CONDANNA LILIANA ORDINANZA. LA DIFESA: LEGITTIMA DIFESA DOPO LO STUPRO

CONDANNA LILIANA ORDINANZA. LA DIFESA: LEGITTIMA DIFESA DOPO LO STUPRO

DI CLAUDIA SABAÈ il 17 aprile 2017 quando Liliana Ordinanza uccide con un coltello il suo stupratore Medhi Chairi, 42 anni, di nazionalità marocchina.La pena stabilita nel Processo di primo grado era stata di 19 anni.La Cassazione, qualche giorno fa, ha confermato la condanna a 14 anni e 4 mesi di reclusione già inflittale in precedenza dalla Corte di Appello di Venezia.Difesa dall’avvocato Monica Nassisi, Liliana ha sempre dichiarato di aver accoltellato l’uomo solo dopo essere stata stuprata e di aver agito quindi per legittima difesa, dopo una notte di alcol e droga.“Il caso di Liliana è un caso scomodo, lo comprendo, ma merita attenzione.Liliana ha la grande colpa di essersi ribellata, dopo aver subito un rapporto sessuale non voluto, di non essere morta.Ordinanza si è sempre difesa dichiarando di aver agito solo per difendersi da Chairi Mehidi, che dopo averla costretta a subire un rapporto sessuale, l’aveva sequestrata in casa per poter ancora abusare di lei.Al momento dell’ingresso in carcere Liliana presenta diverse ferite da taglio, a dimostrazione di una lunga colluttazione.All’interno dei boxer dell’uomo, il consulente della procura, trova il DNA dell’Ordinanza, a conferma del rapporto sessuale.Non si comprende come si possa affermare, in assenza totale di riscontri, che Chairi non abbia percepito il dissenso.Il 18 dicembre 2019 sarà discusso il ricorso in Cassazione.Spesso per decisioni giuste ci vuole coraggio. Speriamo che la Cassazione avrà il coraggio di riconoscere che Liliana ha agito solo per legittima difesa.Avv. Monica Nassisi, difensore di Liliana Ordinanza”, aveva scritto l’avvocato Nassisi nel ricorso in Cassazione.Secondo il legale, i giudici dell’appello non avevano ben valutato gli elementi a favore dell’imputata.“Le perizie della polizia scientifica -puntualizzava ancora la Nassisi nei mesi scorsi – confermano la versione di Liliana. Dopo lo stupro ha provato a scappare dalla casa di Chairi. A quel punto c’è stata la colluttazione e lei, afferrato un coltello, ha pugnalato a morte il suo aguzzino”.La difesa ha anche cercato di ottenere ulteriori attenuanti oltre quelle già riconosciute, ma i giudici non hanno voluto sentire ragioni confermando, quindi, la sentenza d’Appello.