CINQUE PROPOSTE PER I RIONI POPOLARI

Ragioniamoci e discutiamoneCINQUE PROPOSTE PER I RIONI POPOLARIOrmai i quartieri italiani sono tra i meno vivibili d’Europa Premessa: i quartieri popolari in Italia – in specie nella grandi aree metropolitane – stanno diventando sempre più problematici. Non sono mai stati così degradati, tra i peggiori a livello europeo. Raramente esistono politiche d’integrazione economico-sociali, tutto è affidato alla casualità e all’emergenza, la loro situazione non potrà che peggiorare.Nello stesso tempo, non si può pretendere di governare i quartieri popolari, in specie quelli più problematici, senza spendere un Euro e non si può pretendere che la spesa sia interamente a carico dei Comuni, come avviene. Occorre l’ausilio di fondi regionali, statali ed europei. Oggi nessuno contribuisce, per questo non esistono politche d’integrazione. 1. Censimento NAZIONALE dei quartieri e dei caseggiati problematici rilevato dalle segnalazioni delle Prefetture, delle Regioni e dei Comuni. Classificazione degli stessi a seconda delle tipologie abitative, del loro stato strutturale e delle dinamiche sociali, delle componenti immigratorie. I Comuni sono spesso inadeguati a intervenire, di fronte a situazioni ormai divenute molto complesse. Ministro degli Interni. 2. Obbligo di mantenere le portinerie aperte con custodi residenti per ognuno dei numeri civici, in modo che vi sia una sorta di presidio h24, com’è sempre stato, fin dalla nascita dei quartieri popolari nei primi anni del Novecento e per tutto il secolo. Questa volta però occorre un adeguato collegamento con la polizia locale, anche per segnalare eventuai minacce nei confronti dei custodi, come spesso accade. Prefetture. 3. La situazione dei quartieri popolari si è a tal punto aggravata da rendere insufficiente la reintroduzione delle portinerie, stoltamente soppresse. Occorre l’intervento aggiuntivo di un ufficio permanente di mediazione culturale e sociale del quartiere, con l’incarico specifico di integrare le varie componenti immigratorie fra loro e con la popolazione di origine italiana, spesso composta da pensionati e invalidi, allo scopo di promuovere forme di reciproca mutualità. Occorre conoscere singolarmente il quartiere famiglia per famiglia, assegnatario per assegnatario, anche gli eventuali abusivi, con l’unico scopo di accertarne le condizioni di salute ed economiche e di ricevere le eventuali lamentele. Un lavoro delicato da effettuare senza invadere la privacy. Comune. 4. Istituzione della figura degli educatori itineranti, con il compito di percorrere in gruppo il quartiere, conoscere a farsi carico dell’intrattenimento dei minori nei cortili e nei giardini pubblici, oggi in genere abbandonati a loro stessi dalla mattina alla sera. Comune. 5. Salvaguardia dell’identità storica del quartiere, delle sue preesistenze nel territorio circostante, dei borghi antichi più prossimi, del loro contenuto artistico, studio del verde e delle aree agricole residue, assegnazione di terreni ad orti, agricoltura urbana. Gran parte dei quartieri popolari, infatti, sono periferici. Regione e Comune.