ANCHE GIORGETTI SI È STANCATO DI SALVINI

ANCHE GIORGETTI SI È STANCATO DI SALVINI

Giancarlo Giorgetti, l’unico che pensa in questogoverno, quando borbotta ce l’ha conLuigi Di Maioo conMatteo Salvini? Tutti sembrano dare credito alla suainsoddisfazioneverso i5 stelleche in effetti sonoinsopportabilie nel loro insieme incompetenti. Piacciono solo aPier Luigi Bersani, tenace nei suoi affetti. Giorgetti visibilmente non li sopportae soprattutto non sopportaGiuseppe Conte, personaggio dandy meridionale che, con un accento inventato che deve mascherare la “calata” foggiana, dice cose che non stanno né in cielo né in terra, come quando ha immaginato unfuturo radioso per il Paese. Giorgetti vede arrivare invece la grandine. Il potentissimo uomo di governo leghista è solo la punta dell’iceberg di una insoddisfazione che ha preso quasi per intero lostato maggiore nordistaa cominciare da personaggi comeLuca Zaia, che studia da premier, per tacere del defilatoRoberto Maroni. MaGiancarlo Giorgetti, l’unico che pensa in questogoverno, quando borbotta ce l’ha conLuigi Di Maioo conMatteo Salvini? Tutti sembrano dare credito alla suainsoddisfazioneverso i5 stelleche in effetti sonoinsopportabilie nel loro insieme incompetenti. Piacciono solo aPier Luigi Bersani, tenace nei suoi affetti. Giorgetti visibilmente non li sopportae soprattutto non sopportaGiuseppe Conte, personaggio dandy meridionale che, con un accento inventato che deve mascherare la “calata” foggiana, dice cose che non stanno né in cielo né in terra, come quando ha immaginato unfuturo radioso per il Paese. Giorgetti vede arrivare invece la grandine. Il potentissimo uomo di governo leghista è solo la punta dell’iceberg di una insoddisfazione che ha preso quasi per intero lostato maggiore nordistaa cominciare da personaggi comeLuca Zaia, che studia da premier, per tacere del defilatoRoberto Maroni. Tutti questi mal sopportano ilprotagonismodi Salvini per due ragioni. La prima perché sanno che Salvini è di cartapesta, tutto chiacchiere e tabacchiere di legno, in secondo luogo perché lo spostamento verso ladestra estremache porterà nuovi voti allaLegaprodurrà almeno due fenomeni concatenanti: ne diluirà l’anima nordista e renderà impossibile un governo che non sia una nuova alleanza con Di Maio e gli altri scappati di casa della covataCasaleggio. Ecco allora ilsospettoche Giorgetti, che conosce le aziende, che parla con gliimprenditori, che ha l’orecchio aiterritori, lancia l’allarme sparando su Conte e Di Maio, cioè sugli uccellini, per fermare il volo del suo ingombrante capo, cioè Salvini. C’è una parte della Lega – che non è mai stata un costola della sinistra, tanto meno lo sono i 5 stelle – che tuttavia è stata, e ancora è, espressione di unpotere localediffuso e di un sentimento nordista che spazia dall’autonomismofino allaxenofobiama che non si regge solo suldato emotivo(coma accade all’elettorato grillino), ma bada al sodo, vuole cioè governi che facciano lavorare leaziendee soprattutto le aziendine, vuole un governo che faccia igrandi lavori, e fra questi ilTav. Sia Salvini sia Di Maio sono incapaci di prefigurare questi scenari. Un po’ per la loro storia personale. Ci sono persone che non hanno mai lavorato le quali conoscono ilmondo del lavoro. Loro due no. Di Maio era un “figlio di famiglia”,Salvini il garzone dei vecchi capi leghisti. Il tema lavoro è sempre stato unanoiosa litaniadei vecchi che loro ascoltavano mentre erano lì a mandarsi messaggi suisocial. Di Maio è lontano da unaprospettiva produttivisticaperché culturalmente è prigioniero del tardo ambientalismo grillino. Salvini perché sa fare solo lacaccia all’uomo. Se gli togliete lapreda umanada inseguire, cacciare, far sparare, alministero degli Interninon andrebbe neppure quei 17 giorni l’anno. La differenza fra i due è questa: Di Maio non dirige il suoministero. Salvini ha dato voce a una corrente di alti funzionari dipolizia reazionariche gli chiedonomisure di ordine pubblicomolto pericolose e gode dello scarso coraggio del vertice del Viminale che gli permette sia le pagliacciate – per esempio le felpe – sia le richieste di colpire chi contesta il ministro degli Interni. Qui ilcapo dello Statodovrebbe metterci un occhio. La polizia è unbene comune, non può diventare reparto armato di un partito. Oggi questo rischio c’è. Torniamo a Giorgetti. Il Giancarlo non può dire che Salvini è una pippa,che farà la fine diMatteo Renzi, ma qualche volta glielo ricorda, può semplicemente sfasciargli il giocattolino. Senza quel pupazzetto di Di Maio, Salvini va per birrerie. E lì, al terzo boccale, potrà raccontare, fiero di sé, di quella volta che tenne in balia delmarealcune centinaia di “negri”.