CAMPIONATO CON GARBO. CONTINUA L’ERA JUVENTUS, COMINCIA L’ERA MANCINI

Ora abbiamo visto davvero tutto, in questo pazzo campionato che volge al termine. Il Sassuolo già salvo che batte l’Inter davanti a 70 mila spettatori allibiti è un evento che nessuno poteva prevedere. Neppure le agenzie di scommesse, che alla vigilia quotavano 1 e 16 (cioè puntando un euro si sarebbero guadagnati 16 centesimi) la vittoria dei nerazzurri e 14 quella degli emiliani. Invece è successo, contrariamente a ogni logica e alle (pessime) consuetudini del nostro calcio. Il Sassuolo non si è scansato, ha giocato una partita vera, anche per smentire quei soloni che avevano parlato di pallottoliere per contare i gol dell’Inter, che con 6 gol avrebbe sistemato la differenza reti ora a vantaggio della Lazio. E così, come in un giallo degno di Hitchcock, il nome della quarta squadra che andrà in Champions League uscirà dal confronto diretto di domenica sera all’Olimpico. Perchè la Lazio ha fallito il primo match point, non andando oltre il pareggio a Crotone e mancando quella vittoria che avrebbe reso la sfida con l’Inter un’amichevole di lusso. Ora la squadra di Simone Inzaghi ha comunque il vantaggio di poter contare su due risultati su tre, ma è chiaro che in una partita che decide una stagione e gran parte della prossima, grazie agli introiti della fase a gironi della Champions League, può succedere davvero di tutto. La Lazio lo meriterebbe per il grande campionato che ha disputato e perchè affronterà la sfida decisiva senza giocatori chiave come Immobile, Parolo e Luis Alberto. Il problema, non di oggi, in casa biancoceleste è l’incognita della squadra che disputerebbe la più prestigiosa competizione europea per club: viste le abitudini della casa, è difficile che Lotito blindi i suoi giocatori migliori (Milinkovic Savic su tutti) e decida di potenziare l’organico. Più probabile – lo dice la storia recente, non è una polemica – che il presidente decida di monetizzare le plusvalenze e affidi al direttore sportivo Tare il compito di ricostruire una squadra con nuovi innesti e molte incognite. L’Inter meriterebbe la qualificazione alla Champions per il grande lavoro svolto da Spalletti e perchè probabilmente, al contrario della Lazio, la proprietà cinese investirebbe sui giocatori di qualità per completare una squadra capace di essere finalmente competitiva nella corsa allo scudetto. In realtà il primo tassello in casa nerazzurra è già stato messo: si chiama Stephan De Vrij, il difensore olandese in scadenza di contratto con la Lazio e prontamente ingaggiato dall’Inter a parametro zero. E’ curiosa la sua posizione: si troverà a giocare (ammesso che giochi) contro il suo futuro e forse Inzaghi sta pensando seriamente di non schierarlo per lo spareggio Champions. Il problema è sottile: De Vrij avrà interesse a dare tutto per portare nell’Europa che conta la Lazio o l’Inter ? In discussione non è la sua professionalità, ma piuttosto l’opportunità, il rischio di sospetti imbarazzanti. Non osiamo pensare a cosa succederebbe se l’olandese provocasse un calcio di rigore a favore dei nerazzurri, oppure sbagliasse un intervento decisivo trasformato in gol da Icardi, suo nuovo compagno il prossimo anno. Si scatenerebbe una caccia alle streghe di proporzioni colossali. Per questo, forse, sarebbe meglio se De Vrij assistesse dalla panchina alla sfida tra il suo passato e il suo futuro prossimo. La Juventus festeggia all’Olimpico il suo settimo scudetto consecutivo con un pareggio contro la Roma che era il risultato più scontato della giornata. Ora bisognerà attendere per capire se Allegri deciderà di rimanere per il quinto anno di fila sulla panchina dei bianconeri. Tutto dipenderà dalla voglia del tecnico livornese di riaprire un nuovo ciclo e da quello che chiederà alla società in termini di acquisti per rimanere competitivi e tentare nuovamente l’assalto alla Champions League. Al di là delle perplessità degli esteti, secondo cui la sua Juventus gioca peggio di come dovrebbe fare, dato l’organico che ha a disposizione, Allegri rimane uno dei migliori allenatori del mondo. Per queste ragioni: è bravissimo a gestire lo spogliatoio e i campioni, non guarda in faccia nessuno quando si tratta di mandare in panchina un nome illustre. Non si fa mai prendere dall’entusiasmo quando le cose vanno bene, né dal panico quando vanno male. E’ sempre lucido nell’analisi della situazione e nel trovare i rimedi adatti. Sa leggere le partite come pochi, non a caso riesce spesso a risolverle con cambi azzeccati. Fossimo nella Juventus, faremmo di tutto per tenercelo stretto. Fossimo in Allegri, cambieremmo aria, perchè un ciclo come questo con 4 scudetti e 4 Coppe Italia consecutive è probabilmente irripetibile. Una nota stonata nella notte dei festeggiamenti juventini: Chiellini poteva evitare di dire in diretta alla Domenica Sportiva che la Juve ha vinto 36 scudetti e bene ha fatto il collega Riccardo Cucchi che sono 34. I due revocati dalla giustizia sportiva in seguito allo scandalo di Calciopoli sono una vergogna, non un trofeo da esibire. Il Napoli ottiene il record di punti nella sua storia, ma rimane con un pugno di mosche in mano. Resta l’ottimo calcio esibito per gran parte della stagione, ma alla fine ha pagato l’inferiorità di un organico che ha offerto a Sarri meno alternative di quelle a disposizione di Allegri. E’ un patrimonio che sarebbe un peccato disperdere, ma ormai è chiaro che in Napoli dovrà riaprire un ciclo perchè molti giocatori se ne vogliono andare e, soprattutto, perchè se ne vuole andare Sarri, l’uomo che ha costruito pezzo per pezzo questo splendido giocattolo. Il futuro è nelle mani del presidente De Laurentiis, che sceglierà un nuovo allenatore in grado di ripercorrere la strada indicata dal tecnico toscano. Eccellente anche la stagione della Roma, vicinissima al terzo posto e comunque già qualificata per la prossima Champions League, dove è stata grande protagonista in questa stagione con una straordinaria semifinale, raggiunta eliminando il Barcellona. Bravissimo Di Francesco, che ha dimostrato doti tecniche e umane da grande allenatore. Era una scommessa, è diventato una certezza. La nuova Roma riparte da lui e da una squadra che sta acquisendo una mentalità vincente. Se la società lavorerà bene sul mercato, consegnando al tecnico i giocatori richiesti, la Roma può essere una delle grandi favorite nella corsa al prossimo scudetto. Tutto chiaro, o quasi, in Europa League, col Milan già sicuro e l’Atalanta in attesa delle certezza aritmetica. In zona salvezza vittorie forse decisive per Udinese e Chievo, mentre l’ultimo posto che porta in B sembra una questione tra Crotone, Spal e Cagliari. Ma, coi tempi che corrono, è meglio non dare nulla per scontato. E’ imminente l’annuncio di Roberto Mancini come nuovo Commissario Tecnico della Nazionale. E’ una scelta di ripiego, dopo il rifiuto di Ancelotti, dovuto non tanto a motivazioni economiche, quanto ai dubbi sul futuro della Federazione e quindi della soluzione dei problemi del calcio italiano. E’ una scelta di facciata, che naturalmente non restituisce credibilità al nostro movimento calcistico, attraversato da mille e variegate problematiche. E’ una scelta “furba”, perchè Mancini gode di un’immagine superiore ai suoi meriti effettivi. Ha vinto all’Inter grazie al disfacimento della Juventus, spedita in B da Calciopoli, si è ripetuto al Manchester City, poi ha fallito al Galatasaray, alla seconda avventura all’Inter, allo Zenith San Pietroburgo, dove ha avuto a disposizione un budget consistente con risultati modestissimi. Allo Zenith negli ultimi anni hanno vinto tutti, non Mancini, che non è riuscito ad arrivare oltre il quinto posto. In tutti i club da cui se n’è andato, il tecnico di Jesi ha lasciato macerie e pochissimi rimpianti. Ci auguriamo che il Mancini selezionatore sia migliore del Mancini allenatore di club, dove ha avuto sempre a disposizone delle corazzate. Del resto ha un vantaggio non da poco: è pressochè impossibile fare peggio del suo predecessore Giampiero Ventura. Per questo merita un sincero in bocca al lupo.