IL CORONAVIRUS RILANCIA I DRIVE-IN IN TUTTO IL MONDO

IL CORONAVIRUS RILANCIA I DRIVE-IN IN TUTTO IL MONDO

Dal restare a casa, una sorta di prigione accogliente, ad ampi spazi aperti, distanziati gli uni dagli altri. Questa sembrerebbe la pista che potrebbe salvare una delle industrie più colpite dal covid-19, il virus che sembra beneficiare solo Netflix e le altre piattaforme di streaming. L’industria da salvare è quella cinematografica e gli spazi aperti, sotto le stelle, sarebbero i drive-in. Perché per il futuro, almeno quello immediato, sembra ancora complicato pensarci seduti sulle comode poltrone di un multisala. Il motivo di questa impossibilità è sotto gli occhi di tutti. La fine della quarantena, salvo nuovi aggiornamenti. è vicina. Ma un ritorno alla vita di tutti i giorni,con le sue abitudini e le sue libertà, dovrà attendere ancora per molto. Così l’idea del drive-in dà l’impressione di adattarsi pienamente a questa esigenza di “semilibertà”, da proteggere con le dovute precauzioni. In Italia, a parlarne è stato Francesco Rutelli, presidente dal 2016 dell’ANICA(Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Multimediali). “Bisogna fare un accordo con i Comuni identificando aree molto grandi dove ci siano tutte le condizioni di sicurezza. Si possono studiare varie ipotesi, con automobili distanziate, ma sarebbe un modo per tornare gradualmente, e prudentemente, a vivere” ha detto in veste di ospite aUn giorno da pecorasu Rai Radio 1. Una sorta di antidoto, per i cinema quantomeno. Alcuni giorni prima ad esprimersi era stato il direttore della Cineteca di Bologna, Gianluca Farinelli per salvareSotto le stelle del cinema, una delle iniziative più simboliche dell’estate bolognese che in piena estate proietta, gratuitamente, decine di film davanti a migliaia di persone in piazza Maggiore. “Pensiamo senza sosta ad una formula per mantenere in piedi un qualcosa che sia vedere assieme un film. Tra le ipotesi, quella su cui stiamo ragionando di più è il drive-in.” ha dichiarato in un’intervista al quotidianola Repubblica. Sulla propria pagina di Facebook, il Bovisa Drive-in di Milano fa sapere di essere “pronto per ricominciare” aggiungendo con positività che “potremmo essere già in linea con le disposizioni di sicurezza ma stiamo pensando anche a nuove soluzioni per rendere l’esperienza piacevole e al tempo stesso più sicura”. Sicurezza, precauzione e riparo. Eppure i drive-in nacquero e divennero popolari per ben altri motivi. Il primo della storia fu aperto nel 1933, in New Jersey, da Richard Hollingshead, un ragazzo con la madre sovrappeso che faticava a sedersi tra le poltrone dei cinema. Bastava un quarto di dollaro per guadagnarsi un posto auto e gustarsi i film dei grandi Studios hollywoodiani nei primi anni del sonoro. Il drive-in divenne poi un simbolo degli Stati Uniti negli anni cinquanta con il boom automobilistico, soprattutto tra i più giovani che volevano una certa privacy sotto il cielo d’estate e poco dopo arrivò anche in Italia; nell’agosto del 1957 uno schermo di 540 metri quadrati si affacciava su un’area, a poca distanza dal litorale romano, che poteva ospitare fino a 750 automobili. Il primo film proiettato fula nonna Sabella, commedia di Dino Risi con Peppino De Filippo e Tina Pica. Si rideva sui sedili delle auto italiane nel primo drive-in. E mentre nel Belpaese si discute sull’effettiva possibilità di questo ritorno al passato, in Germania e nella Corea del Sud le vendite dei biglietti per i cinema a cielo aperto sono già in forte espansione. Autokino Essen, uno dei drive-in tedeschi aperti tutto l’anno, ha esaurito tutte le proiezioni da quando il paese è stato bloccato all’inizio di marzo. Il 6 aprile ha venduto 500 biglietti perManta Manta, una commedia tedesca di grande successo del 1991. Non certo un film da premi Oscar, ma a Essen si prova a ridere con la settima arte, alla faccia del coronavirus. “Non importa cosa mostriamo, la gente vuole solo uscire e guardare un film. Facciamo il tutto esaurito con settimane di anticipo”, afferma Frank Peciak, manager di Autokino Essen.A Colonia, nell’altro “autokino” (termine tedesco per indicare appunto il cinema drive-in), nel lotto dalla capacità di 1.000 auto ne sono ammesse solo 250 , per rispettare le misure di distanza; all’ingresso un addetto esamina i biglietti, da comprare online (non c’è la biglietteria per motivi precauzionali), attraverso il finestrino chiuso. La sicurezza prima di tutto.Loe Studios, un cinema indipendente nella città tedesca di Marl, ha trovato un parcheggio dietro un bar per motociclisti lì ha installato uno schermo a LED di 59 metri quadrati; sono stati venduti tutti i biglietti in poche ore per la serata di apertura del 6 aprile, conIl re leoneeParasitein proiezione. Insomma, un po’ ovunque ci si riflette e ci si prova. Per il bene dell’industria dei film e per noi stessi, per viverli meglio. Per viverli a pieno o quasi. Una sorta di tuffo nel passato per goderci il domani. Per tornare ad essere dei privilegiati della settima arte. Dall’interno delle nostre autovetture, uno davanti e uno sui sedili posteriori. Non canteremo “Sandy” come John Travolta inGreasepasseggiando tra le cadillac. Non ci abbufferemo di sandwich e patatine, programmando la serata come i ragazzi diAmerican Graffitidavanti al Mels. Semplicemente usciremo e torneremo ad essere spettatori. Per un po’ andrà bene così. Perché intendiamoci, guardare i film da casa è un’altra cosa. Meglio in macchina, tutti insieme. Distanti ma vicini.