IN MARCIA PER LA GIUSTIZIA, “DALLA PAURA AL CORAGGIO”, CONTRO CHI “CONGELA” LE COSCIENZE

IN MARCIA PER LA GIUSTIZIA, “DALLA PAURA AL CORAGGIO”, CONTRO CHI “CONGELA” LE COSCIENZE

Da 26 anni la Marcia per la Giustizia attraversa, snodandosi con i suoi sette chilometri, non solo lungo le vie della Piana Toscana ma anche nelle coscienze delle migliaia di persone che decidono di mettersi in cammino per riproporre di volta in volta i temi che smuovono il senso delle nostre esistenze.E rileggere, rivedere anche solo nella memoria, questi anni della Marcia significa ritrovare quei temi cari che oggi sembrano essere finiti in modo prepotente in primo piano nelle vicende di questo povero mondo.Lo sfruttamento degli ultimi, le marginalità, lo strapotere dell’1% suo restante 99, le devastazioni ambientali, quei sovranismi, dei razzismi.Delle indifferenze.Contro quei pericolosi nazionalismi nati solo apparentemente all’improvviso.Contro quelle condizioni che hanno poi consentito di far prendere una direzione opposta a molte delle nostre coscienze cadute tutte nella trappola degli egoismi. Riassumono bene il senso della Marcia, nel tempo in cui le manifestazioni popolari si vorrebbero trasformare in insurrezioni di popolo per ribaltare il senso della Costituzione e per quanti credono, anche quello del Vangelo, le parole di uno dei protagonisti dell’edizione di quest’anno, Mohamed Ba, attore, scrittore e mediatore culturale: “E’ tempo di cambiare, mutare ed accrescere la nostra prospettiva. Le parole sono il ponte, il nostro pensiero e coloro che guardiamo. Occorre una nuova umanità capace di guardare e parlare all’umano che c’è in ciascuno di noi”.Un ritorno dentro noi stessi prima di riuscire ad esprimere la necessità di quella politica che vorremmo non abdichi definitivamente alle ipocrisie del nostro tempo. Anche perché, malgrado molti di noi abbiamo deciso di arrendersi e farsi vincere dal silenzio, è ancora evidente che senza politica, senza interazione è impossibile portare avanti il cammino dell’umanità.C’è lo ricorda Antonio Vermigli, il “padre” della Marcia per la Giustizia, insieme alla Rete Radiè Resch, a Libera ed alla Casa della Solidarietà:“Oggi per giustificare disillusioni, coprire omissioni, creiamo stereotipi. Nell’attuale congiuntura politica; la demonizzazione della politica e dei politici.Questo manicheismo favorisce proprio quello che si critica, la cattiva politica. Distanziarsi dalla politica vuol dire rifugiarsi in un’ipotetica campana di vetro mentre infuria il diluvio. Sono pochissime le cose insostituibili nella storia umana, una di quelle è la politica. Non è ancora stata inventata un’altra forma per organizzarci come collettività. La politica permea tutti gli spazi personali e sociali, e riguarda tutto, dalla qualità del pane della colazione all’accesso alla salute e all’educazione”. Ci ritroveremo così anche quest’anno a rinnovare l’impegno alla riflessione, all’attenzione, alla cura non certo del nostro io ma di quanto ci avviene intorno cercando di fare quello che la Marcia ci chiede fare. Quel trasformare la paura e le predisposizioni all’odio in motivo di coraggio, verso gli altri, verso i distratti, ma ancora prima verso noi stessi che abbiamo abdicato troppi dei nostri sogni ai distruttori dei valori umani. Facendo, cercando di fare, ambiziosamente, delle parole di Martin Luther King di cui campeggia l’immagine sul volantino della Marcia per la Giustizia, il nostro manifesto personale: “Non ho paura delle parole dei violenti ma del silenzio degli onesti”. Ed Antonio Vermigli ha ben spiegato il senso, il tema di questa 26.a Marcia: “Oggi viviamo dominati dall’ideologia della paura che congela tutte le positività che abbiamo. Seguiamo le sirene della sicurezza; vengono demonizzati gli stranieri al fine di ottenere consenso elettorale attraverso la “pancia” della gente, nascondendo tutta la nostra umanità. Tanti credenti che non oso chiamare cristiani vivono nell’indifferenza. Il problema vero è il quasi ormai perduto senso della relazione umana, perchè si teme il futuro e ci si arrocca su sicurezze senza prospettive, chiudendosi non soltanto a un orizzonti umano, aperto al nostro tempo, ma anche a quello del Regno di Dio. Eppure sono proprio la relazione umana e il bisogno dell’altro che ci consentono di guardare verso una trasfigurazione della realtà. In ogni essere umano c’è un desiderio onesto di futuro che sogni e prepari un bene comune definitivo; altrimenti …che senso avrebbe la vita? La certezza è che viviamo in un mondo ingiusto e irragionevole, per questo urge un’esigenza di verità nella relazione umana” Dunque sabato 14 settembre 2019, con quanti vorranno, con quelli che potranno, ci ritroveremo alle 18, in piazza Gramsci ad Agliana, per poi incamminarci, dalle 18,45 verso Quarrata, con arrivo previsto verso le 21. Qui prenderanno la parola gli ospiti della Marcia, fra i quali ci sarà anche don Luigi Ciotti, il presidente, l’anima di Libera e del Gruppo Abele. Al termine della Marcia saranno presenti i pullman per consentire a quanti ne vorranno usufruire di fare ritorno a Agliana.Info: rete@rrrquarrata.it