MENO PEGGIO O LUNGA MARCIA? POTERE AL POPOLO

Ormai ci siamo, Speranze e apprensioni s’infittiscono e si accavallano. Ce la farà Potere al Popolo? Che superi la soglia elettoraleo meno, continuerà quest’avventata avventura? Anche se non credo sfugga che raggiungere il quorum aiuterebbe moltissimo: sarebbe un inizio entusiasmante. E siamo qui, con animosa e impaziente tensione, a batterci e sbatterci perché ciò accada.Non sarà facile, lo sappiamo. Soprattutto per quella dannata riserva mentale che attraversa le inquietudini di chi con naturalezza ci voterebbe, ma indugia ed esita perché teme così di favorire altri, lontani o vicini che siano. E’ la sindrome del voto utile, che morde e attanaglia le coscienze, anche le più inclini ad apprezzarci. Ci sono ragioni vere in questo dubbio tormentoso: non si possono negare. E non è sufficiente superarlo rivendicando libere scelte e principi democratici, che pure hanno un senso sostanziale e profondo, ma rischiano di diradarsi sotto l’urto dell’opaco realismo politico.Ma la scelta non è solo votare chi costituisce il male minore o chi si sente più affine. La scelta è se rassegnarsi al qui e ora, ritenendo l’attuale conformazione politica, ancorché deteriore e opprimente, l’unica possibile a essere agita, o se investire su una prospettiva di rinascita di una sinistra nuova, con cui progressivamente lottare e incidere per cambiare le condizioni generali. Le due opzioni sono inconciliabili. O ci si accontenta e ci si accuccia, o si decide di progettare e sviluppare un’alternativa. O di meno peggio in meno peggio fino al più peggiore (scusate la stridente sgrammaticatura), o s’inverte radicalmente la direzione per incamminarsi in una lunga marcia (scusate l’impudica citazione).