindro del prestigiatore esce il coniglio morto. Sarà proprio questa visione della politica lontana dai bisogni delle persone, questo pensare arretrato e ottuso a regalare Roma alla destra non certo la richiesta di dimissioni della Raggi.