CI VOLEVA IL CORONAVIRUS PER RI-CONOSCERE I NOSTRI FIGLI

CI VOLEVA IL CORONAVIRUS PER RI-CONOSCERE I NOSTRI FIGLI

DI CLAUDIA SABAOggi un miracolo aleggia nell’aria.Quasi fatico a credere ciò che vedono i miei occhi.Mia figlia, 23 anni, decide autonomamente di non uscire.La guardo mentre si da’ da fare, armeggia con dei pesi, un tappetino di gomma, una palla, una corda.Poi, a distanza di almeno tre metri, mi dice:”mamma leggi attentamente tutte le regole che ci ha dato il governo. E rispettiamole. Stiamo a tre metri di distanza e restiamo a casa”.L’ho guardata.Si l’ho proprio guardata, non vista di sfuggita.Quante volte guardiamo i nostri figli un po’ distrattamente senza prenderli sul serio?Non lo facciamo di proposito.È la vita che va troppo di corsa e noi con lei.Così, perennemente stanchi, dopo il lavoro ci accasciamo sul divano con l’immancabile telefono tra le mani.E ci perdiamo il mondo.Quello più vicino, per guardare troppo lontano da noi.E improvvisamente, mentre osservo la mini palestra che mia figlia si è inventata in un angolo del suo balcone, mi rendo conto di quanto poco l’ho osservata ultimamente.Di quanti sguardi mi sono persa, di certe sue parole rimaste mute e di quanto rumore ci fosse dentro i suoi silenzi.Li abbiamo sottovalutati i nostri figli.Non sempre, ma qualche volta lo abbiamo fatto.E loro hanno riempito ivuoti cercando sguardi e parole altrove.Ora ci viene imposto di restare a casa.E allora riempiamole queste stanze.Spezziamo via i silenzi e alziamo gli occhi.Per guardare e non soltanto per vedere.Facciamo più rumore con i nostri figli e con noi stessi.E il silenzio, quello dell’anima, lasciamo che diventi musica da sentire, dentro ognuno di noi.