RIUSCIRÀ IL NOSTRO PARLAMENTO A NON FARE COME IL CONGRESSO USA?

RIUSCIRÀ IL NOSTRO PARLAMENTO A NON FARE COME IL CONGRESSO USA?

Trump è una minaccia per la democrazia, ovunque.E Salvini è il nostro esempio nazionale. Riuscirà il nostro Parlamento a non fare come il Congresso USA?L’assoluzione di Trump da parte del senato americano non ha avuto la giusta considerazione nel dibattito politico e nell’opinione pubblica dominati dal Coronavirus e dal festival di Sanremo.Fa un certo effetto leggere oggi alcuni commenti che parlano apertamente di una svolta pericolosa dovuta al nazionalismo di Trump e di una ferita incurabile allo stato di diritto che riguarda tutti noi. Sergio Fabbrini sul sole24ore dice che il discorso di Trump sullo stato dell’Unione ha riportato l’America ai suoi tempi più bui e parla di una trasformazione del partito repubblicano in una coalizione omogenea di bianchi che, sotto l’ombrello del nazionalismo, raccoglie il bisogno di protezione dei ricchi suprematisti bianchi del Sud e degli operai bianchi degli Stati del declino industriale. Questo, anche come reazione alle conquiste dei diritti civili da parte dei neri fino all’elezione a presidente di Obama.Però, prosegue Fabbrini, questa omogeneità del partito repubblicano, di fatto agli ordini di Trump che ha senza dubbio abusato del suo potere, finisce con l’alterare la democrazia americana e di spostare il potere dalla parte del presidente con un presidenzialiamo che somiglia più alle pratiche illiberali degli Stati del Sud America che non al liberalismo costituzionale. E conclude dicendo che questo rafforza i nemici della società aperta ovunque, anche da noi. È un’accusa non da poco, a cui si aggiunge l’allarme che sul Foglio lancia Giuliano Ferrara che parla della vicenda di Trump come di un’ombra che si allunga su tutti noi, di uno schiaffo alla democrazia liberale e sottolinea la profonda differenza rispetto all’America dei tempi di Nixon, quando stampa istituzioni e Congresso misero sotto accusa il presidente e i suoi abusi di potere in base allo stato di diritto.Infine anche Ferrara si domanda se le nostre comuni libertà potranno reggere ad una così drammatica trasformazione del modo di essere e di funzionare di quelli che una volta negli USA erano poteri costituzionali bilanciati. Riporto queste riflessioni perché le ritengo importanti e perché un passaggio, decisivo per verificare la tenuta della democrazia nel nostro Paese, ci sarà molto presto quando in Parlamento si dovrà votare la richiesta di messa sotto accusa di Salvini per una serie di reati da lui commessi quando svolgeva il ruolo di ministro degli interni. Il fatto è che lo stato di diritto è un insieme di regole universalmente accettate. Quando a queste si sovrappongono gli interessi politici di parte, come è avvenuto per Trump, si prende una cattiva china che porta inevitabilmente alla crisi della democrazia. Scrivo queste cose perché l’argomento della crisi della democrazia e del rischio che si affermino sempre più regimi illiberali è molto forte e non può restare ristretto a convegni e libri. Un grande partito di sinistra deve battersi a testa alta per difendere la democrazia liberale e lo stato di diritto e deve farlo rivendicando le giuste e sacrosante ragioni.Non si tratta certo di cercare scorciatoie per combattere un avversario politico, il quale addirittura dichiara di voler trarre vantaggio da un rinvio a giudizio, ma della affermazione del più importante principio democratico per cui esistono norme universalmente accettate e tra queste quella fondamentale per cui si è tutti sottoposti alla podestà della legge.