IL DITO E LA LUNA, NELLA VICENDA DI PALERMO

Nella storia della professoressa di Palermo, nella più scadente delle metafore l’opinione dei ragazzi che hanno accostato il decreto Salvini alle leggi razziali è il dito – e la sospensione della professoressa è la luna. Il punto, invece, è: è normale che si attivino procedure che prevedono l’intervento della polizia a scuola per verificare opinioni – o anche che tre più due faccia cinque? Se nel 1999 uno studente avesse paragonato il presidente del consiglio D’Alema, magari per l’intervento in Kosovo, al dittatore sanguinario Stalin o a Hitler, fosse intervenuta la Digos e il Provveditorato avesse sanzionato il professore, quanti italiani l’avrebbero ritenuto “normale”, avrebbero ribaltato la questione sul pensiero degli studenti tacendo invece della censura? Qual è la merce di scambio per questa continua *normalizzazione* di comportamenti repressivi? In nome di che cosa stiamo rinunciando giorno dopo giorno a piccole porzioni di democrazia liberale?