A «L’ARIA CHE TIRA» HA TIRATO UNA BRUTTA ARIA. E NON SOLO IN DIRETTA

A «L’ARIA CHE TIRA» HA TIRATO UNA BRUTTA ARIA. E NON SOLO IN DIRETTA

Ho aspettato qualche ora prima di scrivere su quello che è avvenuto stamattina a L’aria che tira. Perché non c’è solo quello che si è visto in diretta, ma molto di più. Sono ore che sono sottoposto a tanta solidarietà come a insulti di ogni tipo. Ma non è un problema. Chi fa politica sa che ci sono momenti in cui schierarsi, prendere parte, significa prendere valanghe di insulti. Il dramma è che questo non era nemmeno il caso, perché è tutto molto più surreale. Ringrazio, in ogni caso, prima di raccontare ciò che è accaduto, dei tanti messaggi di affetto e solidarietà ricevuti. Tornando alla trasmissione: a un certo punto, dopo aver dibattuto sull’Emilia-Romagna, hanno mandato un servizio sulle sardine a Bibbiano. C’è stato un confronto molto acceso, in particolare perché il giornalista Borgonovo e Molinari della Lega Nord ovviamente non perdevano occasione per generalizzare e tirare in mezzo il Partito Democratico. Confesso che non sopporto la strumentalizzazione dei bambini e tanto meno che si possa dire che qualcuno della mia parte abbia minimizzato. Su queste cose non si scherza. Abbiamo dibattuto, in maniera accesa, ma ogni telespettatore poteva farsi la sua opinione. Penso che siano state dette parole di troppo e che siano stati passati i limiti della decenza, ma è la mia opinione e non voglio nemmeno per un secondo fare la vittima in questa storia, ma raccontarla con freddezza. Anche perché il dibattito era praticamente finito, quando è entrato Giletti. Il quale ha detto la sua, con un lungo intervento, che ognuno, io compreso, poteva giudicare. I suoi, come i miei. Ho sussurrato che era “una posizione un po’ demagogica”. Lui si è inalberato, ha iniziato a urlare. Non ricordo esattamente cosa mi abbia detto e allora io ho aggiunto “sì, come con Salvini”. Mi riferivo all’intervista concessa a Salvini domenica nella quale, a mio avviso, era stato tutt’altro che super partes. Lui è completamente impazzito. Mi urlava di avere il coraggio di dire le cose in studio “se avevo il coraggio”. Io ho provato a dirgli che non avevo problemi a discuterne (anche perché non mi sembrava di aver detto chissà cosa, era solo un mio giudizio, duro ma non era certo un insulto) e ho detto ciò che avevo sussurrato: “secondo me è una posizione demagogica che non aiuta”. Lui si alza, prende e se ne va. Per inciso: mi spiace aver sussurrato una presa di posizione che potevo dire ad alta voce. Ma non ho insultato nessuno. Questo voglio chiarirlo con forza. Perché una reazione del genere è sproporzionata. Qualche anno fa, Matteo Salvini mi dette del “cogl*one” in diretta tv davanti a milioni di persone, sulla rete pubblica, a Virus. Non me ne andai, non feci sceneggiate. Gli chiesi solo di chiedere scusa. Ci tengo a ribadirlo perché ognuno abbia la sua opinione su ciò che è accaduto, ma non voglio che ci siano non detti che portino a pensare che abbia detto qualcosa di pesante o personale. Volevo raccontare come sono andate le cose perché ho tanti difetti – sono appassionato, tengo tantissimo a ciò in cui credo e mi batto come un leone per difendere le mie idee – ma non sono né un vigliacco, né uno che insulta. Ma il problema non è questo. Il problema è ciò che è accaduto dopo. Dopo essere uscito dallo studio sono stato letteralmente aggredito da Giletti. Mi ha insultato (“vigliacco”, “non capisci un cazzo”, “imbecille”, “coglione”, tra gli altri) e minacciato. Era completamente fuori controllo. Se non è arrivato a mettermi le mani addosso è grazie al fatto che alcune persone dello studio lo tenevano e ne limitavano l’azione. Cercavo di spiegargli che avevo sussurrato perché il dibattito era finito e che non ho mai avuto remore nel dire ciò che penso alle persone potenti. E gli ho detto che ciò che pensavo della sua intervista a Salvini lo avevo scritto pure pubblicamente, proprio perché non ho paura di dire ciò che penso senza offendere. Mi è spiaciuto molto. Ma è inaccettabile un comportamento del genere. La cosa più disarmante era non tanto sentirmi insultare o minacciare, ma sentirmi gridare di dirgli le cose in faccia. Ringrazi il cielo che non denuncio, ma sappia che io, non so se a differenza sua, non ho mai avuto nessuna paura di combattere per ciò che penso sia giusto senza piegarmi al potere.