PEDOFILIA, NESSUNA CURA SE NON SI ASCOLTANO I BAMBINI ABUSATI

PEDOFILIA, NESSUNA CURA SE NON SI ASCOLTANO I BAMBINI ABUSATI

DI CLAUDIA SABA“Molto male ci viene dai nostri recessi, moltissimo dai nostri congiunti che non hanno saputo o voluto guardare in faccia la realtà”, lo ha scritto ieri Mariano Sabatini sulla sua pagina facebook.Sono molti i mali che arrivano dall’adolescenza.La pedofilia è uno di questi.Il grido silenzioso di un bambino abusato, è difficile da ascoltare e molto spesso si preferisce ignorare piuttosto che affrontare.I numeri del fenomeno sono drammatici.Nel mondo e nel nostro paesei casi continuano ad aumentare.La maggior parte delle vittime di abuso ha meno di 10 anni.Il 26% è compreso nella fascia di età che va da 11 a 14 anni.Il 74% delle vittime sono bambine e nella metà dei casi il responsabile e’ un membro della famiglia.Ieri nella Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia si è data voce al silenzio di chi subisce.Dare voce ai minori abusati è fondamentale.Molte volte “i nostri congiunti” … “non hanno saputo o voluto guardare in faccia la realtà”.Perché affrontare vuol dire assumersi delle responsabilità, ammettere le proprie fragilità, fare i conti con se stessi.Non aver avuto abbastanza coraggio di “guardare in faccia la realtà”.Ma un bambino non ascoltato sarà un adulto inconsapevole se non tornerà dentro l’inferno in cui è cresciuto.Per curare, comprendere e prendere per mano il bambino che è stato.“Adulto è colui che ha curato le ferite della propria infanzia, riaprendole per vedere se ci sono cancrene in atto, guardandole in faccia, non nascondendo il bambino ferito che è stato, ma rispettandolo profondamente riconoscendone la verità dei sentimenti passati, che se non ascoltati diventano, presenti, futuri, eterni.Chi da bambino è stato umiliato, chi ha pensato di non esser stato amato abbastanza, chi ha vissuto l’abbandono e ne rivive costantemente la paura, chi ha incontrato la rabbia e la violenza, chi si è sentito eccessivamente responsabilizzato, chi ha urlato senza voce, chi la voce ce l’aveva ma non c’era nessuno con orecchie per sentire, chi ha atteso invano mani, chi le mani le ha temute.Per tutti questi “chi”, se non c’è stato un momento di profonda rielaborazione, se non si è avuto ancora il coraggio di accettare il dolore vissuto, se non si è pronti per dire addio a quel bambino, allora “l’adultità” è un’illusione…Ciò che separa il bambino dall’adulto, è la consapevolezza.Ciò che rimane dopo che il dolore è uscito è amore, empatia, accettazione e leggerezza.Non si giunge alla felicità attraverso la menzogna.Non si può fingere di non aver vissuto la propria infanzia.Non si può essere adulti se nessuno ha visto il bambino che siamo stati, noi per primi”, scrive Janusz Korczak.“Lui è stato un pedagogista, scrittore e medico polacco. Questo è un testo che andrebbe mandato a memoria, e comunque letto e riletto”, aggiunge Mariano Sabatini.Non si può essere adulti consapevoli, seprima non si abbraccia, non si accetta e non si ama il bambino dentro di noi.