MA SÌ CHE PUOI ANDARE IN CHIESA

Vescovi infuriati, Salvini che come suo solito esce fuori dai gangheri (Dio ce ne scampi, se al governo oggi ci fosse lui), quotidiani come Repubblica firmata dal nuovo direttore Maurizio Molinari che raccolgono in apertura di giornale il risentimento della Chiesa. Poi vai a leggere l’articolo 1 comma “i” del decreto del governo, e vedi che in chiesa si può andare, ovviamente con delle precauzioni: “l’apertura dei luoghi di culto è condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tale da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare tra loro la distanza di almeno un metro”. Quindi, datevi da fare parroci, rabbini e imam: organizzate un servizio che garantisca ingressi e distanze di sicurezza. Certo, per ora si può soltanto entrare e andare a pregare, perché le cerimonie religiose sono sospese, come è scritto nel passo successivo della bozza di decreto. Si poteva decidere diversamente e ammettere anche le messe, così come si è fatto per i musei? Difficile dirlo. Intanto, e più banalmente, nei musei si possono più agevolmente adottare misure di distanziamento, con tornelli, ingressi contingentati in ciascuna sala, tempi brevi di sosta davanti a ciascuna opera ecc. Ma soprattutto, come mi suggerisce Roberto Seghetti, c’è il problema della comunione, con il passaggio manuale dell’ostia. E’ possibile una messa in cui a fare la comunione sia soltanto il prete che officia? Cosa propone su questo la Conferenza episcopale italiana? Resta il fatto che il no alle messe può ridare alle opposizioni, che parevano sottoposte a respirazione artificiale, una momentanea e insperata ossigenazione. E se Palazzo Chigi adesso si mette a studiare delle soluzioni, può essere comunque accusato di non avere una visione complessiva e strategica. Una piccola soddisfazione personale e di tanti altri che la pensano come me. Nel testo del decreto adesso si parla in più occasioni di “distanza di sicurezza” al posto degli orrendi “distanza sociale” e “distanziamento sociale”.