IRRITATI ED IRRETITI DALL’ODORE DEL GREGGE

IRRITATI ED IRRETITI DALL’ODORE DEL GREGGE

Il direttore di una Tv locale preoccupata, storicamente ed accanitamente, della comunità Vicofaro, oggi ha offerto al territorio la propria visione ad una accoglienza che viene ritenuta inopportuna.Lo ha fatto in giorni in cui ci si sarebbe aspettati rilievo su ben altre questioni che affliggono il territorio.Lo si è fatto offrendo, nel corso del seguito telegiornale, parola al sindaco Tomasi che ormai, possiamo dire da anni combatte una crociata affinché Vicofaro chiuda, ma poi si trincera dentro un assurdo rifiuto a presenziare al tavolo che ha visto la partecipazione della Diocesi, delle istituzioni nazionali sul territorio, dei volontari di Vicofaro e don Massimo Biancalani. Oggi dunque, senza possibilità di replica, si è fatto, con un editoriale nel quale ci si è dichiarati irretiti per quel sistema di accoglienza,quel che è sembrato un ultimo appello al pugno duro nei confronti di quell’ospedale da campo che Vicofaro offre a tanti migranti, ai fantasmi che gravitano sulla Piana e non solo. Un editoriale dove certo non si è rammentato della totale gratuità e dell’impegno di volontariato puro e disinteressato ma dove si è tornati a toccare i temi cari del disagio al territorio ed alla città, di situazioni non più tollerabili, in un luogo dove la tolleranza ha avuto ben poca casa. Un editoriale nel quale non si è certo parlato del bene di quei giovani ospiti che altrimenti si ritroverebbero nelle strade, nelle piazze delle città della Piana, di Pistoia, di Prato e di Firenze.Un editoriale che velatamente ha indirizzato ad altre esperienze, ad altre comunità che scavando, solo un poco, di gratuito hanno spesso solo i nomi.E la voce autorevole è voluta dunque partire dalle radici di quel male. Da quel premio, sembrato fin dall’inizio eccessivo, da quella gita in piscina, irritante come irritante era parso la cosa subito anche a Salvini che qualcuno aveva avvertito in modo pronto. Nessuna parola del tavolo di lavoro che avrebbe dovuto affrontare le fragilità. Nessun ricordo di striscioni offensivi, di minacce velate ed esplicite, di banchini fatti nei giorni del Natale che mettono sotto accusa non un prete ma tutta la Chiesa, di colpi esplosi per gioco verso i migranti, nessuna parola sulle ispezioni e sul loro rigore, sulle indifferenze verso la realtà, di accanimenti ai quali si risponde ripetutamente con la gioia del sorriso.Nessuna parola sul completo disinteresse per una struttura che proprio al tempo del Covid 19 è messa sotto drammatica pressione per delle mancanze che emergono chiaramente e che nessuno vuol negare. Si è rammentato di valori, di gradualità, di metodo e perfino si è voluto scomodare Papa Francesco rammentando quel che ha fatto Lui, dimenticando, malgrado il libro in bella mostra nel servizio, cosa era stato chiesto alle Diocesi, alla Chiesa.Ma si è dimenticato i meriti riconosciuti nei confronti di un prete scomodo.Nessun rimando a quella Chiesa del grembiule, che si fa parte in causa, che odora del gregge. Forse la reprimenda è arrivata dimenticando che le invocate “simpatie” che andavo ricercate per far accettare i migranti al territorio, non tenevano troppo conto dei drammi delle storie, dei drammi di quei viaggi, dei drammi di quanti hanno sfruttato e sfruttano questi giovani. Certo non si può fare Accoglienza senza offrire diritti, come detto il Papa, ma altrettanto in modo certo la miopia non fa vedere quello che avviene in certi luoghi dove la vera bestialità ha preso il sopravvento sul senso Cristiano di umanità.Il pensiero corre a certi luoghi, alle baraccopoli presenti nel nostro stesso Paese, dove la dignità non ha casa e dove forse certo non si è mai messo piede. Così invocare che ci sia una “sbagliata accoglienza” è un grave limite che denota purtroppo di non aver compreso quello che Vicofaro è, ma soprattutto quello che non vuole essere.Occorre ribadire, per quello che ci sembra, sul fatto che questa esperienza è quella di un “pronto soccorso”, di un luogo di emergenza che nasce per le mancanze degli uomini e di leggi o anche per leggi messe in atto, quelle si, disumane, per niente gioiose e graduali.E come ogni pronto soccorso, come ogni ospedale da campo, questo luogo necessità di attenzioni ch’è evidente non ci sono state. Necessità di luoghi che poi siano parte di percorso più complesso ed inclusivo, dove il senso di corresponsabilità è davvero totale. Dispiace, certo, possa esserci un disagio che andrà pure curato e rispettato ma dispiace ancora di più che lo si strumentalizzi che se ne faccia strumento di consenso politico per coprire le incapacità a gestire il Bene Comune. Bisogna certo superarla questa cosa che “irrita” e disturba, innanzitutto guardando all’amministrazione di una città che di problemi ne ha ben tanti. Fa piacere vedere in bella mostra il volume “E gioia sia”, è segno di sensibilità potente, ma forse incompiuta.Ed ancora ed infine, non irrita, ma certo dispiace che ancora una volta sia venuta a mancare la capacità a conoscere quella stessa gioia negli sguardi, negli occhi di quei giovani scartati ma accolti nel nome di una Parola che non ha certo bisogno di schierarsi con nessuno se non con i poveri. L’odore del gregge disturba molto ed è quella stessa immagine che il Santo Padre ha usato più volte nel rammentare la gioia di stare con gli ultimi, nel farsi parte di loro e con loro Una questione che proprio al tempo della pandemia diventa più viva e richiama la Chiesa a maggiore responsabilità, altro che accuse e critiche Nel guardare alla figura di chi si impegna con doverosa critica ma con l’amore ed il sostegno di chi si fa al suo fianco